6. pennelli e fiori

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«Come ti chiami piccola?» chiesi ad una bambina venuta a carcare dei fiori vicino alla panchina del parco in cui mi trovavo.

Lei alzò il volto verso il mio, aveva due bellissimi occhi azzurri, chiari e vivaci. Si tirò indietro i capelli scuri con la piccola mano, mentre con l'altra stringeva un gruppo di margherite.

«Mi chiamo Gemma.» sussurrò con voce piccola e melodiosa.

«Gemma, hai un nome davvero bello.» affermai.

«tu come ti chiami?»

«Io mi chiamo Charlotte, ma questo è un segreto. Cosa ci fai con tutte quelle margherite? Ti piacciono i fiori?» le chiesi curiosa.

«Le raccolgo così poi insieme alla mamma faccio una coroncina di fiori.» rispose indicandomi la madre.

«Sembra divertente.» le sorrisi.

«Lo è! Le hai mai fatte con la tua mamma?» chiese con spensieratezza ed innocenza.

«Forse quand'ero piccola. Ora non le faccio più, mi sono anche scordata come si fanno, a dire il vero.» le risposi.

«Non puoi chiedere alla tua mamma di fare le coroncine di nuovo insieme? Così te lo ricordi.» mi suggerì.

Le sorrisi ma non feci in tempo a parlare che una voce ci distrasse.

«Gemma! Quante volte ti ho detto di non infastidire la gente al parco!» la rimproverò la madre.

«scusala, a lei piace sempre disturbare chiunque trovi.» disse mortificata prendendo la bambina per mano.

«Oh, no no. Sono stata io a parlarle per prima.» le dissi.

«Mamma, andiamo a prendere un gelato?» chiese Gemma.

«Sì ora te lo compro. Saluta prima questa ragazza.» disse alla figlia.

Gemma si aggrappò al vestito della madre e sventolò la mano con racchiuse le margherite. «vado a prendere il gelato e poi faccio la coroncina!»

«Va bene piccola. Buon divertimento!» mi avvicinai a lei chinandomi per accarezzarle i capelli.

Così, madre e figlia, si diressero poco più in là ad un bar lì accanto e io ripensai al discorso fatto poco prima con la bambina.

Per ricordarmi come facevo le coroncine da piccola mi sarebbe bastato rifarle con mia madre.
E sarebbe sensata e normale la cosa se non fosse stato per il fatto che, insieme alle corone di fiori, oramai mi ero scordata pure il viso della madre che era assente da quando avevo dieci anni e che quindi non avrei potuto incontrare. Magari per passare del tempo insieme, sedute su di un prato a chiacchierare di ricordi condivisi.
Se ancora ricordavo qualche tratto del viso di mia madre era perchè da piccola ero solita guardarla alla televisione dopo le gare di pattinaggio a cui aveva partecipato e vinto.

Così mi misi a pensare, ad afferrare e stringere i piccoli ricordi e a cercare di non farene a mia madre di una colpa per il suo abbandono.
Mio padre aveva sempre sostenuto che Lauren, sua moglie, non mi somigliasse solo per l'aspetto esteriore ma anche caratterialmente.

Appartenenti a nessuno noi corriamo alla disperata ricerca di libertà.

Siamo delle velociste, questo è sicuro. Gareggiamo contro noi stesse e la voglia che ci spinge a rimanere con chi amiamo ma puntualmente rimaniamo sconfitte e allo stesso tempo siamo le vincitrici della libertà che ci illudiamo di possedere. Facciamo male agli altri e più di tutti a noi stesse.

Persa nei miei pensieri mi accorsi dopo dell'arrivo della mia piccola amica che nelle mani stringeva la famigerata corona.

«Tieni, te la regalo!» mi porse il dono.

Never YoursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora