22. occhi furbi

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Ero con Eileen quel giorno” pensai ingurgitando del caffè senza zucchero che poteva benissimo essere scambiata per acqua sporca per quanto disgustoso. Ad ogni sorso il mio stomaco implorava pietà. Eppure non me ne curai e continuai a bere, quel caffè era capace di silenziare la poca fame che provavo e questo era tutto ciò che al momento volevo.

Ero pesante. Troppo piena di pensieri e mandare giù un boccone di cibo mi avrebbe fatta stare male.

Continuai a pensare con gli occhi puntati alla parete blu, rincorrendo ricordi lontani che la conversazione con Eily aveva portato a galla. Più specificatamente; il giorno in cui incontrai Simon.

«Charlotte, no. Io questa strada non la voglio fare» si impuntò Eileen.

Sbuffai spazientita.

«Questa è la via più corta per arrivare a casa e io oggi, dopo la corsa di motoria all'ultima ora, non ho le forze di fare la strada lunga solo perché hai paura di un paio di ragazzini che fanno i gradassi. Minano il territorio perché non vogliono che la gente scopri quanto siano stupidi. Noi che già lo sappiamo passiamo senza problemi.» Le spiegai continuando a camminare a passo svelto verso quella strada con una trotterellante Eily a fianco che cercava di stare al mio passo.

E poi, per giunta, quel giorno avrei dovuto anche ripetere gli ultimi tre paragrafi del capitolo di storia a pagina ottocentosettantacinque, già sottolineati e ripetuti quattro volte. Eppure non bastava, sapevo che il professor Smith non sarebbe stato soddisfatto nemmeno a ripetergli l'intero libro a memoria. Per questo giorni prima mi ero recata in biblioteca ed avevo preso due libri di approfondimento riguardanti l'argomento che avevo studiato. Dovevo finire di leggere l'ultimo capitolo di un libro, farne la sintesi e ripetere tutto quanto. Avevo ancora molto da fare e non potevo perdere tempo.

«Lottie, non hai sentito ciò che dicono? Quelli sono dei pazzi, li chiamano "i drogati della panchina" e se li fai innervosire finisce sempre male, Judicael Jane del quinto anno, quello alto che fa rugby, ha sfidato a parole uno di quei tizi ed il giorno dopo è venuto a scuola con la faccia, gambe e braccia piena di ematomi» disse con tono preoccupato guardando a destra e a sinistra per controllare che fossimo sole.

«Allora torna indietro e fai la strada lunga da sola»

«E lasciare te qui da sola? Non lo farei mai!» le sue parole mi fecero sorridere.

Mi fermai e misi la mano tra i suoi ricci, facendoli scompigliare ancora di più noncurante delle sue proteste.

Mi abbassai e le scoccai un bacio sulla guancia.

«Questi capelli dovresti proprio tagliarli. Il ruolo da leone non ti si addice, tagliandoli corti i tuoi occhioni verdi si noterebbero di più» la presi a braccetto tenendola stretta a me.

Dopo un paio di passi la sentì irriggidire.

«Charlotte,» mi scosse senza distogliere lo sguardo da avanti «sono lì».

Girai il volto puntando gli occhi verso quei ragazzi. Sentivo la stretta di Eily farsi sempre più forte.

«Rilassati,» mi avvicinai al suo orecchio «ci sono qua io».

Percorsimo la strada davanti ai loro occhi, stavo giusto per sentire Eily sospirare dal sollievo quando uno di quelli tirò un fischio, mozzando il respiro alla mia amica che ora si ritrovava a stritolare il mio polso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 07, 2017 ⏰

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