Prologo

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Un nodo allo stomaco, un dolore forte al petto, le lacrime che mi irrigano il viso, un vuoto dentro che mi toglie quel poco fiato che mi rimane, le mani che tremano a causa della sua assenza. Non avrei mai immaginato andasse a finire così, pensavo che lui ci tenesse a me che lui lottasse per noi e invece no, lui se ne era andato e forse questa volta per sempre. La sua distanza mi faceva così male, da sentirmi quasi morire. Era possibile che una sola persona riuscisse a farti provare delle sensazioni uniche? Era possibile che una semplice persone si impossessasse del tuo cuore, senza neanche un preavviso?
E bene sì, a me era successo proprio così, lui era entrato nella mia vita in quel veberdì di maggio e non ne era più voluto uscire, almeno fino a quel momento. Era bastato solo uno sguardo per capire che di lui non ne avrei mai avuto abbastanza. Eppure forse adesso avrei dovuto lasciarlo andare per sempre.
Il cuore ormai mi batteva in gola e nonostante la poca luce di fine novembre, io davanti a me vedevo tutto fosco. Neppure il rumore delle auto riuscivo a distinguere a causa delle lacrime.
Ero distrutta, demoralizzata e non avevo la minima idea di cosa fare, camminavo per  Trieste cercando di trovare qualcosa, un singolo oggetto, gesto o persona che mi facesse trovare una soluzione. La pineta era deserta così come la mia mente, non riuscivo a ragionare, avevo lasciato prendere le mie emozioni al sopravvento ma io lo sapevo che sarebbe andata a finire così, glielo avevo detto eppure loro mi avevano incitata a continuare, a lottare per lui e credere nei miei sentimenti, mi avevano detto di lasciarmi andare almeno una volta nella mia vita, di rischiare, di giocarmi tutte le carte perché per lui ne valeva davvero la pena. La cosa triste è che io mi ero fatta pure convincere, ci avevo creduto in quelle parole, avevo lottato per lui, per noi. Ed era stato proprio quello il mio sbagliato, adesso lui se ne era andato ed io mi ritrovavo lì sola, con un cuore fracassato e gli occhi gonfi da tutte le lacrime riversate in quei giorni.
L'arietta fredda di novembre mi accarezzava il viso e le onde del mare mi cullavano lentamente, il sole ormai già al punto del tramonto così proprio come i miei sogni nel crederci nel vero amore.
Io lo sapevo, lo sapevo che non dovevo fidarmi, non dovevo affezionarmi perché io non sono la scelta finale, no, io sono solo il divertimento, l'amica, insomma niente di così speciale.
Non ho un fisico mozza fiato, non sono quella ragazza che notate in mezzo alla folla, non sono una specie modella, sono una ragazza semplice dalla giuste curve, non sono magra come uno stuzzichino ma neppure grassa. Non  sono come mia sorella, lei si che ha un corpo da fare invidia alla stessa megan Fox, Ludovica è perfetta, non ha neppure una traccia di cellulite, ha tutte le curve in modo perfetto, impeccabile, la stessa Venere in persona ne sarebbe invidiosa, con quei suoi capelli color cioccolato con sfumature di mogano ondulati che le ricadono sulle spalle e quegli occhi marrone scuro, riuscirebbe a far perdere la testa a chiunque. Io? Il suo esatto opposto, i miei capelli castano chiaro senza forma, senza tono se ne stanno lì, lisci lungo le spalle, l'unica cosa in cui batto Ludovica sono i miei occhi che hanno lo stesso colore del mare, come diceva mia nonna. Io sono una sfigata, lei una dea ma dei consigli utili dati i vinco a mani basse, perché se non l'avessi ascoltata  non sarei stata lì a piangermi addosso per un ragazzo che si era volatilizzato  via nell'aria.
L'ultimo raggio di sole mi penetra negli occhi prima di tramontare così come la mia speranza di guarire da questo interminabile dolore.
Ok ero davvero in condizioni misere addirittura una coppia di vecchietti felicemente sposati mi si avvicinò chiedendo se stavo bene, mi limitai ad annuire in modo poco convito, avevo gli occhi lucidi, le labbra mi tremavano. La signora dai capelli biondo chiaro quasi bianchi mi appoggiò una mano sulla spalla la guardai negli occhi e potei leggere tutta la pena che provava per me. Davvero! ero veramente un caso perso? Le sorrisi non sapendo che altro fare, stavo morendo dentro, ogni minuto, ogni secondo che passava sentivo il mio cuore perdere un battito. Il mio cuore? Che ridicola ormai quello non apparteneva più a me, era suo ma del resto com'era sempre stato.
-" Cara ti serve un aiuto? Hai perso qualcuno? Ti aiutiamo noi" Il signore seduto accanto a me mi fece sussultare. Se avevo perso qualcuno? Assolutamente sì, se potevano aiutarmi? Assolutamente no. Nessuno poteva. Penso che se David Gandy in persona fosse venuto la e mi avesse detto di seguirlo, non avrei avuto nessuna reazione e questo sì, sì che era molto grave.
Avevo perso tutto, tutta me stessa. Questa volta sapevo di non farcela, questa volta  sarei dovuta andare forse in un ospedale psichiatrico, forse ero sul serio un caso perso.
-"No va tutto bene" gli risposi tra un singhiozzo e l'altro, gli sorrisi dolcemente come uno nipote al proprio nonno.
-" Sicura cara?" Mi chiese la signora accanto all'uomo.
Cavolo erano davvero preoccupati e neppure mi conoscevano, voleva dire che ero davvero messa male.
-"Si grazie mille"
I signori annuirono poco convinti, il signore baffuttello mi sorrise, mi accarezzò per l'ultima volta il braccio prima di alzarsi, prese la mano alla moglie e proseguirono il loro cammino. Erano quasi arrivati alla fontana della pineta, poi la donna dai capelli biondi tendenti al bianco si girò dalla mia parte.
-" Lo so cosa si prova tesoro, l'ho provato pure io ma guardaci siamo ancora qui... cara sei una ragazza pura lo si legge dai tuoi occhi, avrai il tuo finale da favola, credici!"
La signora mi sorrise prima di voltarsi e fu proprio lì che sentii qualcosa rompersi dentro di me, scoppiai nuovamente a piangere. Io non avrei mai avuto il mio lieto fine, mai con lui. Era finita, finita per sempre.

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