Cap 1

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Sei mesi prima

La sveglia mi rimbombò nelle orecchie interrompendo il mio finalmente ritrovato sonno, aprii lentamente gli occhi e un raggio di sole me li invase, mi rigirai nel letto cercando di capire dove mi trovassi. La porta della stanza si aprì e una figura sfocata entrò dentro, indossava una maglietta rossa e dei pantaloni neri, mi si avvicinò e si sedette lentamente sul letto cercando di non toccarmi le gambe, mi appoggiò delicatamente la mano sulla spalla e mi accarezzò.
-" Tesoro è ora di svegliarsi"
Girai lentamente la testa in direzione di quella maledetta radio sveglia che pochi minuti prima era suonata interrompendo il mio bellissimo sogno. Un sogno? Sembrava così reale. Mi trovavo in un locale affollato, la musica in piena e cocktail che volavano da una parte all'altra della sala, mi sentivo così confusa e frastornata, non capivo dove fossi, mi guardavo intorno cercando volti familiari ma niente, nessuno che conoscessi. Cercai di fammi largo tra i diversi ragazzi di età differente che ridevano e scherzavano. Mi sentivo così piccola, così invisibile, nessuno che mi degnasse di uno sguardo. Continuavo a fare slalon tra le diverse persone cercando di raggiungere la via d'uscita, mi sentivo mancare il respiro. Finalmente la vedevo, finalmente ero giunta alla porta, quando ero andata a finire contro un ragazzo, non lo riuscivo bene a vedere in faccia a causa della scarsa luce del locale, l'unica cosa che riuscì a vedere furono i suoi occhi marrone chiaro, erano bellissimi, poi illuminati dalla luce sembravano quasi brillare. Lui mi prese la mano e se la portò dritta al petto. Lo guardai confusa non capendo cosa volesse fare.
-" Tuo" mi sussurrò all'orecchio. Alzai la mia testa in modo da incontrare i suoi occhi.
-" Che cosa?" avevo sussurrato, ma lui non rispose, mi sorrise e poi una voce urlante mi aveva svegliato. Grazie sveglia, tu si che sei rovinare i bei sogni.
-" Su Bea alzati è ora di andare a scuola"
Ok io dico, non ho già la voglia di alzarmi poi tu mi dici che devo pure andare a scuola, ma io torno anche a dormire.
Mi stiracchiai le braccia e mi alzai a sedere sul letto, non potevo farcela, non avevo le forze per incominciare un'altra settimana di scuola ricca di verifiche dato che ormai mancavo giusto un mese o forse anche meno alla fine di quella pesante quarta liceo.
Mia madre mi tirò un colpetto sulla gamba, segno che dovevo alzarmi il prima possibile perché altrimenti avrei fatto tardi, poi uscì dalla porta lasciandomi da sola in quel letto che mi urlava di rimanere con lui.
Guardai l'ora che segnava la radio, 7.15, ok ero stra in ritardo, ma del resto come al solito. Scivolai fuori dalle coperte e presi i primi vestiti decenti che trovai nell'armadio, optai per un paio di jeans neri e una maglietta bianca a maniche corte, mi precipitai a far colazione e poi in bagno, ma con mia grandissima fortuna questo era già occupato da mia sorella Ludovica, che come ogni sacrosanta mattina ci impiegava mezz'ora per truccarsi. Aprii furiosamente la porta e presi lo spazzolino. Mia sorella si girò a guardarmi sorpresa, ma cosa pretendeva che aspettassi che sua maestà finisse i suoi comodi?
Lei mi guardò dall'alto al basso, mamma mia era perfetta, i boccoli le ricadevano delicatamente lungo la schiena accarezzandole dolcemente il viso e i suoi occhi erano contornati da un leggero tocco di mascara, la sua pelle era perfetta, nemmeno la traccia di un brufolo o di occhiaie. Indossava una maglietta bordeao che finiva ad altezza ombelico, il resto della pancia era coperto dai jeans a vita alta, le feci un sorriso di scuse e poi tornai a concentrarmi su di me, avevo ancora il segno del cuscino sulla faccia, due enormi occhiaie che spiccavano sotto i miei occhi e tutti i capelli scompigliati. Ok ero veramente un disastro e dopo mi chiedevo come mai mia sorella che fosse un anno più piccola avesse un ragazzo e io no, la risposta era facile: lei sembrava essere uscita da un settimanale di moda, io da un film dell'orrore.
Ormai sconfitta mi misi giusto un po' di mascara e mi pettinai i capelli poi troppo stanca per fare altro, ritornai in camera e mi butta sul letto.
-" Bea dobbiamo andare" mi disse Ludovica  strillando, camminava per la stanza cercando gli ultimi libri da sistemare nello zaino e si toccava nervosamente i capelli.
-"Simone mi sta aspettando, dai andiamo".
Simone, sempre e solo questo Simone, il suo punto fisso, per lei non esisteva altro. Beata lei, anche io avrei voluto avere una storia come la loro, bhe no dai non completamente come la loro, prima di tutto non avrei voluto avere un ragazzo come Simone, testardo, insensibile e scontroso o si faceva come volava lui o altrimenti niente. Durante quei due anni di relazione con mia sorella, lui l'aveva fatta più piangere che sorridere. Le aveva combinate di tutte e di più: le aveva detto che preferiva andar a giocare a calcio con gli amici piuttosto che vedere un film con lei, le aveva raccontato un sacco di bugie, l'aveva fatta sentire molte volte in colpa per cose che in realtà aveva fatto lui. Insomma un vero e proprio cretino, se fosse stato per me l'avrei già preso a calci un casino di volte, ma lei diceva di essere innamorata, di essere felice e se a lei andava bene così ero felice per lei anche se quel Simone mi dava veramente fastidio ma in fondo gli volevo anche io un po', ma dico un po di bene, inizialmente eravamo pure ottimi amici, lui stravedeva per Ludovica, poi con il tempo a causa di alcuni suoi amici era diventato così.
Presi lo zaino ed insieme a Ludo mi diressi verso la fermata dell'autobus dove ad attenderci c'erano Simone e Giulia, la migliore amica di mia sorella ma anche una mia grandissima amica. Dopo essersi conosciute ad un Open day della scuola eravamo diventate tutte e tre inseparabili. Giulia era diventata come una seconda sorella, era sempre a casa nostra, veniva a cena e a studiare da noi, sua madre certe volte la prendeva in giro dicendole che si era fatta adottare da noi ormai. Mi piaceva trascorrere il tempo con lei, era davvero una vera ragazza, una di quelle che ai giorni d'oggi si trovano raramente, Giulia era sincera, ti diceva le cose per come stavano, non si faceva problemi, lei non fingeva.
Mia sorella corse in braccio a Simone che la strinse tra le braccia e le diede un tenero bacio sulle labbra,  Giulia invece era rimasta appoggiata al muro con l'aria assonnata e ci aveva salutato con una voce rocca.
-" Ma cosa hai fatto sta notte hai preso il cuscino a pugni?"
Giulia si spostò con fatica dal muro per fermare l'autobus, che nel frattempo ci aveva raggiunto alla fermata.
-" Ho tentato di studiare italiano, perché oggi quella stronza della Martinelli mi interroga, per fortuna che oggi è venerdì, altrimenti non so come farei".
Tutti noi ci guardammo con aria esausta confermando la felicità di Giulia nel fatto che fosse Venerdì, era stata davvero una settimana pesante, piena di verifiche per fortuna era arrivato il week end perché altrimenti penso saremo morti tutti. Scendemmo  dal bus che ci aveva portato davanti a quel l'inferno, Ludo e Simone ci salutarono raggiungendo la loro classe mentre io e Giulia ci incamminammo lungo il corridoio che portava alla nostra classe. Stavo per varcare l'entrata dell'aula quando una ragazza con aria altezzosa mi venne incontro, Ginevra Valli ma chiamata da me e Giulia maglia a paiet poiché ad una festa di un nostro compagno di classe, Manuel, si era presentata con una maglia rosa fluo piena di paiet,  a noi ci aveva talmente tanto colpito quella maglia che l'avevamo incominciata a chiamare così, ovviamente in sua insaputa. 
Ginevra mi diede un forte colpa alla spalla facendomi sbattere sulla porta.
-" Ei" le dissi massaggiandomi il braccio, ma chi si credeva di essere sua maestà in persona? Ma ti prego neanche se mi fossi distesa per terra quella gallina da quattro soldi sarebbe stata al mio livello.
-" Scusa" alzò le spallucce come se niente fosse, mi guardava con un ghigno malefico teneva alzate quelle sopracciglia curate in un modo a dir poco perfetto, si scostò dalla spalla i suoi lunghi capelli castano chiaro simili ai miei mentre con quegli occhi tenebrosi mi guardava dall'alto in basso.
-" Potresti almeno sembrare dispiaciuta"
Maglia a paiet si avvicinò a me allargando di più quel suo perfido sorriso, ok se avesse fatto ancora un solo passo non so se mi sarei riuscita a trattenere. Non la sopportavo ma del resto non l'avevo mai sopportata fin dalla prima Ginevra Valli mi aveva puntata, non so perché, non so che cosa le avessi fatto ma lei fin dal primo giorno di scuola aveva tentato di rendere la mia vita impossibile dicendo a tutti che mi vergognavo a presentarmi per ciò che ero perché da piccola ero un'enorme palla di lardo e tutti mi prendevano in giro.
Non la potevo vedere, non potevo neppure sentire il suo nome.
-"Mi dispiace bella ma non è colpa mia se sei così insulsa da non notare la tua presenza".
La guardai malamente, se pensava che anche quest'anno di rendermi la vita impossibile si sbagliava. Stavo per controbattere quando lei mi bloccò con la mano azzittendomi.
-" Senti cara ho di meglio da fare, il mio ragazzo è appena tornato dalle Marche o dal Lazio non mi ricordo devo andare"
Wao veramente quoziente intellettivo pari a zero ma come si fa a non sapere se il suo ragazzo era andato o nelle Marche o in Lazio, sono due regioni completamente diverse, complimenti.
Mi voltai verso Giulia, la quale scuoteva ancora la testa incredula.
-" Io non ho parole per descrivere quella specie di oca" mi disse guardando maglia a paiet che se ne stava andando sculettando lungo il corridoio.
Me ne stavo andando in classe quando Giulia attirò la mia attenzione.
-" Quello è il suo ragazzo?"
Mi girai ad osservare la figura maschile che stava parlando con Ginevra, non si vedeva un gran che era girato di spalle e stava tenendo le mani infilate nei jeans, certo che sembrava che maglia a paiet lo stesse davvero seccando, tirò fuori la mano dalla tasca per portarsela ai capelli, Ginevra gli andò incontro pronta a baciarlo, lui la respinse e se ne andò nella sua classe. Io e Giulia ci guardammo e scoppiammo a ridere.
-" Giu non so chi sia quello ma mi sta già simpatico"
Giulia si mise a ridere e mi trascinò dentro in classe poiché la campanella era già suonata.
Finalmente qualcuno era riuscito a spegnere quell'oca di Ginevra.
Maglia a paiet 0.
Mister maglietta nera 1.
Tanta stima.
Ginevra rientrò in classe con un muso lungo fin per terra.
-" Bella scena Ginevra, peccato per il finale" Giulia le sorrideva con un viso angelico, io non riuscii a trattenere una risatina .
-"Cosa ridi idiota, tanto tu un ragazzo come lui neppure nei sogni lo vedi"
-"Ma guarda non so chi sia e neppure mi interessa".
La professoressa di italiano entrò in aula e nella stanza calò il silenzio si sistemò alla cattedra e cominciò a guardarsi intorno.
-" Signorina Rinaldi lei sa che oggi dovrebbe essere interrogata d'italiano vero?"
Giulia alzò gli occhi al cielo e poi esausta si lasciò cadere sul banco, certo che la Martinelli poteva anche risparmiarsela era venerdì per tutti.
-"Si ho capito Rinaldi facciamo lunedì va che oggi devo andare avanti e non ho tempo da perdere".
Detto questo prese il libro di letteratura e cominciò a spiegare Goldoni per la gioia di due ore.
A metà della seconda ora ormai con un crampo alla mano chiesi alla professoressa se potevo andare in bagno, dopo un rimprovero durato almeno dieci minuti alzò chi occhi al cielo e mi fece segno con la mano di uscire.
Corsi in bagno e mi rinchiusi dentro, guardai il mio volto allo specchio, mamma mia sembrava che non dormivo da settimane, mi sistemai meglio i capelli che se ne stavano lì piatti lungo la schiena, mi passai le mani sulla maglia per farla ricadere meglio e poi decisi di rimanere la per almeno un cinque minuti, il tempo insomma di perdere un po' di spiegazione, dopodiché uscii dal bagno delle femmine pronta a dirigermi verso la classe ma una volta varcata la porta d'entrata del bagno andai a sbattere contro un corpo massiccio, alzai lo guardo sperando di non essere diventata viola in faccia ma appena incontrai gli occhi della persona con cui mi ero scontrata rimasi a bocca aperta. Mister maglietta nera se ne stava la davanti a me fissandomi con un un sorriso compiaciuto in faccia, aveva i capelli corti castani ma sulla fronte gli ricadeva un piccolo ciuffo che proprio in quel momento aveva riportato indietro insieme agli altri, aveva un sorriso bellissimo, forse il più bel sorriso che avessi mai visto e aveva dei bellissimi occhi marrone chiaro che brillavano, rimasi lì a fissare quelle due calamite erano stupende molto meglio degli occhi azzurri. Scesi con lo sguardo e capii come mai quando gli ero finita addosso mi sembrava di essere finita contro un muro, aveva le spalle larghe tipiche di quei ragazzi che alzano i pesi oppure fanno nuoto o cose così, aveva un fisico tutto scolpito, perfetto sembrava il corpo delle statue degli antichi Dei greci.
Il ragazzo con la maglietta nera tossì come per attirare la mia attenzione ma niente io sembravo un pesce, tenevo la bocca aperta incapace di dire qualcosa. Scossi la testa per ricordare a me stessa che stavo facendo la figura della patetica.
-" Scu... scusa" sussurrai con la gola secca, lui mi sorrise ancora più divertito, si vedeva che era abituato a vedere le ragazze cadere ai suoi piedi, ragione in più per scappare via al più presto. Lo sorpassai velocemente dirigendomi verso la classe, una volta arrivata alla porta mi girai per l'ultima volta a guardarlo convinta che però lui se ne fosse andato ma con mia grandissima sorpresa lo sorpresi a guardarmi, incontrai i suoi occhi e il viso divenne nuovamente rosso, troppo imbarazzata per reggere quella situazione aprii la porta ed entrai in classe maledicendomi per la bellissima figuraccia che mi ero appena tirata.

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