Never Forget Who You Are (seguito: dietro ad ogni sogno)

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SPAZIO AUTRICE
Hereeee I am!!!!!!!!
Sono tornata con la continuazione di "Dietro ad Ogni Sogno" e che dirvi?
Sono cambiate un po' di cose... vi ricordare Olly e Nick? Be' avevo messo quei nomi perchè
non mi ricordavo i nomi dei genitori di Lux e quindi in questa ff hanno i loro veri nomi: Lou e Tom.
La  struttura è come l'altra storia, ma sta volta ha un titolo al posto di 'Capitolo 1' è stata una scelta immediata.
Anyway, come vi è sembrato? Abbiamo fatto un salto nel tempo, un gran bel salto eppure il nostre Harry sembra non avere scordato...
Ma adesso me ne vado e vi lascio sperando di trovare qualche commento. 
Voglio però ringrazie tutti quelli che hanno commentato l'altra storia: GRAZIE MILLE SUL SERIO e un bacio via web :*

HARRY

Vagavo per casa, alla ricerca della mia dannata scarpa che Yionki mi aveva preso per giocare; dovevo mettermi in testa che non era più un cucciolo, anche se era piccolo di dimensioni. Più cresceva più voleva giocare, ma in quel momento non potevo, ero più che in ritardo per una mostra che dovevo andare insieme a Lou, Tom e Lux. Non mi ero domandato il perché mi volessero dal momento che c’era tutta la famiglia, magari mi volevo tenere un po’ occupato dal momento che non avevo nessuna parte del cd da registrare e che quindi facevo nulla tutto il giorno. Quello che stavamo registrando era il nostro quinto cd, non ci credo ancora che noi eravamo lì dopo sei anni dalla nostra formazione, che continuavamo a cantare e a essere in vetta alle classifiche; pensavo che dopo un po’ le fans si stufassero, ma come potevo immaginare questo non è accaduto, per quanta riguarda noi, gli One Direction. Trovai la scarpa che era finita nella vasca, fortunatamente tutta intera senza segni di bava o buchi. Me la misi e corsi sotto per poi uscire di casa. La mostra si svolgeva in un magazzino al centro di Londra e mi ci volle un po’ prima di raggiungere la mia ‘famiglia adottiva’ che mi sopportava tutt’ora, pur essendo che avevo ventidue anni. Mi stavano aspettando all’ingresso e appena arrivai Lux mi sgridò.
“Sei in ritardo, come mai?”. La presi in braccio, stringendola più che potevo. Era incredibile quanto lei avesse avuta una così grande influenza su Lux, anche se aveva solo due anni quando la conobbe. Sembrava lei in versione mini di cinque anni.
Scossi la testa mentre la misi a terra.
“Be’ sono qui, possiamo entrare”. Sfoggiai un sorriso a loro.
Venimmo accolti da un cameriere con un bicchiere di spumante che presi molto volentieri. Ci dirigemmo verso i quadri, me li sarei immaginati più stravaganti conoscendo questi due, ma erano sobri  e più li osservavo più mi rendevo conto che mi sembrava di essere all’interno dell’immagine, un po’ astratta, ma pur sempre reale; erano paesaggi meravigliosi, che non vedevo in quadro ormai da anni. Da quando ho smesso di studiare. Passammo all’altra stanza e rimasi stupefatto. I quadri raffiguravano persone, di qualsiasi età, in qualsiasi luogo e momento. Le loro espressioni sembravano vere e non potei che innamorarmi della mano di questo artista. Non erano dipinti, bensì foto. Ecco cosa sembravano. Ma il mio sguardo cadde su uno di quelli, la mia attenzione era solo per quel quadro.
Erano raffigurati due persone, in due luoghi diversi, ma che nel mezzo questi luoghi si confondevano; erano un uomo e una donna, per essere più precisi un ragazzo e una ragazza. La ragazza era leggermente girata di schiena, ma si potevano notare gli occhi verdi privi di emozioni e dal polso scendeva una goccia di sangue. La sua posizione, un po’ china, i capelli sul biondo scuro spettinati a causa del vento e gli occhi erano in contrasto con lo sfondo, pieno di colori che ricordavano la primavera e le case che sembravano del Medioevo, non era un paesaggio inglese e in quel memento mi sfuggiva il luogo. Era esile e sembrava essersi persa, ma non aveva paura, era vuota e priva di sentimento. Mentre il ragazzo, be’ lui mi ricordava quel ragazzo che smise di amare. Entrambi i giovani portavano quella sensazione di vuoto, ma lo sfondo era diverso, il paesaggio era quello classico dell’Inghilterra, era Londra e capii una cosa, solo quando osservai entrambe le braccia dei due ragazzi: si volevano toccare, prendersi per mano e il ragazzo aveva un tatuaggio sul suo polso, il mio tatuaggio.
“Perché?” Sussurrai a me stesso.
“Magnifico vero?” sobbalzai nel sentire la voce di Lou, ma la ringraziai perché mi riportò sulla terra.
“Siamo… cioè mi hai portato qui apposta, vero? Il tuo scopo era di farmi ricordare tutto, di farmi ricordare lei? Una cosa: fanculo!”, sbottai. Perché mi doveva fare una cosa del genere, proprio adesso che ero riuscito a cancellare tutto, no anzi che ero riuscito a rinchiudere tutto quello che è successo da quando lei mise piede nella mia vita. Lo so, la facevo sembrare un mostro che mi aveva sconfitto, ma alla fine era più o meno così. Lei mi ha distrutto la vita e anche se sapevo che non era colpa sua, volevo che fosse così, perché era l’unico modo per scordarla, per non farla più tornare nel mio presente. Sapevo che anche lei aveva fatto lo stesso, i ragazzi me lo dicevano.
“Harry io non volevo, ma pensavo…”
“Non dovresti pensare alcune volte!”
Ma aveva fatto bene, perché il mio cuore iniziò a smuoversi, cosa stava a significare questo dipinto? L’autore la conosceva, conosceva me?
“Lo compro!”
Lou rimase sconvolta del mio cambio d’umore. I soldi del quadro, ovvero 1700 sterline, i tre quarti andavano in beneficenza, mentre il restante all’autore ed espressi che volevo incontrarlo assolutamente quando  avrei preso il dipinto a fine mostra.
Dieci giorni dopo mi trovai il quadro nella mia enorme casa, ma purtroppo il pittore non poté venire a causa di un impegno famigliare, così mi lasciarono il numero sia di telefono che quello privato, ma mal grado la mia grandissima sfortuna non rispondeva né a uno e né all’altro. Questa non era sfortuna, bensì un enorme sfiga, cazzo.
 
“Te ne rendi conto che è inquietante?” feci spallucce alla domanda di Niall alla vista del dipinto. Bevvi un sorso della mia birra.
 Eravamo seduti per terra mentre osservavamo il disegno, cercando di trovare qualcosa a noi sospetto.
“Perché l’hai comprato? Anche se posso immaginarlo…”, mi inumidì le labbra.
“Davvero mi hai fatto questa domanda?” Mi guardò incredulo. “Guarda entrambi i ragazzi, chi ti ricordano?” Niall si alzò e si avvicinò per osservare meglio la figura. Sembrava un detective alla ricerca di un’impronta dell’assassino, mi misi a ridere inconsciamente.
“Che c’è?”
“Nulla amico, ma fai ridere… allora scoperto?”
“Mmh… il ragazzo sei sicuramente tu. Lei… Non capisco il perché l’hai comprato se non possiamo nemmeno dire il suo nome e dirti come sta, io non capisco, sul serio, Harry!”, scoppiò. Non aveva tutti i torti, avevo detto esplicitamente che non volevo né sentire il suo nome e né sapere nulla della sua vita.
“Dimmi il perché Harry! Perché LEI è una mia amica, amica dei ragazzi, anche se…” enfatizzò ogni singola parola, anche quella sospesa.
“Anche se cosa?”
“Anche se è cambiata, anche se è da un sacco che non si fa sentire. Te lo assicura, lei ha fatto la tua stessa scelta!” Mi guardò dritto negli occhi. “Ma almeno lei ci è riuscita, almeno lei ha dimenticato, ha cancellato…” si avvicinò a me e mi abbracciò “… e si è scordata chi era veramente. Che lei era una Directioner e non sai quanto ci far male questo, quanto sia una cosa stupida. Ma è stata la sua scelta!”
Mi cadde una lacrima, sapevo che era inutile rinchiudere tutto il più lontano possibile dal presente, perché sapevo che sarebbe stato in grado di raggiungermi, perché mi fermavo sempre, perché non volevo lasciarlo alle mie spalle.
Lei ci cambiò le vite, ed era incredibile quanto avesse lasciato la sua impronta, ma ha voluto lasciarci. A noi ci lasciò tutto quello che era e che sapevo volesse essere, mentre lei non si è tenuta nulla e ha cancellato le nostre impronte per sempre.

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