I'm Afraid

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WENN




“Sei il peggio del peggio. Forse non te ne rendi conto quanto ci hai fatto stare in pensiero o male, eh signorina?” silenzio da parte mia. Guardavo in basso con le lacrime che correvano lungo il mio viso e che urlavano nel disperato bisogno di volerlo, volere lui davanti ai miei occhi e invece no. Avevo aperto gli occhi ritrovandomi in un incubo, come era possibile?
Avevano ragione i Jonas Brothers: le persone cambiano e le promesse vengono infrante. Ma io non ero cambiata, però avevo infranto la mia promessa a lui, no a loro. Li avevo promesso che sarei rimasta, anche se mi avessero trovato e adesso non è più come prima, non sarà mai più come prima.
“Non ascoltare, brava. Non dovrei manco considerarti come mia, nostra figlia” e lì non vidi più nulla.
“Non credo che l’abbiate mai fatto, ho mi sbaglio? Dire a vostra figlia che è stato uno sbaglio vi sembra carino, pensate che se lo possa dimenticare, bè no!”
“Ed per questo che sei sca-“, non la feci parlare.
“Io volevo andarmane da questa vita, non avrei sopportato il fatto di non poterli vedere, ma specialmente sentire. Io mi chiedo perché sonoqua. Dovreste ringraziarlo, perché è grazie a lui che io sono ancora qua, ma adesso so che sarò morta sul serio, perché non potrò mai più vivere come prima e grazie per aver firmato il mio testato di morte. Mi avete minacciata e adesso? Cosa avrò in cambio? Un bel nulla… solo voi sarete soddisfatti. Grazie!”



Guardavo fuori dalla finestra con la mia tazza di latte caldo in mano, ricordandomi quel giorno di quasi tre anni fa. Avevano firmato la mia morte, perché non riuscii più a vivere. Mi avevano ricattato dicendo che non sarei più stata nulla, non che mi importasse, ma mi importava per mio nipote e che avrebbero fatto di tutto per ostacolarmi, mi avrebbero reso la vita un inferno e io questo non lo volevo, ma non solo la mia, anche quella che mi manteneva in vita. Non volevo, non potevo e scelsi anche se stavo vivendo lo stesso nell’inferno. Dimenticai tutto, nulla di quel passato mi ostacolava il presente, si ma agli occhi dei miei genitori; per loro non ero più quello che ero diventata, così mi buttarono via ogni singola cosa che apparteneva a loro, ma non lo sapevano che io ero ancora in contatto con quattro di loro e che andavo ai loro concerti.
è stata dura, ma riuscii a venire qua, a realizzare il mio sogno, ma rinunciando ad un altro sempre davanti ai loro occhi. Così mi trovavo a Londra con Alis, proprio come ci eravamo promesse tre anni fa, prima di tutto.
Ritornai là, non con la speranza di riprendere quello che ho perso, ormai non ce l’avevo da quando decisi di tornare in Italia. Non voleva né sentirmi e né vedermi così capii e grazie al tempo accettai la sua decisone e ormai ero riuscita a stare meglio senza più pensare a lui, ma sentivo il vuoto ogni singolo momento della mia vita. Se lo volevo era ovvio, avrei pagato oro, ma lui non voleva me così ritornarono i sorrisi falsi. Ero dietro ad una maschera e non sapevo manco più fossi, ero un’altra persona, non ero più Wenn.
“Hey!”, delle braccia mi avvolsero la vita per poi baciarmi il collo.
“Ciao Matt”
“Come mai così pensierosa, pensavi a prima?” Non direi così piccolo uomo che stava cercando di non farmi pensare a colui che mi avrebbe fatto sentire bene con lo stesso suo gesto.
Matt era il mio nuovo vicino di casa, ci fu subito feeling tra noi due e spesso mi ritrovavo sola, perché Alis si frequentava con Niall, ma né lui e né gli altri sapevano che c’ero anche io. Preferivo così, sapevo che glielo avrebbero detto a lui e che lui se ne sarebbe andato e questo non era nei miei programmi.
Matt era del tutto diverso da lui, anzi era il contrario per quanto riguarda capelli, occhi e altre cose. Matt aveva i capelli biondi lisci, con un taglio agli esordi di Justin Bieber, ma devo dire che al ragazzo stava molto meglio, occhi azzurri, sul celeste, bocca grande e non carnosa e perfetta come lui. Odiava cantare, era stonato, ma era un gran ballerino di hip-pop e non aveva nessun tatuaggio. Era diverso e non era lui, questo era quello che volevo; avevo bisogno di liberare la mente, anche se non aveva senso. Già perché trasferirmi nella via in cui sapevo che ci passava sempre con la macchina per andare a casa non era una grande idea e nemmeno far mettere il negozio da quelle parti, in cui andavamo sempre, non solo noi, cioè non solo io e lui, ma anche tutti gli altri.
Basta, dovevo smetterla. Avevo convinto i miei che i One Direction erano storia vecchia (e non vi immaginate quanto ho sofferto per questo) e non solo a loro, anch’io purtroppo: ero troppo presa nella parte, che non pensavo più a loro come mia salvezza e anche se erano miei amici non li vedevo sotto quel punto di vista. Erano già quattro mesi da quando ci siamo trasferite io e Alis e uno da quando avevamo aperto il negozio che tanto desideravamo e gli affari andavano a gonfie vele e non potevamo essere che fiere. Andava tutto alla grande e mi sentivo di nuovo nel posto giusto, con la giusta gente, ma soprattutto con il giusto ossigeno.
“Sul serio, piccola come mai così pensierosa?” mi girai verso di lui sorridendogli.
“Nulla, avevo bisogno di pensare. Adesso sto alla grande, non potrei chiedere… No, cioè sto bene!” Mi rubò un bacio, ma chiesi subito l’accesso per far entrare la mia lingua nella sua bocca che senza esigenza lui me la diede.
Matt non era un rimpiazzo, almeno questo era il mio pensiero, ma ovviamente non quello di Alis, che mi dava della cogliona ogni giorno. Non ero cambiata, continuavo a nascondermi proprio come qualche tempo fa, ormai l’avevo capito era nel mio dna.


Entrambe dietro al bancone, quel giorno era così noioso, tra il tempo nuvoloso e la giornata che non si concludeva, stavo odiando il fatto che non venisse nessuno nel negozio. Ma non c’era solo quello: Alis non stava bene. Ci mancava che Niall la facesse stare male e mi stupii di questa cosa. Niall che fa soffrire una persona, no ma parliamo della stessa persona?
“Dai racconta, so che stai per piangere e dal momento che è come se fossimo in un deserto è meglio per te che spari cosa è successo?” Alis tirò su il naso e fissando un punto iniziò a parlare.
“Non capisco, non lo capisco. Lo sempre desiderato e adesso, pff. Sta andando male tra noi e io non vedo l’ora che mi chieda di essere la sua ragazza, ma nulla. Ci conosciamo da due anni e frequentiamo da quando siamo qua…” dei clienti ci distraggono, sembravano confusi su cosa fare.
“Okay, ne parliamo dopo. Secondo me dovresti affrontare ciò che hai più paura, dovresti parlagli e dirli ‘Hey Nialler io ti sto aspettando da sei anni, cosa hai intenzione di fare!’ Capito?” uscì una risata dalla sua bocca per il modo in cui affrontai l’argomento.
“Guarda che quella che deve affrontare le sue paure, tra le due non sono io, ma tu! Continuano a chiedermi il perché non ti fai più sentire e io mi sono rotta…”, abbassai lo sguardo. “Ehy, loro sarebbero felici se ti vedessero, ma…”
“Ma non lui. Ormai non vuole più far parte di me ed io di lui! Vado perché inizio a sentire il passato che si sta avvicinando e sai bene quanto lo odio!”
“Non puoi dimenticare chi eri e so che lo sei ancora!” quasi urlò nel dire quello.
Mi avvicinai alla ragazza dai capelli lunghi sul rossiccio.
“Buona sera io sono Federica, posso aiutarla?” La ragazza si girò e fece cadere il fard che aveva in mano. Cosa dicevo? Ah si, sentivo il passato che si stava avvicinando, certo ce l’avevo davanti ai miei occhi.
“Fede tutto okay?” La voce di Alis mi portò sulla terra.
Non andava bene, per quattro mesi non avevo visto nessuno e tutto ad un tratto mi trovavo lei, Ashley. Ma era ovvio che prima o poi sarebbe entrata in questo negozio, lei adorava Kiko e si lamentava perché dove abitava non ce n’era uno e adesso eccolo qua, con la commessa che scappò quando tutto andava bene.
“Wenn…” disse sussurrando come se non fosse vero. Mi faceva effetto sentire quel nome, più nessuno mi chiamava così da ormai quattro mesi.
Entrambe cercavano di parlare, ma non trovammo le parole.
“Federica tutto bene?” mi sussurrò Alis, ma ricordandosi chi fosse la ragazza che avevo di fronte capì tutto. “Vai a casa, finisco io qua. Tanto non c’è nessuno, chiudo un po’ prima!”
Mi accompagnò a prendere la giacca, ero ancora scossa, sembrava che fosse passato molto tempo, ma alla fine non era passato nulla.
“Io, io ho paura”
“Tranquilla, andrà bene”. Mi rassicurò Alis.
Occhi chiari contro scuri, si guardavano con le lacrime che stavano per scendere, ma entrambe incapaci di parlare. IO non sapevo che dirle, ero bloccato e all’improvviso mi ero dimenticata ogni parola inglese. Mi venivano in mente ogni singolo momento che avevamo passato insieme e quando ero tornata in Italia mi immaginavo come poteva essere la nostra vacanza in montagna, con Liam e Harry che ci avrebbero chiamato ogni secondo.
“Come mai non ti sei fatta più sentire? E non ci hai detto che eri qua?” mi girai per guardarla, lasciando alle spalle i vecchi ricordi, che senza volerlo erano tornati nel presente.
“Non vi ho più chiamati da quando sono qua”
“Ma perché? Non ha senso, Wenn perché scappi sempre da tutti? Perché hai così paura?” Si alzò in piedi e andava avanti indietro con le mani che gesticolavano.
“Io non lo so…”
“Come sempre d’altronde, ma… sono felice che tu sia tornata! Conto i giorni da quando te ne sei andata, sentivo la tua mancanza. Ne ho di amici, ma tu… ti adoravo. Come tutti. Io non mi spiego come hai fatto farci questo, c’è qualcosa in te che ci ha colpiti e nessuno era in grado di lasciarti andare e questo lo sai”
“Si, li sentivo sempre, ma lui, cioè Harry non voleva invece…” non nominavo il suo nome da molto tempo e farlo uscire è stata come una liberazione.
“Non so molto di lui, non so cosa pensa. Ho litigato con Harry, perché è un gran coglione!”
“Capisco” dissi solamente. Non volevo sapere il perché. Se lei diceva quello, forse era la verità.
“Dio mio ti prego, abbracciami!”
Mi alzai di scatto e portai le braccia attorno al suo collo. Non era cambiata di aspetto fisico, sempre molto carina con uno stile tutto suo.
Ma qualcosa era cambiato. Viveva da sola nella casa in cui eravamo, Noah studiava in un college a New York e trovandosi da sola, preferì andare a vievere da sola. La casa non era grande, ma le andava bene. In più stava ancora con Liam.
 
Eravamo sedute sul divano, a guardare un film fin troppo strappa lacrime e drammatico per i miei gusti, con i popcorn che ci sfamavano, anche se la maggior parte erano sparsi o sul divano e vicino alla televisione.
“Vado a fare altri popcorn, va’!” così Ash si alzò mentre io continuavo a lanciare il mangiare sullo schermo della televisione, più che altro contro lo stronzo che stava facendo star male la protagonista.
“Sei una merda! Non si fa così!” e lanciai un altro popcorn.
“La molli.”
“è divertente.” Non saprei se lo facevo per divertimento o perché in quel momento in mente avevo solo il passato e allora preferivo sfogarvi, in un modo che non aveva alcun senso, eppure mi aiutava. Era passato veramente tanto tempo da quando non passavo intere giornate con la Cannata Ashley, era come una grande amica per me, anche perché era l’unica che mi conosceva veramente e sapeva tutto prima che io aprissi bocca, era speciale.
Mentre ero ancora concentrata sul mio ‘sfogo’ non sentii la porta d’ingresso aprirsi, convinta che fosse solo la ragazza che stava chiudendo la porta della cucina, ma distolsi lo sguardo dallo schermo, quando sentii dei brividi di freddo percorrermi le braccia semi nude e dei passi che non erano solo di una persona. A momenti mi strozzavo e il braccio continuava a fare lo stesso movimento, come se fossero solo gli occhi, la mente e le parole che si erano fermate. Non erano da poco le persone davanti ai miei occhi verdi.
Quattro mesi ed eccoli lì, Niall e Liam. Belli come sempre ma sapevo cosa mi sarai aspettata adesso, anche il cuore si fermò e tornai alla prima volta che li incontrai: occhi lucidi, la fatica di parlare, ma era diverso, molto diverso.
“Wenn ho solo più quelli dolci quindi guai a te se li butti contro la televisione.” La ragazza mi guardò ma poi spostò lo sguardo.
“Amore, già qua?” Posò il contenitore e avvolse le braccia attorno al collo di Liam ancora sconcertato.
Mi alzai di scatto, non sapevo bene cosa fare, ma con passi lenti mi avvicinai a Niall che allungò le braccia e mi avvolse nella sua stretta, mentre ad entrambi cadevano lacrime lungo il nostro viso.
“Dove sei stata in questi quattro mesi?” Non risposi finchè non abbracciai Liam, il mio unico e bellissimo lupacchiotto.
“Possiamo sederci?” chiesi timida. “Ero qua…” dissi in un sussurro.
“Cosa? Non capisco!” disse Liam.
“Nel senso che sono a Londra da quattro mesi, con Alis.” I miei occhi incontrarono quelli di Niall che erano completamente spalancati.
“Le ho detto io di non dire nulla, dovevo capire cosa fare e… lui be’ se avessi detto che ero qua, tra l’altro non tanto distan-“
“Sappiamo dove abita Alis e… tu!” Sbottò di un poco il biondo.
“Avevo paura che lui se ne sarebbe andato se sapevo che ero qui, tutto qua” Niall mi accarezzo le nocche. “Non è stato semplice riuscire a dimenticarlo, era facile a dirlo e sapete cosa è successo con i miei. Sono riuscita a convincerli che ormai voi eravate come inesistenti per me e meno male che non sapevano che spesso vi vedevo e che vi sentivo, comunque che non vi hanno nemmeno pensato che voi potevate ‘abitare’ a Londra, così con anche un po’ di litigi sono riuscita a venire qua e adesso ci vivo e ci rimarrò, stavolta per sempre!” Sorrisi vittoriosa della mia guerra anche se sapevo quante cose – meglio a chi- ho dovuto rinunciare tanto che li vedevo solo più come amici e non coloro che mi hanno salvato la vita.
“Avremmo preferito che non fossi mai partita, ma questo lo sai già.” Concluse Liam.
Ci fu silenzio, pesante quasi infinito e io non potei che ricordare ogni momento passato con loro, poi mi venne in mente Zayn. Che fine aveva fatto? Perché non mi chiamò nemmeno più lui.
“Zayn…” pronunciai il suo nome senza pensarci.
“Come dire Harry la coinvolto e ha preso il 100 e per 100 delle difesa dell’amico…”
“Ma quasi subito! Anzi da quando Perrie ha fatto un aborto naturale. Lo chiamai subito appena lo venni a sapere ma mi rispose dicendo ‘ Non mi servono i tuoi MI DISPIACE si va avanti, come non sta facendo Harry senza te…’ ci rimasi male…” Mi vennero i brividi a pensare a quelle parole, e mi ricordo che la prima cosa che feci era chiamare Niall che mi rassicurò, ma non era così che andarono le cose, lui cancellò ogni mio legame, il mio idolo mi fece questo. E solo da quel giorno capii quanto i miei mi stavano facendo soffrire, quanto stavano facendo soffrire anche loro, quando mi avevano detto che se sarei tornata loro non gli avrebbero toccati, ma alla fine lo stava facendo lo stesso pur non sapendolo.
Feci una faccia di disgusto nel pensare a loro, solo Dio sa quanto gli ho odiati e quanto gli odierò per il resto della mia vita.
“Sai…” continuò Liam ed io accennai un sì con la testa. “dici che sta bene, ma tutti noi sappiamo che non è così e sappiamo che anche tu non stai bene, che sei ritornata solo per un motivo. Ha comprato un dipinto, lo guarda ogni giorno due volte al giorno: quando si sveglia e prima di andare a dormire… Harry, ha fatto e continua a fare fatica, gli hai portato via tutto.”
“Io non sono venuto solo per lui, ma anche per voi. E questo voglio che sia chiaro. Ci hanno portato via tutto…” enfatizzai sull’ultima frase. “Vorrei tanto vederlo, non riesco a dormire la notte ormai da quando me ne sono andata, mi manca il suo profumo il suo ‘Buon Giorno’ al mattino o quando provava a parlarmi in italiano, quando mi cantava una canzone per farmi spuntare un sorriso, i suoi abbraccia, i suoi baci. È stata un sacco dura, dura a far finta che voi eravate il nulla per me quando io volevo solo urlare che vi amo e non vi abbandonerei mai come Directioner. Voglio lui, ma morirei nel vederlo e nel sapere che sta male…”
“Fossi in te ci andrei adesso” Mi disse Ashley.
“Vero! Non per questo ha questo dipinto, non per questo non riesce a lasciare il passato dov’è. Vai da lui appena puoi, sai dove trovarlo.”
“Non ti garantiamo che ritorni come prima, anche se lui vuole solo questo, ma come sai provarci non costa nulla e tu sei sempre stata una tipa così. Mi ricordo che se anche ti vergognavi o non volevi alla fine le cose le facevi lo stesso a testa alta e adesso devi farlo. Perché solo tu puoi farlo ritornare come prima!” Mi incoraggiarono i ragazzi.
Perché solo lui poteva completare quel sorriso che stava tornando, quel sorriso perso tre anni fa.

Never Forget Who You Are (seguito: dietro ad ogni sogno)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora