Let Me Heal You

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HARRY
 
 
Era tranquilla mentre dormiva affianco a me. La sua testa era sul mio petto e inalavo il suo dolce profumo, per un attimo mi sembrava che tutta quella merda che abbiamo passato, non ci fosse mai stata, che non stavamo ancora insieme. Sarebbe stata una realtà fin troppo bella, ma quella ragazza era Wenn, anzi l’incomprensibile Wenn, che un attimo dice di sì, ma subito dopo è no. Secondo me nemmeno lei sapeva bene cosa le stesse frullando in testa. Doveva mettere un ordine alla sua vita.
Io lo stavo facendo e avevo capito cosa volevo, cosa desideravo più di tutto. Avevo speranza, quindi ogni merda attorno a me non era altro che insignificante; la volevo con me. Ce l’avrei fatto. L’avrei fatta sentire bene, di nuovo sicura e fottutamente bellissima e importante per me. Ma avevamo bisogno di tempo, tempo solo per noi se i miei pieni dovevano avere una fine.
Si mosse più volte agitandosi, ma la strinsi più che potevo a me e subito si tranquillizzò, ma allo stesso tempo i suoi occhi si aprirono.
“Hey!” Strizzò gli occhi per almeno un minuto, per poi sorridermi.
“Quanto ho dormito? E tu, hai dormito?”
“Hai dormito tre ore, e io no.”
“Che merda. Non riesco a dormire o meglio ci riuscivo fino a qualche minuto fa…”
“stai bene?”
“Si, penso di non avere più alcool, ma sti cazzi di incubi mi rovinano sempre.”
Aggrottai la fronte e mi sistemai meglio sul letto e anche lei, le nostre spalle si sfioravano e il suo sguardo guardavo un punto non preciso del muro davanti a noi. Volevo capire cosa le stava passando per la testa, le sue mani si torturavano ed era una tortura anche per me vederla così.
“Parla.” Le dissi in modo dolce, prendendole la mano.
“Non saprei da dove inziare, Harry.” Strisciò col corpo per poi ritrovarsi a panca in su nel letto, la maglietta che aveva si alzò, facendo notare il suo ventre piatto e rovinato.
Mi avvicinai, approfittando del fatto che non mi stava guardando a causa delle mani che le coprivano gli occhi e le baciai una scottatura, per poi passare ad un taglio, penso il più brutto che aveva sulla pancia. Non sapevo il motivo di quel mio gesto, ma dovevo farlo, le dovevo far capire che di me non doveva aver paura che ci sarei stato stavolta, senza scappare, senza che l’orgoglio si impossessasse di me. Wenn appoggiò una mano sui miei capelli massaggiandoli e poi tirandoli.
“Harry…” alzai gli occhi per guardare i suoi. Il nero delle pupille aveva preso tutto quel meraviglioso vedere che aveva e anche le sfumature gialle. Erano cupi ed erano un contrasto con il tono di voce che le era appena uscito.
“Dimmi, per favore.”
“Che cosa stai facendo?” cercò di portare giù la sua maglietta, ma glielo impedì.
“Lasciami che ti guarisca.” Lei sorrise appena.
“Non credo che tu possa farlo.”
“Io non la penso così, Wendy.” Sorrise ancora e il verde era tornato.
“Perché mi vuoi guarire, ormai non c’è nulla da ricuperare, sono persa in un mondo in cui l’oscurità governa ovunque.”
Le baciai un altro taglio.
“Io sto portando un po’ di luce.”
“Forse.” Disse appena.
Non badai all’ultima sua parola e continuai a fare quello che stavo facendo, ma lei sospirò.
“Dopo circa sei mesi che ero tornata in Italia, incontrai un ragazzo ad un festa. Io ero ubriaca ad uno stato che nessuno mi ha mai visto.” Si fermò e distolse lo sguardo da me. “Mi disse parole ammagliatrice, parole che in quel momento aspettavo da quando me ne sono andata, parole che aspettavo da te, che mi dicevi te. Pensavo che fossi tu in quel momento. Anche la sua voce era ammagliatrice, era bellissima è quello fu il primo taglio, se così posso dire. ‘Vieni con me. Starai meglio.’ Mi disse un giorno, perché dopo quella festa ci scambiammo i numeri e ci sentimmo tutti i giorni e un giorno mi disse quello. Avevo il bisogno di stare meglio, così accettai senza pensarci troppo, anzi senza proprio pensarci. Ed ecco un nuovo taglio, quello che mi rovino negli ultimi due anni.”
Sospirò ancora e si torturava il labro e le mani, di nuovo.
“Mi dispiace…” era l’unica cosa che potevo dire, forme ne potevo stare zitto, ma non potevo. Io sapevo cosa le era successo, mi stavo immaginando tutto e non volevo che andasse avanti e mi sembrava così anche da parte sua.
“Non ti dispiace. È andata così, ingenua io che non mi sono fermata in tempo.”
“Si, ma…” mi azzittisce con la mano e scuote lentamente la testa a destra e poi a sinistra. I suoi occhi puntati nei miei e miei nei suoi. Tolsi la sua mano e l’abbracciai.
“No, un cazzo. No, mai. Sei stata male ed io non c’ero.”
“è stata una tua scelta. Anche quella è stata una mia scelta. Pensavo sul serio di poter stare meglio, ma non è andata così…”
“e adesso sei, qui… non ti accadrà più nulla, perché sei qui, con me. Perché giuro sulla mia vita che tutto il male che hai avuto lo farò scomparire a partire da ciò che ti hanno fatto sul tuo stomaco, a ciò che  hanno fatto in generale. Riusciremo a farti tornare. Noi sei insalvabile, Wenn. Non lo sei.”
 

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Dopo quella notte non parlammo più di tanto io e Wenn; più che altro era lei che non parlava. Mi evitava, ogni scusa era buona per dirmi che non c’era, allora se era così che voleva, se era così che si voleva comportare quando io le avevo detto che l’avrei aiutata, allora io mi sarei ancora più avvicinato a  lei.
Perché cavolo doveva andare finire così fra noi due? Cazzo io stavo solo cercando di aiutarla, ma lei si misi quel cavolo di muro di ghiaccio davanti, in modo che io non potevo fare nulla. Mi chiedevo quanto ancora potesse durare questa sceneggiata, ormai era lontano da quella realtà, qua poteva vivere come prima, ma sembrava che non volesse, che le andasse bene quella vita. E cazzo io mi ero rotto. O facevo il passo successivo, oppure rimanevo dov’ero.
Presi il cellulare e composi il suo numero, rispose quasi subito.
“Dai.. mollala Asia.” Asia? Non era partita…
“Ciao Wenn.” Sentii che si schiarì la voce.
“Ciao Har.”
“Come va? È da un po’ che né ci sentiamo e né che ci vediamo.”
“Ho avuto da fare.” Come ogni volta, alzai gli occhi al cielo ed ero pronto.
“Esci con me... domani sera.”
“No!” il suo tono era scherzoso e sentii una porta chiudersi.
“Wenn!!”
“No, Harry!” e rise. Non ero triste della sua risposta.
“Perché?”
“Perché le relazioni non fanno più per me e…”
“Non è un appuntamento.”
“Ma non fammi ridere.”
“Okay, era un appuntamento. Se te lo chiedo domani mi dici di si.” Dall’altra parte c’era silenzio, ci stava pensando e poi sospirò.
“No.. hahaha.”
“Okay, domani e dopodomani sono altri nuovi giorni. Vedremo.”
“Okay Harry, ma tanto la mia risposta non cambierà. Ti voglio come amico, e mi sembra di avertelo già detto: non ti voglio far entrare nella mia merda. Sei troppo carino e anche pieno di casini per entrarne in altri.”
Staccò.
Il giorno dopo era un nuovo giorno e ci avrei provato tutti i giorni, anche se avrei trovato un’altra ragazza le avrei sempre chiesto di uscire con me, anche se mi potrebbe dire solo dei NO!

Never Forget Who You Are (seguito: dietro ad ogni sogno)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora