Capitolo 4

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- Ho finito - annunciò Justin passandosi un asciugamano tra i capelli ancora umidi dalla doccia.

Alzai la testa dal cellulare e lo rimisi nella tasca dei miei shorts. Mi infilai di nuovo la giacca di jeans e mi avvicinai sotto il suo imbarazzante sguardo.

Cosa aveva da guardare??? Sapevo che ero brutta, ma così mi voleva proprio sfigurare!

Senza direi una parola, aprì la porta e mi fece cenno di passare prima di lui.

- Che galanteria - commentai ridacchiando con un sorrisetto compiaciuto.

Lui ghignò. - Già, sono davvero un gentiluomo - si passò una mano fra i capelli, rendendoli "affascinatamente disordinati", come avrebbe detto mio fratello.

Alzai gli occhi al cielo, fingendo esasperazione.

- Justin, dove vai? - ci interruppe una voce familiare.

Cercai di oltrepassare Justin per vedere meglio per trovare il tipo della sicurezza che mi aveva fermato avvicinarsi di gran carriera verso di noi.

Accidenti, quanto lo odiavo.

Sentii Justin sbuffare. - A casa, dove vuoi che vada? - sbuffò.

Sorrisi involontariamente. Almeno anche lui non nutriva chissà quanta simpatia.

Questo, dovevo ammetterlo, mi faceva piacere Justin un po' di più.

L'uomo rivolse al ragazzo uno sguardo infastidito e irritato, come se Justin non riuscisse a  un banale esercizio di matematica. - Hai i capelli bagnati. Ti prenderai un raffreddore - lo ammonì.

Justin alzò gli occhi al cielo. - Farò attenzione - gli assicurò lui, prendendolo palesemente per il culo.

Non riuscii a trattenere una risatina. Mi schiaffeggiai veloce una mano sulla bocca, mentre Justin sorrideva sornione.

Accidenti...

Invece Mr. "sono-il-bubodyguard-di-Justin-Bieber-posso-fare-qualsiasi-cosa-voglia" mi fulminava con lo sguardo.

Dopotutto, credo che neanche io non gli stavo poi così simpatica.

Pazienza.

- Ti accompagno io - si offrì immediatamente mamma Orso, sottolineando per bene che so riferiva a Justin, non a me.

Sentii il ragazzo vicino a me incominciare ad innervosirsi.

Non lo capivo. Era la sua guardia del corpo. Era ovvio che voleva accompagnarlo ovunque, era il suo lavoro!

Bah, chi li capiva i bimbi viziati???

Di certo non potevo dire niente io sul fatto di soldi perché la mia famiglia era... molto molto benestante. E, ovviamente, i miei compagni non perdevano mai l'occasione i ricordarmelo, prendendomi in giro della mia paghetta mensile di cinquecento dollari.

Cosa ci potevo mai fare? Non avevo deciso io di essere ricca e di avere cinquecento dollari nel portafoglio ogni mese. Non avevo scelto assolutamente niente della mia vita e, anche se non lo dimostravo, non avevo avuto un'infanzia felice.

Per fortuna non soffrivo più bullismo e i miei compagni non mi prendevano più in giro. Probabilmente era perché non parlavo mai di me con nessuno.

O meglio, non parlavo con nessuno e basta.

L'unica che si era fatta avanti era stata Dee. Dee che non vorrà mai più vedermi per colpa di questo dannato concerto di cui non volevo nemmeno venire!

- Little Red? - mi chiamò Justin esitante, probabilmente temendo che lo avrei preso a calci in faccia se mi avesse anche solo sfiorato.

Cosa alquanto possibile, in effetti.

- Sì? - alzai la testa di scatto.

Il tipo rompi palle che gli faceva da bodyguard per fortuna era andato via quando io ero nel mio mitico mondo immaginario esistente solo nella mia testa.

- No, niente - disse lui, in tono sbrigativo. - Andiamo? - aggiunse.

Annuii e ci incamminammo verso la sua macchina che, sospese delle sorprese, era una Ferrari bianca.

Non ero per nulla esperta in fatto di macchine, e non solo in quello, ma una Ferrari si riconosceva subito. E anche quelli che la guidavano, in questo caso un bambino poco cresciuto.

Sì, ce l'avevo ancora con lui, anche se non era poi così male. Insomma, mi aspettavo decisamente di peggio!

Mi aprii la portiera del sedile del passeggero, cosa che mi sorprese di nuovo.

Forse sapeva veramente cosa volevano dire "buone maniere"!

In quel momento, però, mi sorgeva il dubbio che ero io a trattarlo male...

Ma, in fondo, cosa gli doveva importare? Aveva più di mezzo mondo che gli sbavava dietro, io non potevo fargli differenza!

Salii sulla sua macchina e lui chiuse la portiera. Fece una piccola corsetta verso il posto del guidatore e mise in moto.

Non parlammo granché, solo io per dargli indicazioni, niente di più. E forse era meglio così. Ero sicura che saremmo finiti in una situazione imbarazzante, più di quanto lo era già, e probabilmente io che lo insultavo.

Non prestai molta attenzione a quello che diceva la radio che aveva acceso, immagino per non far cadere un silenzio assordante su di noi.

Arrivò davanti al cancello di casa mia e lo vidi impercettibilmente sgranare gli occhi.

Aggrottai le sopracciglia, confusa.

La sua di casa doveva essere cento volte più grande della mia che, lo ammetto, era già enorme.

Incominciai a innervosirmi. Odiavo quando le persone guardavano troppo, perché sapevo già cosa pensavano: "minchia, ma questa deve essere stra ricca! Ah, e ovviamente super viziata".

Un classico.

Solo Dee non aveva mai fatto quella faccia, forse era per quello che eravamo andate subito così d'accordo.

Mi schiarii appositamente la voce per fargli distogliere lo sguardo. - Ciao e grazie per il passaggio - dissi, tenendo ancora la portiera dell'auto aperta con la mano.

Mi sorrise.

Perché doveva sempre sorridere? Aveva un sorriso così bello, nessuno poteva negarlo, tantomeno io.

- Di nulla, Little Red - rispose lui con una faccia strana. Sembrava... soddisfatta?

Bah, chi lo capiva questo qui? Era... strambo. Molto.

Stay With Me ❀ jdb & agbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora