Capitolo 24

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Okay e... adesso???

Alzai lo sguardo per vedere gli enormi edifici che si stagliavano verso il cielo.

C'era una folla quasi soffocante, molto diversa da quella di Los Angeles e sicuramente più numerosa, ma stranamente mi sentivo a mio agio in mezzo a tutte quelle persone.

Vedevo ragazze che stringendosi a braccetto fra loro camminavano tranquillamente parlando animatamente in una lingua che non capivo, persone che trascinavano una valigia enorme, uomini che correvano per arrivare in tempo in ufficio e donne che uscivano frettolose dai negozi.

L'aria era piena dell'odore di cibo che ero sicura di non aver mai mangiato.

Incominciai a camminare, ancora incerta sul da farsi, e per un momento rischiai di farmi investire dai taxi gialli che passavano davanti all'aeroporto per lasciare o accogliere gente nuova.

Affondai le mani nelle tasche della maglia del mio pigiama rosa, che avevo infilato sopra la camicia troppo leggera per l'aria di Tokyo che mi aveva regalato la hostess, che stranamente non spiccava come avevo immaginato. Anzi, sembrava pure normale indossare una maglia così rosa, non proprio il colore più sobrio del mondo, e in più con dei cuori che spiccavano sulle maniche del pigiama.

Quando strinsi il tessuto fra le dita sentii qualcosa di sottile tagliarmi un dito.

Con uno strillo inudibile in mezzo a tutta la frenesia della città, tirai fuori la mano dalla tasca con uno scatto.

Il sangue incominciava a scendere dalla piccola ferita che riconobbi subito come quella della carta.

Di sicuro non era la prima volta che la mia sfortuna mi faceva tagliare con la carta. Il fatto è che dovevo avere teoricamente le tasche vuote, ad eccezione del mio telefono.

Tirai fuori il pezzo di carta ripiegato su sé stesso con l'altra mano, quella non tagliata, e lo aprii, facendo attenzione di non sporcarlo di sangue e con il cuore che batteva a mille dalla curiosità e contemporaneamente dall'ansia.

Scoprii che c'erano scritti solo una serie di numeri, che non mi servivano a niente a vederli così. Come potevano, se il mio unico obbiettivo era trovare Justin???

Ma appena lessi quello che c'era scritto sotto, compresi immediatamente.

Senza pensarci un attimo fermai il primo taxi che stava accostando sul ciglio della strada, quasi facendo cadere a terra una madre con un bambino.

- Mi scusi - dissi frettolosamente, prendendo il loro posto sotto gli occhi della donna sorpresi e allo stesso tempo indignati.

Ops! Mi dispiace, ma Grande deve andare ADESSO da Bieber!

Sbattei la porta con forza, spaventando l'autista che mi chiese subito dove volessi andare in una lingua che non riconobbi, ma ipotizzai fosse giapponese. Sarebbe bello saperlo parlare... fu la prima cosa che mi passò per la testa, mentre mi sporgevo per chiedergli di parlare in inglese.

- Uhm... dove vuole andare? - riformulò la domanda, con ancora un lieve accento giapponese.

Gli dissi il primo posto che mi venne in mente a Tokyo.

- Disneyland -

Sì, avrei voluto prendermi a ceffoni, ma ormai era fatta.

Mentre la macchina partiva, rividi come se le parole del biglietto fossero impresse a fuoco sulle mie palpebre.

-Mike ;) chiamami, principessa!

Gli scrissi subito un messaggio.

Ciao. In quale hotel sei???

Inviai, mordendomi nervosamente il labbro inferiore quasi a farlo sanguinare, mentre aspettavo la sua risposta che non tardò ad arrivare con mia sorpresa.

Hey, Ari! Sei molto diretta eh!

Inizialmente non avevo capito cosa intendesse, ma quando vidi la parte perversa che lui SICURAMENTE intendeva, inorridii.

Prima cosa: NON chiamarmi Ari. Seconda cosa: tu, invece, com'è che sei così diretto? Terza cosa: rispondi alla mia prima domanda.

Inviai il messaggio proprio mentre l'autista mi avvertiva che eravamo appena arrivati.

Dai, alla fine forse un granello di fortuna stava dalla mia parte e quindi ci aveva fatto evitare il traffico... mentre dall'altra di parte c'era un'intera spiaggia di granelli che stavano contro di me, ma questi sono dettagli.

Prima di scendere dalla macchina, mi assicurai di dare una buona mancia al povero tassista a cui era capitato di portare me.

Okay, okay. Gattina, non tirare fuori gli artigli eh!

Quasi mi soffocai con il mio stesso respiro a leggere che mi aveva appena chiamato "Gattina". Lo avrei strozzato seduta stante se non sapessi dove fosse e soprattutto se non mi servisse a sapere dove fosse Justin!

Dillo e basta!

Roteai gli occhi, sperando che finalmente mi dicesse l'unica cosa che volevo sapere e l'unica ragione per cui gli avevo scritto.

Mentre camminavo e scrivevo allo stesso tempo inciampai su quella che era una lattina, a giudicare dal rumore metallico che produsse per il mio calcio.

E se pensate che qui arriva un ragazzo o perfino Justin stesso a prendermi, vi sbagliate, perché caddi come un sacco di patate per terra e per poco non atterrai di faccia.

Odiavo quei maledetti tacchi!

Ignorando il dolore alle mani e alle ginocchia mi guardai allarmata attorno, alla ricerca del mio telefono.

Quando finalmente lo trovai sotto alla panchina, vidi che il ragazzo mi aveva risposto, scrivendomi l'indirizzo dell'hotel e con il numero.

Contenta adesso, Gattina?

Sorrisi, sentendo che il nodo che avevo allo stomaco si allentava un po'.

Sì, decisamente sì.

Stay With Me ❀ jdb & agbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora