Quanta vita leggevo nello sguardo tuo
che profondeva bontà e genuinità...
I tuoi occhi...
grandi
immensi,
con quegli occhi guardavi il mondo
che fuori dal tuo piccolo regno,
costruito con sudore,
continuava a correre,
mentre tu eri lì,
fermo su quella sedia a guardare quel mondo
così veloce,
così diverso da quando per te si era come fermato.
In quegli occhi si leggeva dell'Africa,
della guerra vissuta,
ma quella guerra,
quelle fatiche,
quelle paure
non avevano scalfitto la gentilezza del tuo sorriso
ormai un po' sdentato,
quasi buffo,
quasi infantile;
non avevano intaccato la sincerità dei tuoi gesti,
nè la purezza del tuo animo.
Da quegli occhi quante lacrime ho visto versare;
cadevano ad ogni quotidiana emozione
che ti davano la vita dei tuoi figli e i traguardi dei tuoi nipoti.
Mi sei venuto in sogno...
so che eri tu.
E ho sentito sul mio viso la carezza tremante della tua mano,
tremante di quel tremore
che celava e svelava i giorni andati
e le difficoltà della vita tua trascorsa.
Eri solito gioire con tutto il volto
della felicità dei tuoi cari,
ma tu cosa avevi dentro?
Cosa sentivi in ogni istante dei tuoi silenzi
con lo sguardo perso alla finestra
e le tue esili gambe rannicchiate vicino al calorifero,
forse perso nei lampi dei tuoi ricordi?
Così ti ricordo,
nonno caro,
così ti porto nel cuore:
un po' padre,
un po' bambino.