Capitolo 9

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Con volto abbattuto ma sicuro squadro ognuno dei presenti nel grande salone del castello di ghiaccio. Noto con particolare dispiacere che Georgia è ansiosa di venire a conoscenza dei fatti: che cosa faccio? Sono convinta al cento per cento che resteranno delusi. Inspiro per rilassarmi e, con voce flebile, annuncio <<Noi non andremo alla Valle dei riflessi>>. Un coro di proteste si fa strada nelle mie orecchie. Ci avrei scommesso un'intera stanza d'oro che sarebbe andata a finire così. <<Calmatevi tutti!>> strepita Elsa, con voce più alta del suo solito

<<Parlate uno per volta>>. José è il primo a intervenire
<<Non possiamo restare qui! La zia Anna è stata rapita e se non facciamo qualcosa potrebbe restarci secca>>.
<<... E poi io dovere fare ricerche su profezia. Se voi non andare a Valle di riflessi io portare tucano sacro con me a mia tribù!>> sbraita Randolph, arricciando il naso e portandosi le mani sui fianchi nudi. Georgia è l'unica ad alzare la mano per chiedere la parola. Quando Randolph e José finiscono di bisticciare, faccio cenno alla mia amica di cominciare a dire la sua. <<... Io credo- inizia lei- ... che per quanto sia importante la principessa Anna per ognuno di noi, eccetto Randolph, se Elsa e Jack hanno deciso di annullare il salvataggio un motivo ci deve essere. Per questo penso che dovremmo ascoltare le loro motivazioni prima di dire la nostra>>. Le sorrido, finalmente qualcuno che ragiona. Guardo Elsa per chiederla se è il caso di tenerli informati dell'accaduto e lei annuisce, convinta.

Torno a guardare il grande salone, per evitare lo sguardo degli altri. Non voglio vedere le loro facce affrante e contrariate, peccato che devo farlo. Con mia grande sorpresa noto che sono tutti seri e convinti che restare qui sia la cosa migliore.
<<Allora... quando abbiamo visitato il villaggio della tribù degli orsi in tempesta...- inizio a tremare. Mi sento colpevole.- un bambino mi ha domandato se suo padre venisse con noi e io ho subito pensato che fosse il figlio di Randolph. In seguito mi ha anche chiesto dove andassimo e gli ho raccontato tutto quanto! Che stupida!>>. Gli altri sembrano dubbiosi.
<<Noi, esattamente, non andiamo alla Valle dei riflessi perché Caithlin l'ha riferito a un bambino?!>> esclama José, con un'espressione esterrefatta. <<Certo che no!- lo rimbecca Elsa- sta a sentire il seguito e capirai- poi, guardando Jack, dice- Ha preso tutto dal padre>>. Il ragazzo arrossisce e cade dal muro cui era appoggiato. Mi schiarisco la voce e continuo
<<Dopo qualche minuto, esattamente quando Randolph mi ha assicurato di on avere figli, mi sono voltata e ho visto il piccolo sparire, con occhi violacei e maligni, in una nube verde-giallastra>>. Ho le lacrime agli occhi e mi trattengo dallo scoppiare in lacrime. È tutta colpa mia! Squadro i miei amici, che annuiscono. José mi sorride e dice <<Ok, non ci andremo, ho capito. Ma con la zia Anna come facciamo?>> non ci avevo proprio pensato! Anna non può stare in eterno con i suoi rapitori! Per fortuna Elsa interviene dicendo <<Sono sicurissima che se la caverà. Conosco mia sorella da quando è nata e so che non si lascerà sottomettere da dei mostriciattoli pelosi. Noi, comunque, aspetteremo che si siano calmate le acque e che quel ragazzo o chiunque sia ci abbia dimenticato e poi andremo a recuperarla>>. Non sembrano molto convinti ma approvano la decisione. Tiro un sospiro di sollievo e mi precipito in camera mia, o meglio nella nuova stanza che la regina ha preparato per me, in preda al rimorso. Ha pareti color cielo e il pavimento coperto da un grande tappeto blu scuro. Nell'angolo sinistro della camera c'è una grande scrivania in vimini ma, al contrario di quella di Georgia, non vi è nessuna incisione. Che peccato. Spalanco la porta in modo più che maldestro e mi fiondo coperto da lenzuola azzurre e inizio a piangere, imbrattando il cuscino bianco di lacrime. Maledetta me! Se non avessi rivolto la parola a quel bambino nulla sarebbe andato storto e avremmo potuto salvare la principessa! Che idiota! Adesso, se Arendall non avrà più una principessa la colpa sarà esclusivamente mia! Credo che se non fossi arrivata qua...se non avessi conosciuto queste persone...se avessi continuato ad odiare quello stupido film ora non saremmo in questa situazione! La principessa Anna non sarebbe stata rapita, noi non saremmo in pericolo per colpa di uno stupido bambino e Randolph avrebbe trovato da solo Tuco...o il Tucano sacro, come lo chiama lui. Sono solo d'intralcio, in questo posto. Ho deciso: me ne vado! Prendo il pigiama che indossavo il giorno in cui la mia, o meglio la loro vita, si è scombussolata. Non voglio certo dimenticarlo! No...non posso scordare il bel sorriso di Elsa, i capelli cespugliosi di Jack o la scintilla negli occhi di José quando vede Georgia. No...ma per il bene di tutti e anche di Arendall devo andarmene da qui! Terrò un ricordo di questo posto, prenderò un vestito di Anna, il primo che ho indossato, sì. Lo metto in una borsa , con il pigiama, e ci infilo anche un paio di scarpe: sono pronta. Spero solo che nessuno si accorga di me prima che sia andata via. Mi dirigo verso la camera di Elsa e Jack per prendere i cristalli di rocca quando una voce stridula e pungente proveniente dalla mia testa mi blocca. "Non conosci le parole da dire, idiota!" urla. Mi auguro che nessuno possa sentirla a parte me. Se così non fosse adesso sarei nei guai. La voce, in realtà, non ha tutti i torti. Devo andare da Georgia: lei capirà, mi supporta quasi sempre. Mi volto, diretta dalla parte opposta da cui sono ora. Mi ritrova davanti alla porta di ghiaccio della sua stanza, contrassegnata dalla lettera G. Che faccio, busso? Poggio l'orecchio accanto alla fessura che separa la porta dal pavimento, in ascolto. Peccato che non senta nulla. Strano, poiché Georgia non dorme mai di pomeriggio. Apro la porta e...
<<Ah! Allontanati!>> strilla la mia amica. Ha gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta: dorme. "Wow, Rebecca. La conosci alla perfezione, vero?" mi canzona quella seccante voce. Credo che Georgia stia facendo un incubo...ah... quanto la capisco.
<<Basta, basta! No!>> strepita, dimenandosi nel nulla. Mi fiondo accanto al suo letto e scuoto delicatamente il suo corpo esile e slanciato. Non si sveglia! <<Georgia, Georgia! Svegliati!>> le sussurro, mentre continua a dimenarsi. Finalmente apre gli occhi , terrorizzata, e urla <<Lasciami stare!>>. Penso che non mi abbia riconosciuta. <<Ehi, sono Rebecca. Ricordi?>> la tranquillizzo, sorridendole dolcemente. Il suo respiro ritorna, lentamente, regolare. Si stropiccia gli occhi e torna a stendersi. <<Caithlin, grazie>> mormora, con il fiatone.
<<Tutto ok? Sembravi indemoniata!>>
<<Sì, sì. Tutto apposto.- mente, lo so- Tu, piuttosto, che cosa ci fai qui?>>. Oh, ora che le dico? "La verità, stupida!" mi rimbecca quella dannata voce. Sono quasi dieci minuti che la conosco e già la odio.
<<Beh...io...ehm... voglio andare via di qui>>. La mia amica sbarra gli occhi ma mi fa cenno di andare avanti.
<<Io sono solo d'intralcio, qui. Ho causato io tutto ciò che è successo! Io sono il danno della situazione>> scandisco le ultime parole. Lei inspira profondamente e dice <<Ok, sei libera di farlo, ma prima di andare parliamone. Che ne pensi?>>. Annuisco e sospiro. È davvero comprensiva. Io al posto suo avrei perso le staffe. Ci dirigiamo verso il salone ma poi decidiamo di avvisare gli altri per non farli preoccupare. Apriamo la porta della camera di José e notiamo che è sveglio. Ci sorride e si alza dal letto con lenzuola rosse e nere che occupa tutta la stanza. Posa la mano sul fianco destro di Georgia, le dà un bacio e dice <<Posso esservi utile?>>.
<<Sì, Caithlin e io andiamo a fare un giro al villaggio>> lo informa lei.
<<Oh, vuoi che vi accompagni?>> chiee il ragazzo, speranzoso.
<<No, non oggi. Facciamo un giro da ragazze, ok?>>
<<Ok>> consente, alla fine. Dà un ultimo bacio alla sua ragazza e ci fa cenno di andare. Georgia afferra il suo bracciale azzurro e ripete la solita, strana, frase incomprensibile, lo scaglia al suolo e...POOF!
Siamo in un grande parco, colmo di fiori color lilla: un vero spettacolo.
<<Ehi, perché non siamo venute a piedi?>> domando, curiosa. <<Beh...se non vuoi arrivare qua sudata e coperta di neve è meglio che usi i cristalli. Sai, il castello è abbastanza lontano da Arendall>> spiega Georgia.
<<Oh, e perché il villaggio è coperto di neve mentre il parco pullula di fiori?>> chiedo, con altrettanta curiosità.
<<Devi sapere che in Norvegia c'è sempre la neve, anche d'estate...E poi anche sotto la neve, molto, molto infondo, c'è del buono. È come nei libri: molti personaggi sembrano terrificanti ma alla fine sono quelli più amabili>>. Ha proprio ragione.
<<Nel tuo caso, anche dietro l'errore che hai fatto c'erano buone intenzioni.- dice, calciando una pigna- Tu credevi fosse un bambino: nemmeno io o Elsa avremmo notato il travestimento. Il male si nasconde ovunque e molto bene, sappilo>>. Iniziamo a camminare, dirigendoci verso il villaggio all'orizzonte.
<<Sì, ma...se io avessi fatto più attenzione n on avrei rivelato il luogo dove eravamo diretti>> dico, con voce lamentosa.
<<Era solo un bambino!>> scandisce Georgia
<<Non potevi immaginare che avesse cattive intenzioni!>>. Nonostante i suoi numerosi tentativi di consolazione, io sono ancora del parere che sia tutta colpa mia.
<<Però se avessi dato un'occhiata ad Anna non sarebbe stata rapita>> le ricordo.
<<Uffa, come potevi immaginare che fosse in pericolo? Eri appena arrivata! E poi Anna è abbastanza grande da poter badare a se stessa!>> mi rimprovera. Certo che non molla!
<<Ok, cambiamo argomento>> esclamo, annoiata e stanca di questo discorso. Purtroppo non so di cosa parlare... ah, sì! <<Che cosa stavi sognando prima? Ti dimenavi come un toro inferocito!>>. A un tratto la mia amica impallidisce. Ho detto qualcosa di sbagliato? "Argomento brillante, genio!" mi punzecchia la voce. Giuro che prima o poi faccio il lavaggio del cervello, a qualunque costo. <<Ok, forse è meglio cambiare argomento... ancora>> le dico. Georgia annuisce e mi invita a proseguire.
<<Ehm... ad Arendal c'è il gelato?>> le domando, vista la fame che mi perseguita da più di due ore.
<<No, mi dispiace. Non è ancora stato "inventato", qui. C'è il sidro, invece.>> mi spiega. Il sidro? Che cosa?
<<Ehm... cos'è questo "sidro"?>> << È una bevanda tipica del villaggio. Vedrai, ti piacerà. Ha lo stesso sapore del succo di mela, solo un po' più dolce e dissetante>> dice, con aria sognante. <<Vada per il sidro, allora!>> urlo, ridacchiando. Siamo davanti all'entrata del villaggio. È davvero bello. Alla mia destra, conficcato nel terreno, c'è un grande cartello con su scritto "ARENDALL, LA CITTA DEI GHIACCI". Il mio cuore manca un battito: è tutto meraviglioso! Ci avviamo verso una piccola taverna con il tetto di paglia e le pareti in legno di quercia. Georgia mi spiega che il locale si chiama "Il sidro di Bill" e che il proprietario, per l'appunto, si chiamava Bill. Varcando la soglia della cantina vengo circondata da una nube puzzolente che odorava di cipolla andata a male. <<Georgia...- dico, tossendo- da quanti secoli non lavano questo posto?>>.
<<Non ne ho la minima idea>> risponde. Un uomo sulla cinquantina ci sorride, chiedendoci <<Cosa desiderate, mie giovani ragazze?>>. È basso e robusto. Indossa dei lunghi pantaloni marrone scuro e una maglia a maniche corte che offre la disgustosa visione di due enormi braccia pelose. In vita ha un grembiule macchiato di salsa di pomodoro. Che orrore!
<<Due Sid-burger, per favore>> risponde la mia amica. Che cos sono i Sid-burger?
<<Da bere vanno bene due bicchieri di sidro alla spina?>> domanda Bill, con il suo sbilenco sorriso.
<<Si, se è possibile. Io lo gradirei fresco>> lo avverto. Annota tutto su un piccolo taccuino e si allontana.
<<Che cos'è un Sid-burger?>> domando, incuriosita. <<È un hamburger a forma di bottiglia di sidro. Sai, qui ad Arendall le persone hanno molta fantasia>> mi spiega lei. Quindi ora dovrei mangiare un panino a forma di bottiglia? Figo!
Ci vengono servite le ordinazioni e, appena i camerieri si allontanano, divoro il mio Sid-burger in meno di un minuto. Bevo un sorso di sidro ... è delizioso! Non avevo mai bevuto nulla di più buono! Appena Georgia termina di mangiare, chiamiamo Bill per chiedere il conto. Il cuoco panciuto, arrivato al nostro tavolo, dice <<Allora, signorine, casa vostra è molto distante da qui?>>.
<<Beh, sì. Il castello di ghiaccio è abbastanza distante>> gli comunica Georgia.
<<Oh, beh... portate i miei saluti alla regina. Non pagate nulla, offre la casa. Sono sicuro che avrete molto altro a cui pensare, uscite da qui>>. Lo ringraziamo e ci avviamo verso l'uscita. Solo allora mi ricordo di aver dimenticato il mio braccialetto sul tavolo.
<<Georgia, torno subito. Resta qui>> le dico, mentre varco la soglia del locale. Recuperato il braccialetto, mi volto verso Bill e vedo che ha denti appuntiti che spuntano in un sorriso maligno e occhi di un viola intenso. Scoppia in un'amara risata e scompare in una nube di fumo. Oh, no! Non di nuovo! Il battito del mio cuore accelera mentre mi fiondo verso l'uscita. Guardo Georgia, che ha un'espressione sconvolta. Le uniche parole che riesce a dire sono
<<Al castello, subito!>>.
Prende il suo bracciale e compie il solito rito. Pochi secondi dopo siamo davanti ad Elsa, jack e José che ci fissano, solari.
<<La stessa cosa del bambino del villaggio è successa ora! Gli abbiamo detto che abitiamo qui!>>. I sorrisi dei nostri amici si trasformano in espressioni di panico.
<<Ok, io e Jack faremo la ronda stanotte. Voi andate a dormire, si è fatto tardi. Domattina prenderemo una decisione sul da farsi>> ci ordina la regina. Facciamo come dice ma non riesco a prendere sonno, mi sento più in colpa di prima!

The Frozen Friends [BY XISANNA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora