Capitolo 11

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Kirsiktar

Sono trascorsi tre giorni dall'arrivo dei Vampiri e oggi, per fortuna, se ne andranno. Da quanto ho sentito, non era prevista una permanenza così lunga, i servitori erano molto preoccupati perché sapevano che le sacche di sangue non sarebbero bastate e vista la loro natura, non era difficile immaginare dove sparivano ragazze e ragazzi, di tanto in tanto.

Fortunatamente né io né la piccola Harika siamo state usate come scorte di cibo, la stessa cosa non la posso dire di alcune serve che si sono concesse a quelle creature, rimanendo vittime della loro brutalità.

Ne sono morte quattro, per le poverine non c'è stata nessuna cerimonia, e in pochissimi ne hanno pianto la scomparsa.

Io non le conoscevo, ma ho sofferto per la loro triste sorte, in quanto erano solo delle Umane e, quindi, agli occhi dei nostri signori, prive di valore.

"Forza Kiki, sbrigati! O non arriveremo in tempo per la doccia!"

Urla Harika, strattonandomi per la gonna.

Ormai io e lei stiamo diventando inseparabili, rendendoci la vita più dolce e sopportabile a vicenda.

Mi affretto dietro di lei che sta praticamente correndo per paura di fare tardi, anche se siamo in anticipo.

Oggi è venerdì e sono trascorsi esattamente otto giorni dal mio mio arrivo qui; mi sembra che sia passato più tempo con tutto quello che è successo.

Dall'arrivo dei Vampiri c'è stato un bel po' da fare, sopratutto in lavanderia, dato che macchiavano le lenzuola di sangue costantemente.

Grazie al cielo, adesso, ci possiamo prendere una pausa da tutto quello schifo.

Mi fa ancora uno strano effetto potermi lavare con acqua calda, senza doverla praticamente rubare, o essere insieme ad altre donne che, tutto i contrario di me, non si vergognano delle loro nudità e chiacchierano tranquille.

Mi spoglio velocemente, cercando di mostrare il meno possibile il mio corpo e mi infilo subito sotto il getto della doccia, lasciando che l'acqua calda mi lambisca il corpo, i capelli, ed inizio ad insaponarmi.

Alla mia destra c'è Harika che sta cantando una canzone mentre alla mia sinistra viene presto occupata da Meredith.

Cerco di farmi gli affari miei ma è impossibile notare le innumerevoli cicatrici di morsi che ha sul corpo, inoltre lei ne parla con vanto, quindi non ha motivo di nasconderle o vergognarsi.

"Lucas ha chiesto di me." dice con voce squillante, in modo che la possano sentire in molte.

"Dovresti stare attenta, o la prossima volta non ti alzerai dal letto." le dice una donna alla sua sinistra.

"La vostra è solo invidia perché loro vogliono carne giovane e fresca." scuote i lunghi capelli castani, in segno di superiorità.

"Il mio è buon senso maturato con gli anni. Anni che tu non avrai se continui così!"

Detto ciò la donna chiude il rubinetto e se ne va via.

"La sua è solo invidia, Kiki."

Mi giro verso di lei, stupita che mi abbia rivolto parola, ed è anche per questo che non le dico niente.

"Tu sei stata morsa? E da chi?" domanda, appoggiando le braccia sul divisorio in mattoni.

"Io... io non sono mai stata morsa."

E mentalmente aggiungo un fortunatamente grande quanto questa magione.

"Toccherà anche a te, prima o poi, quando sarai importante come me."

L'amante dell'alfaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora