Capitolo 7

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Aiden

Fatti pochi passi la femmina si accascia e sviene, sorretta da Thomas e dai suoi riflessi pronti.
Scruto con attenzione i presenti, accertandomi che a nessun altro venga in mente di mettere in discussione i miei ordini e faccio cenno al mio beta di seguirmi nella mia stanza che, una volta dentro, la adagia sul letto coprendola.

Fuori, per fortuna, la tempesta di neve improvvisa sembra cessare altrettanto improvvisamente. Ad un certo punto sembrava che il cielo ci volesse riversare addosso tutta la neve e il vento che possedeva, facendoci affogare nella sua ira.
Rimango un attimo a fissarla, le mani strette a pugno per la rabbia.

Questa stupida non mi ha dato retta, ha ignorato il mio messaggio e per poco non veniva stuprata da quegli idioti.

Forse avrei dovuto lasciarglielo fare per punirla della sua disubbidienza, ma subito dopo mi pento di averlo pensato.
Non so perché – e la cosa mi irrita moltissimo – ma mi fa una gran pena.
E poi quegli idioti... dovrei rinchiuderli nelle prigioni per qualche giorno... qualche mese suggerisce il mio lupo, come avvertimento.

"Che cosa vuoi fare con lei? Ti dovrai far dire come ha fatto ad entrare nei nostri confini senza essere vista e perché." suggerisce Thomas.

Io però so già il motivo.

"Va' pure, qui ci penso io."

"Sei sicuro? Posso interrogarla per capire chi è."

"Ti ho detto che ci penso io. Vattene."

Anche se poco convinto, Tom annuisce ed esce dalla camera.


Finalmente solo con te.

Mi avvicino e senza svegliarla, scosto le coperte per vedere in che condizioni si trova; inizio dalle gambe, dove i lividi violacei e rivoli di sangue risaltano sul chiarore della sua pelle, nell'interno delle cosce sono presenti graffi e ferite dal sangue non del tutto seccato. Sollevo di poco la maglia che le sta almeno tre volte, notando graffi e lividi anche sui fianchi e devo farmi forza per non indugiare più del dovuto sul suo pube acerbo.

La ricopro, concentrandomi sulle parti del suo corpo che la maglietta non nasconde. Il collo è segnato da un unico grande ematoma a forma di mano e ha il labbro spaccato.

Mi alzo di scatto, con l'unica voglia di scendere di sotto e ridurre ad un ammasso di ossa rotte Ruf e gli altri. E la cosa che più mi detesto è il non sapere perché mi comporto così, quando è nostra abitudine trattare per quello che sono gli Umani.

"Cos'è questa storia che hanno invaso i nostri confini? E perché Thomas, il mio compagno, era senza maglietta e con l'odore di una femmina umana addosso?"

Lysa entra in camera come una furia, senza invito, senza bussare, lanciando saette dagli occhi, non chiudendo nemmeno la porta e guardandomi piena di impazienza e rabbia.

"Chi ti ha dato il permesso di entrare?" le domando freddo ed alterato.

"Ho tutto il diritto di sapere cosa sta accadendo." sbotta, avvicinandosi per fronteggiarmi.

La guardo dall'altro in basso, con sguardo serio e minaccioso, che le fa leggermente increspare le sopracciglia.

"No, non ne hai se non sono io a ritenerlo opportuno." le sussurro vicino al viso, rilasciando il mio odore di alfa.

Il problema è che lei è mia sorella, anche se minore, e può sprigionare lo stesso odore, in un combattimento di sguardi, ringhi e odori.

Solo che l'alfa sono io, sono più grande e sono il più forte.

L'amante dell'alfaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora