Capitolo 12

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Kirsiktar

Vorrei poter dire di aver dormito bene o di essere stata incosciente su dove mi trovavo fino a che non ho aperto gli occhi, ma la verità è che l'ho sempre saputo; non ho mai perso lucidità e le mie azioni mi hanno perseguitata anche durante il sonno.

La mia nottata è stata scandita dalla veglia, gli occhi sgranati per vedere nel buio – ovviamente fallendo – e le orecchie tese, pronta a captare qualsiasi rumore sospetto. E un sonno agitato, debilitante, accompagnato da incubi spaventosi e sogni assurdi.

Ho sognato fauci fameliche e zanne insanguinate, artigli che mi graffiavano e predatori che mi inseguivano. Ho sentito il ruggito furioso dell'alfa, pronto a farmi fuori con un solo morso, ho visto lo sguardo pietoso di Jasper quando stavo per morire.

Continuavo a giurare, a gridare, che io non volevo, non volevo davvero colpire il vampiro, non so nemmeno cosa ho fatto e se sono stata io a compiere quelle azioni.

A niente valevano le mie parole, le mie suppliche di perdono, venivo condannata e uccisa.

Ho visto il volto di Aiden, non era corrucciato come sempre, serio ed arcigno, era invece rilassato, e mi diceva che era sollevato di avermi ritrovata sana e salva.

Assurdo vero?

Nemmeno i miei due unici parenti me lo avrebbero mai detto, nemmeno lo avrebbero mai pensato, figurarsi l'alfa più importante del mondo.

Sono solo sogni, privi di significato.

Sarebbe bello, però, avere qualcuno che si preoccupa per te, che tiene alla tua vita in egual misura o anche di più della propria.

In questo i mannari sono migliori dell'Uomo: una volta che hanno trovato il compagno è per la vita, non lo lasceranno mai né lo tradiranno. Ci saranno per sempre l'uno per l'altra, a costo della propria vita.

E la trovo una cosa bellissima.

Una cosa che la mia razza non potrà mai capire fino in fondo e che io non proverò mai.

È forse chiedere troppo avere una persona che ti ama più della sua stessa vita, anche quando non ti ami tu per prima?

A quanto pare si.

Cambio posizione ritrovandomi a portata di mano il muso del grizzly, che ronfa beato.

Lo accarezzo piano sopra la testa, ricevendo in cambio la sua approvazione.

Affondo le dita nel suo folto pelo, ragionando come sia possibile che uno degli animali più pericolosi che si aggirano da queste parti, mi abbia salvata e portata nella sua tana.

Proprio non riesco a capire.

So di aver avuto sempre una certa predisposizione a stare con gli animali rispetto che con gli uomini, ma da dire che riesco a farmi amico un orso, ce ne vuole.

Alla fine decido di non pensarci più e di godermi questi ultimi istanti in sua compagnia, prima che debba riprendere la fuga.

Mi alzo e mi dirigo fuori, per sgranchirmi le gambe.

L'aria non è così fredda, c'è un leggero e pallido sole che riscalda un poco e rende il clima più vivibile. Respiro a pieni polmoni l'aria fresca e pulita, sollevata di non dover più respirare quell'odore pesante.

Mi guardo intorno, notando che la bufera di ieri notte ha cancellato tutte le impronte e, quindi, anche le mie tracce.

Adesso devo capire cosa fare, non posso certo vivere in eterno dentro la caverna di un orso, anche se son sicura che si rivelerebbe una compagnia migliore di quella avuta fino ad adesso.

L'amante dell'alfaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora