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"Qual'era il quadro che ti piaceva tanto? C'era un cervo, vero?"
"Non un cervo Yoongi, ma la Principessa Cervo."



Kim Taehyung

Quella frase continuò ad echeggiarmi in testa. Una volta uscito dall'ufficio della psicologa, la sua voce parve come inseguirmi. Non mi aveva fatto alcuna domanda se non quale fosse la mia stagione preferita. Non mi aveva chiesto nient'altro. Non mi aveva nemmeno domandato perché avessi picchiato il mio compagno di classe, non poteva non saperlo. Tutti sapevano quello che avevo combinato in nemmeno dodici giorni. Ma lei non mi aveva chiesto niente, ma perché? Cosa sapeva che io non sapevo?
Chiusi la porta del suo ufficio e vidi l'immagine di lei alzarsi dalla sua sedia e dirigersi verso la grande libreria che aveva all'interno di quella stanza quadrata.
Era una figura elegante, che persino nel parlare emanava la luce di cui lei parlava nella storia di Primavera. Lei non era da meno a quella principessa, a parte i capelli corvini, ai miei occhi lei non aveva niente da invidiare a Primavera. Non avevo mai sentito quella storia e ne fui contento. Se avessi conosciuto quel racconto, non avrei mai ascoltato la voce di lei che me la narrava con tanta eleganza e leggerezza. A parte raccontarla, pareva che stesse creando qualcosa. Era come se dinanzi a lei non ci fossi solo io, ma il mondo intero ad ascoltarla. Con la sua voce chiara e alta non ero riuscito a perdere per un solo istante il filo del discorso. Come un fiume, ogni cosa scorreva ed io ascoltavo senza disperdermi in altri pensieri e la qualsiasi cosa mi avrebbe potuto distrarre e invece ero rimasto lì, immobile, incantato e incatenato a quelle parole. Le sue espressioni, accompagnate dai suoi movimenti, erano enigmatiche. Non mi sarei mai stancato di ascoltarla. Era come distendersi su di un letto morbido e disperdersi tra le canzoni di un vecchio vinile. Avevo trovato pace in quella storia e tra la sua voce. La sua voce diceva fidati di me, sussurrava un io sono qui per te, urlava inseguimi. Ma io non riuscivo a captare nulla se non un "ascoltami".
Immaginai lei prendere le sembianze di quella principessa. Persino la voce mi riportava alla donna che aveva descritto con le sembianze delle azalee. Quelli erano i fiori preferiti di mia madre. Amava tanto il loro candore e la loro eleganza. Papà le regalava sempre quei fiori. Mazzi e mazzi immensi di quei fiori. Portava in casa sempre tonalità chiare e luminose. Sfumature che non infastidivano gli occhi, che erano piacevoli da vedere ogni giorno. Sfumature che non stancassero agli occhi e profumi che non infastidissero l'olfatto.
Sembrava fosse semplice scegliere le azalee da portare in casa, fin quando era papà a comprarle.
Quando mio padre andò via di casa, lasciando sola mia madre e portando con sé mia sorella, l'unica cosa che potessi fare per mia madre era comprarle quei fiori. A volte troppo scuri, altre volte profumavano pesantemente e mamma era costretta a mettere il vaso con i fiori fuori dalla finestra, lasciando la casa spoglia. Fin quando, una mattina, prima che andassi a scuola lei mi disse di non rientrare a casa con i fiori. Me lo disse con un leggero velo di lacrime agli occhi e le labbra rosse tremanti. Nemmeno il trucco che aveva sul volto riusciva a camuffare il suo stare male, la sua disperazione era accentuata da quel mascara waterproof che tentava di allungare le sue ciglia lunghe già naturalmente.
"Continua a comprare le azalee per la mamma, la farà contenta" mi aveva detto mio padre con la mano legata a quella di mia sorella. Non pensavo che mio padre fosse un bugiardo e ancora oggi fatico a crederci. Non so perché sia andato via. A differenza di altri genitori, i miei non avevano mai litigato davanti a me e a mia sorella. Non avevo mai sentito le loro voci scontrarsi l'uno con l'altro. A volte andavano in giardino oppure parlavano in garage in macchina. Ognuno di noi, in quella casa, aveva dei segreti. Io avevo dei segreti. Mia sorella aveva dei segreti. Mia madre aveva dei segreti. Mio padre aveva dei segreti. I segreti silenziosi fanno male...

"Tae!" mi sentii chiamare e prima che mi voltassi, sapevo già chi fosse. Nam che lasciava penzolare le sue lunghe gambe su di un alto muretto e Yoongi che tentava di fumare con il vento dritto in faccia. Mi avvicinai e, appena mi sedetti sulla fresca erba ricoperta di brina mattutina, Yoongi parlò: "Andata bene con la nuova psicologa?". Annuii, "sì sì, anche non mi ha fatto nessuna domanda".
"Vuol dire che è brava" aggiunse velocemente Yoongi buttando la cicca oltre il muretto. La mia espressione interrogativa lo invitò a completare la frase. "Intendo dire, non per forza una psicologa deve bombardarti di domande per capire come sei, chi sei. Per adesso si sarà accontentata di averti avuto con lei, domani si vedrà" e mi sorrise ironicamente. La voce calma di Yoongi riuscì quasi a farmi scivolare i pensieri di dosso. Ero uscito da quell'ufficio tremando. L'atmosfera che si era creata tra me e quella donna è indescrivibile.

飛び去る- Tobi SaruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora