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"Ma le persone buone, sono anche felici?"

"Non lo so Yoongi, stai chiedendo alla persona sbagliata".

Sully Vega

Passavo ore ed ore davanti al computer, guardando tutorial su tutorial affinché potessi imparare la pittura ad acquarello

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Passavo ore ed ore davanti al computer, guardando tutorial su tutorial affinché potessi imparare la pittura ad acquarello. Erano così complicate quelle sfumature da scure a più chiare. Alcune sedicenni perdevano tempo a scegliere il colore del rossetto per il sabato sera, io mi fermavo davanti a quelle splendide vetrine dei negozi di articoli per dipingere. Era sempre tutto così caro, mi limitavo a mettere da parte i soldi e a sperare che quel negozio abbassasse i prezzi. Le vetrine ben decorate e sistemate erano i miei panorami quotidiani. Correvo sempre diretta a scuola, e nonostante fossi in ritardo, i miei piedi si fermavano sempre allo stesso punto e i miei occhi accarezzavano ogni angolo di quel negozio ancora chiuso.

Non aveva spazio né profondità. Non aveva tanti colori ed era pieno di sfumature confuse. L'unico colore accesso che ricadeva all'occhio era il rosso sfumato fino a sembrare un rosa. Il mio primo dipinto, potrà sembrare strano dato che non c'era nessun animale dipinto, lo avevo chiamato La Principessa Cervo.
Se avesse qualcosa di bello, poco ricordo. Forse un bambino delle elementari avrebbe fatto di meglio, ma ero soddisfatta del mio lavoro. Il progetto scolastico diceva di dover rappresentare l'energia della natura e il mio dipinto speravo potesse trasmetterlo.
Due alberi ai lati, più o meno realistici e al centro quella rosa dalle sembianze indecifrabili. Decisi di mostrarlo durante la mostra d'arte scolastica e più volte i miei professori mi ripeterono se ne fossi certa. Ero convinta del mio lavoro, ma poco della mia arte. Ero certa della mia stanchezza, ma poco della mia determinazione. Ma alla fine, presi una decisione.

Era un giovedì mattina e il sole era forte, il caldo insopportabile e i corridoi della mostra pieni.
Tra studenti in divisa e uomini e donne d'affari, il mio quadro era costantemente scavalcato. Il suono irrequieto dei tacchi delle donne e l'allentare delle cravatte per gli uomini, sembrava essere tutto così assordante. Tra le pieghe della mia gonna e il calore sotto le mie ascelle depilate, la mia presenza infastidiva anche me stessa. Poggiata alla parete dov'era appeso il mio quadro, aspettavo che qualcuno si fermasse ad osservarlo. Il tempo passava e di uomini in cravatta e donne ben vestite non ne vidi più, se non un giovane dai capelli disordinati e neri. Una giacca nera sgualcita e una t-shirt bianca di sotto, tra le mani l'opuscoletto della mostra e tra le pagine di esso una matita. Camminava lentamente senza perdere i dettagli di alcun quadro. Sentii i muscoli irrigidirsi, la mascella serrarsi e l'udito assottigliarsi. Si sarebbe fermato anche davanti al mio dipinto, ne ero certa. Aspettai e con l'udito seguii i suoi movimenti senza voltarmi.
Mani sottili decorate da vene che parevano tuoni silenziosi. Polsi pieni di bracciali e scarpe dai lacci slacciati. Lui stesso sembrava essere uscito da un dipinto, mentre io ero l'artista di un quadro che aveva offeso l'arte.
"Sei tu Vega Sully?" chiese con un filo di voce. Annuii torturandomi le mani, la sua voce mi riscosse come un vento gelido in una calda mattinata estiva. Stavo dimenticando dove fossi, ma sulla mia gonna c'erano ancora quelle pieghe date dal ferro da stiro.
"Sembra che nel quadro tu abbia dipinto le tue emozioni, non solo la natura" mi sorrise osservando nuovamente la mia opera e segnando qualcosa sull'opuscoletto con la matita spuntata.
Tentai di balbettare qualcosa, ma parlò lui, lasciandomi nel mio irrequieto silenzio.
"Quanti anni hai?"
"Sedici"
"Hai mai fatto qualche lezione di disegno e pittura?"
"No, mai".
Si toccò la giacca e prese un cartellino che mi porse subito dopo "E' il mio bigliettino da visita, posso darti una mano se vuoi. Posso insegnarti tutto ciò che non sai" mi volse un dolce sorriso e prima che andasse via, senza completare di guardare gli altri dipinti, si voltò "contattami presto" e con un segno con la mano mi salutò.

飛び去る- Tobi SaruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora