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Kim Taehyung 

Kim Taehyung 

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L'odore dell'orzo tostato di mia madre al mattino mi infastidiva e la sveglia sul mio comodino suonava sempre poco dopo il mio risveglio.
Non lo sognavo da un po', era difficile ricordare il suo viso. I suoi occhi sbavavano tra le mie memorie e le guance scavate avevano ceduto il posto a delle ombre vaghe e scure, prive di forma e colore.
Ho sonno.
Ho tremendamente sonno.
Le mie palpebre hanno incise la sua figura e quando chiudo gli occhi, ecco che appare. È un tormento, fa male. Una volta mi sforzavo di ricordare il suo sorriso, ora è difficile. Le mie labbra faticano a pronunciare il suo nome e gli occhi non piangono più quando penso a lui, forse è il tempo che passa e le cose cambiano. Ma fa ancora male, tanto male.

Perdo ancora l'autobus al mattino e l'odore dello smog perfora le mie narici. Le mani sono sempre più fredde e le nocche hanno delle fessure da dove esce ogni tanto del sangue. Il freddo non cambia e le mie mani sono sempre le stesse.
Ogni tanto piove e quando dimentico l'ombrello mi sento più felice, lo lascio sempre all'ingresso accanto all'attaccapanni vuoto, un po' come la mia testa ogni mattina.

Una volta, mi aspettava sempre fuori casa. Nevicava, le sue mani all'interno delle tasche del cappotto pesante e il capo coperto dal berretto di lana. Mi sorrideva e non diceva buongiorno, rimaneva in silenzio quasi intimorito nel dire qualcosa. I respiri galleggiavano nell'aria fredda, gli occhi lacrimavano per il vento di Novembre e i colli scoperti tremavano brevemente.
A Novembre, mamma partiva per la Cina, lasciandomi solo in casa. La porta d'ingresso rimaneva chiusa fino al suo arrivo, il tempo si fermava non appena in casa piombava il silenzio. Magari ad ogni porta chiusa a chiave si fermasse il tempo e gli attimi diverrebbero anni e gli anni decenni. Ma il tempo non si ferma, il Natale si avvicina e nessuno più mi aspetta fuori dalla porta, sono ritornato ad essere solo, solo a casa e nella vita.


"L'Inverno accarezza
come neve
sull'asfalto.

La Primavera
diventa ricordo,
soffice e invisibile.

L'Estate non torna,
svanisce
muore."
[...]


Volevo tatuarmi un pesce rosso sulla schiena e un altro sul polso sinistro. Hoseok mi chiedeva spesso il perché di quei due tatuaggi, ma io non avevo mai una risposta da darli, volevo solo tatuarmi due pesci rossi in due posizioni diverse. Lui aveva una ragione per tutto, lui non lasciava mai delle pagine banche, almeno così credevo.

"L'ho sognato"
"E come ti sei sentito?"
"Ho come l'impressione di averlo ucciso io", le dissi. A quelle parole, la voce quasi rimase bloccata in gola e sentii dei brividi trafiggermi. Sognavo di buttarlo giù da un edificio, ogni sera. Quegl'incubi mi stravolsero la mia realtà e quelle immagini divennero la mia verità. Mi sentivo un assassino e forse lo ero e lo stavo piano piano diventando.
"Ti senti davvero un assassino?"
"Sì Sully, mi sento un assassino".



Eravamo ubriachi e non smetteva di ridere. Namjoon ci provava con la sua ragazza, ma non fece niente per fermarlo. Mi afferrò per il polso e uscimmo da quella casa incasinata e invasa da frastuoni e suoni indecifrabili, non riuscivo più a capire dove fossimo e in quale luogo stessimo andando.
"Tae, devo pisciare" mi disse tutto d'un fiato Hoseok, abbassandosi i pantaloni e mirando ad un cespuglio dietro a delle macchine parcheggiate distanti da quella casa, pisciò in silenzio.
"Hoseok, abbiamo bevuto troppo", lo sentii ridere di gusto, "eh finalmente, sono felice Tae, sono davvero felice"
"Perché sei felice?"
"Perché è quello che volevo". Si alzò velocemente i pantaloni e continuò a camminare barcollando in mezzo alla strada ed io ero al suo fianco.
"Tae, se questa fosse la nostra ultima serata insieme, cosa faresti?" si avvicinò a me e sentii le sue labbra puzzare di Vodka e Martini. "Farei tutto quello che non abbiamo mai fatto. Tu che cosa faresti?", mi guardò torvo, come se non avesse capito bene la mia risposta. Si avvicinò sempre di più, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi ubriachi. Il suo fiato era sempre più fitto e vicino e poi lo sentii su di me. Le sue labbra toccarono le mie e le sue mani carezzarono le mie guance. Dei sapori contrastanti dominarono la mia bocca, la birra al limone non si sposava con la vodka e più lo sentivo su di me più avvertivo gli infiniti gusti dell'alcol. Rum e cola non li ho mai amati insieme, ma in quel bacio quasi mi erano piaciuti.
"Farei questo Tae" e si allontanò da me, "ti confesserei il mio amore. Ti direi che solo grazie a te sono ritornato a vedere e ad amare. Amo te e amo il mondo, amo me stesso e amo l'amore in sé. Io finalmente amo", poggio le mani sulle mie spalle e con poggiò il viso sul mio petto. Lo sentii singhiozzare e piangere, lo abbracciai ed avvertii il gracile corpo di un uccello infreddolito. "Taehyung, voliamo insieme, ti va?", un lieve bagliore si impadronì dei suoi occhi.
"Sì" risposi.

Mi svegliavo tremante, ogni singola cosa ritornava in me come uno tsunami improvviso. Non volevo ricordare, avevo paura. Quella volta, io non ero riuscito a volare, ma lui era scomparso.

"Taehyung perché non parli?"
"Sully, non so cosa dire"
"Hai fatto ancora strani sogni?"
"Non lo ricordo"
"Non ricordi i sogni, ma sai di averli fatti?"
"Non lo so"
"E perché stai piangendo?"
"Non volevo".

Jimin stava meglio, vedevo il suo sorriso ogni tanto e Namjoon parlava di nuovo con lui. Yoongi aveva i capelli ancora più chiari e la professoressa di storia si è rifatta il naso. Una quotidianità passiva era la mia. Sully si truccava sempre di meno e anche lei aveva le mani screpolate e le labbra secche. I capelli le stavano allungando e non metteva più le gonne sopra al ginocchio, indossava sempre dei pantaloni eleganti con delle scarpe non troppo alte. Era sempre elegante, ma aveva un'aria così triste.
Sully, avevo bisogno di lei. Volevo piangere e volevo lei a consolarmi, lei sembrava essere il mio filo conduttore per poter sentire vicino a me Hoseok. Perché il suo tatto non mi era estraneo? Perché la sua voce non sembrava essere nuova? Perché sembrava un ricordo che non riuscivo a riportare in mente? Perché Sully sembrava conoscermi da sempre?

Ero sull'autobus, ma non scesi alla mia fermata. Rimasi seduto e solo dopo mi decisi a scendere. Riconobbi i palazzi di quella zona e il kombini dove incontrai Sully, non era un caso se ero finito lì.
Pioveva, mi riparai sotto una tettoia e poi la vidi correre verso casa, ma preferii immaginare che stesse venendo verso di me.
"Ciao Sully, sono finito qui per caso. Mentre ero sul bus ho realizzato una cosa importante: io ho davvero ucciso Hoseok", pensai e Sully rimase immobile sotto la pioggia, sembrava essere spaventata.

Oh, avevo dimenticato...lei riesce a leggere nella mente.


"Taehyung, lasciami andare, imparerò a volare e poi te lo insegnerò"
"Hoseok, non voglio lasciarti"
"Lasciami, poi potremo volare via insieme", indugiai poi le mie dita si sfilarono dalle sue, lasciandolo andare.

Stava per sorgere il sole, ma in quell'alba sfocata nella mia memoria, non sentii nessun battito d'ali.








"Luci oscure
coprono
occhi piccoli.
Giallo
è il mondo
che non vedi.
Nero
è il mondo
in cui vivi."
[...]


___
Lettori❄

Sono stata irruente con questo capitolo e vi chiedo scusa per gli errori e la confusione della disposizione.
Vi amo e vi aspetto in tanti.
Come al solito, grazie~

Sputnik

飛び去る- Tobi SaruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora