Capitolo 9: Vecchie Conoscenze

26 9 0
                                    

Il nostro urlo raggiunse le orecchie di tutte le persone nel corridoio, compreso il ragazzo; questo si girò d'istinto, con un'espressione ancora più confusa di prima. I suoi occhi azzurri si posarono sui miei, facendomi rimanere imbambolato per qualche secondo. Mi piaceva vederlo con quell'espressione che a tratti trasudava innocenza, non sapevo il perché, ma non riuscivo a staccarmi.

<< ... cosa succede? >> chiese, non avendo capito il motivo di quell'urlo improvviso. Non sapevo cosa rispondergli, non volevo dire qualcosa di troppo avventato, ma non intendevo nemmeno fare scena muta.
Jessie restò in silenzio intenta a scrutare ogni singolo tratto del tipo, sperando di riuscire a trovare qualche dettaglio che le avrebbe permesso di riconoscerlo.
Così, dato che la mia amica sembrava non osare spiccicare parola, decisi di farmi avanti io, compiendo qualche passo verso di lui.

<< Nulla, è che... >> dissi con un filo di voce, senza riuscire a continuare. Sentivo quello sguardo ancora fisso su di me, e il panico mi impediva di fare uscire anche un singolo mugolio.
Tuttavia, la mia situazione peggiorò quando, vedendomi in difficoltà, lui decise di avvicinarsi a pochi metri da me, posizionando la sua mano sulla mia spalla per attirare la mia attenzione.

<<... che? >> sussurrò anche lui, con quel tono che a me era sembrato ammaliante, ma che probabilmente era tutt'altro. Il suo sguardo si era addolcito, e questo non aiutava a rendermi più sicuro; sentivo il suo buon profumo che mi faceva girare la testa, e non potei fare a meno di arrossire.
Quasi "spaventato" da quella situazione, tentai di spingerlo via, per poi indietreggiare in modo distratto e scontrarmi proprio contro Jessie. Per fortuna non cademmo, altrimenti mi sarei probabilmente sotterrato per la vergogna.
Il ragazzo provò con tutto sè stesso a trattenere una risata, ma non ce la fece. "Bella prima impressione", pensai; perché dovevo fare costantemente il pagliaccio anche in momenti del genere?
Cercai di individuare Jessie per non guardare il gigante negli occhi, quando di punto in bianco vidi l'espressione della ragazza cambiare in preda allo shock.

<< Non mi dire che... >> continuò a guardarlo, portando i palmi delle mani sulle guance. Tentai di chiedere spiegazione con un verso confuso.

<< I i ca-cani-ni... >> disse a voce bassa, con quel tono incredulo. All'inizio non capii a cosa si riferisse, ma poi un forte presentimento si fece sempre più vivo, e mi portò a girare lo sguardo verso il ragazzone.
Ed eccoli lì, con il loro colore Avorio che scintillava fra le labbra rosate e leggermente carnose.
I canini.
I FAMIGERATI CANINI.
Iniziai a diventare sempre più pallido. Un ragazzo moro dagli occhi azzurri, che andava in classe con noi e aveva dei canini affilati. Tutto si ricollegava a lui, quella specifica persona che, nonostante mi mancasse molto, non volevo ASSOLUTAMENTE rivedere. Aspettai che anche Jessie facesse due più due, per poi sentire urlare quel nome che tanto mi era familiare.

<< Andrew?! >> esclamò lei, con un mezzo sorriso in faccia. Se non fosse stato per la sua dentatura non l'avremmo mai riconosciuto, anche perché quegli occhi azzurri distraevano da tutto il resto.
L'ultima volta che lo avevo visto era ancora un nanetto, e mi faceva strano sapere che ora quello basso fra i due ero io.

Andrew la osservò con ancora quel sorriso increspato fra le guanciotte paffute, contraddetto da quelle sopacciglia aggrottate. Vedendolo nuovamente confuso, Jessie provò a dargli una spinta.

<< Sono io, Jessica Blanc! Ti ricordi? Le elementari... le medie... >> saltellò fra una parola e l'altra. La mascella del ragazzo si lasciò andare, e istintivamente coprì con una mano la bocca.

<< ... Jessie?! >> rispose, facendo tuonare la sua voce per tutto il corridoio. I suoi occhi si illuminarono di gioia, e i due si unirono in un abbraccio alquanto goffo, data la differenza di altezza.
Nel frattempo, io approfittai della situazione per indietreggiare verso l'esterno della scuola, sperando di non essere notato dal gigante.

<< Ma sei cresciuto tantissimo! >> sogghignò Jessie, << Ti rendi conto che prima eri alto quanto me?! >>

<< Già, la pubertá è miracolosa! >> commentò l'altro con fare emozionato, di certo non si sarebbe mai aspettato di rivederla in quel preciso contesto.

<< E gli altri? Come stanno? >> continuò. Giurai a me stesso che se Jessie mi avesse indicato l'avrei fatta a pezzi più tardi.

<< Oh, beh... Mark l'hai visto, Zoe è cambiata parecchio, e Maxy...>>
Fece per cercarmi. Non appena mi individuò cominciai a sudare freddo, e il mio cuore iniziò a battere sempre più veloce.
Prese un grosso respiro, ma nonostante scossi la testa varie volte per farle capire che non doveva farlo, ormai era inevitabile.

<<È lì! >> e puntò l'indice contro di me.
Imprecai sotto voce, girando la testa compulsivamente a destra e a sinistra per cercare una via di fuga, ma ecco che quello sguardo penetrante mi inquadrò quasi all'istante.
Colto in flagrante decisi di avanzare, senza scordarmi di far notare il mio disappunto a Jessie con uno sbuffo.

<< Hey... >> dissi un po' turbato. Non sapevo come reagire, nè tantomeno riuscivo a guardarlo negli occhi. In quel momento avevo solamente in testa il lungo rimprovero che avrebbe subito la mia migliore amica, poiché sapeva benissimo come erano andate le cose.

<< Oh... tu sei... Max? Ti immaginavo... più alto. >> pronunciò con un filo di voce, abbassando anche lui la testa verso terra. Nonostante la situazione risultasse imbarazzante mi rese felice sentirlo pronunciare il mio soprannome, lo stesso soprannome che utilizzava quando eravamo piccoli. Quella bellissima sensazione, però, si trasformò subito in rabbia.
Il solo pensiero che tutto sarebbe potuto andare in modo diverso mi logorava dall'interno... bastava solo rimanere al suo fianco ed evitare quella grossa sfuriata il giorno prima della sua partenza. E invece no, con la mia stupidità ero riuscito a rovinare il nostro rapporto.

<< Non tutti siamo baciati dalla fortuna. >> replicai io, con tono sarcastico.  Spostai lo sguardo verso destra, e con la coda dell'occhio notai il disagio dipinto nel volto del ragazzo. Probabilmente avrebbe voluto rispondere nella maniera più vaga possibile, ma tra di noi si era già creato un silenzio tagliente che nemmeno Jessie sapeva come rompere, evento più unico che raro. Al che lui alzò la testa, e si concentrò unicamente sulla ragazza per non avere un contatto diretto con me.
Immaginavo che fosse ancora arrabbiato per quella storia, ma non pensavo arrivasse a tanto pur di evitarmi.

<< Beh, ragazzi, mi ha fatto piacere rivedervi... purtroppo devo andare, se non arrivo in orario mio fratello diventa una bestia!  >>ci mostrò un sorriso palesemente falsato.
Quella che aveva detto era una bugia: nessuno dei suoi familiari era mai stato così esigente con lui, a meno che non si fosse fatto vivo per ore e ore senza avvertire.

Così, si allontanò pian piano, raggiungendo il suo amico che era rimasto in silenzio per tutto il tempo.

<< Alla prossima! >> urlò, accompagnando il suo saluto con la mano; poi il suo corpo sparì gradualmente fra la folla, e io e Jessie restammo lì come due idioti.

Teddy BearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora