Capitolo 12: Incontri Casuali

42 6 23
                                    

*Andrew's PoV*

Incertezze, rimorsi e dubbi.
Ecco le tre parole che piu mi rappresentavano in quel periodo.
Mi sentivo ancora colpevole nonostante non avessi fatto nulla di male se non proteggerlo, e l'averlo ignorato nei corridoi non mi aiutava a valutarmi positivamente. Poi, vedere quel ragazzo lì afferrarlo per il braccio mi aveva fatto completamente impazzire, e per non vedere dell'altro me ne ero andato.
Non sapevo veramente cosa fare, mi conveniva seguire i consigli di Nathan oppure dovevo scusarmi con Max alla prima occasione? Alla fine decisi di lasciare le cose come erano, e lasciare fare tutto al tempo.

Era sera, ed ero uscito da molto tempo da scuola, quindi avevo deciso di fare una passeggiata per quelle strade vuote, sperando di chiarirmi un po' le idee.
Mi ricordavo di quel marciapiede su cui stavo camminando, di solito io e Max scorazzavamo qua e lá correndo; nonostante le mie gambe corte ero molto veloce, e quindi sapevo tenergli testa. Non ci importava di nulla e di nessuno, eravamo solo noi due e le nostre risate. Quella risata... la mia ragione di vita, pensavo da piccolo. Pian piano senza accorgermene mi ritrovai immerso nei miei ricordi, cosa che mi faceva stare male. Scrollai la testa e tentai di non pensarci più, ma più opponevo resistenza e più si facevano numerosi; erano come vespe: fastidiose, insistenti e soprattutto capaci di farti del male.
In aggiunta a quella situazione arrivò anche la pioggia, che in poco tempo mi bagnò i capelli e i vestiti; fortunatamente lí vicino c'era una fermata dell'autobus, dove mi potei rifugiare su una panchina riparata dalla pioggia da un tettuccio.
Il rumore della pioggia che batteva sull'asfalto era incessante, e in un certo senso mi metteva ansia, facendomi immaginare un orologio che indicava lo scorrere del tempo; all'improvviso sentii un rumore di passi che interruppe la tranquillitá di quella serata.

<< Hey, novellino. >>
Mi girai con poca voglia, ero stanco e non volevo problemi, ma a quanto pare il mondo ce l'aveva con me; era il bulletto col cappellino al contrario di cui tanto mi aveva parlato Nathan, e lo stesso che aveva afferrato il braccio di Max.

<< Oh ciao, Josh. >> gli risposi con un tono per niente entusiasta, chiamandolo col suo diminuitivo per fare il simpaticone. Lui mi lanciò un'occhiataccia, evidentemente infastidito dalla confidenza che mi ero preso.

<< Che casualitá averti incontrato qui, perché abbiamo molto di cui parlare. >> disse con un tono cupo, scrocchiandosi le ossa delle dita e avvicinandosi di più.

<< Mi stavi seguendo, vero? >> uscì fuori dalla mia bocca. Come me era tutto bagnato, era chiaro che come me non aveva preso l'ombrello da casa visto la bella giornata, e ciò mi faceva dubitare altamente di quell'incontro casuale.

<< Oh, ma questo non è importante... piuttosto, ti va di parlare di qualcosa >> passo dopo passo continuò ad avanzare verso la panchina su cui ero seduto.

<< Certo, sentiamo. >> gli risposi io, alzandomi in piedi e guardandolo dritto in quegli occhi scuri.
Ero leggermente più alto di lui di qualche centimetro, ma ciò non lo intimidiva affatto.
Mi prese per il colletto della camicia, stringendo il tessuto e portandomi al suo viso.

<< Devi smetterla di ferire Crown, capito? >> continuò, fissandomi con quello sguardo intimidatorio.

Io in un attimo soppiai a ridere, non potevo credere a quello che stavo sentendo.

<< Cioè... ti ha mandato lui qui? Il bullo della scuola che si fa comandare da un nerd più piccolo di lui?! >>

Scoppiai in un altra risata, e lui, infastidito, mi diede un pugno abbastanza forte sulla guancia.

<< Smettila, lo sto facendo di mia volontà! >> urlò lui, ma non gli potevo credere nemmeno un po'.

<< In ogni caso, non sono cose che ti riguardano. >> risposi io tornando serio, e strofinandomi leggermente la guancia. Cavolo, faceva male, era davvero forte.

Teddy BearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora