Capitolo 11: Un Comportamento Inaspettato

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* Maxwell's PoV*

Tre mesi volarono via come il vento, e con Marzo arrivarono le giornate imprevedibili, quelle in cui sole e pioggia sono in continuo contrasto, e non sai cosa il clima ti riserverà.
Le cose fra me e Andrew non andavano per il meglio, entrambi tentavamo di evitarci il più possibile, e quelle poche volte in cui dovevamo stare vicini a causa di Carley e Mark non spiccicavamo parola, nè degnavamo l'altro di uno sguardo; ne avevo anche parlato con Jessie, lei continuava a dirmi di scusarmi, ma non ne avevo il coraggio. Come avrei giustificato la mia reazione? Non sapevo nemmeno come approcciarmi a lui, figurati se sarei stato capace di intraprenderci un discorso.
Ovviamente le avevo detto anche questo, e lei mi aveva fatto giurare che il giorno dopo sarei andato a provarci, o altrimenti non mi avrebbe mai più parlato.

Ed eccomi lì, abbindolato dalle parole di quella scema, mentre aspettavo che  Andrew uscisse dalla sua classe. Ero ansioso e titubante, ma al contempo stesso non volevo deludere le aspettative di Jessie.
Dopo svariati minuti finalmente lo vidi oltrepassare il varco che divideva la sua classe dai corridoi, e l'adrenalina mi salì a mille; ormai la faccenda non si poteva rimandare, quella era la mia occasione per far sparire definitivamente tutti i miei rimpianti.
Avanzai con passo veloce, le gambe mi tremavano e il cuore mi batteva a mille, ma nonostante tutto continuavo a camminare mentre fissavo la sua schiena.

<< Hey, Andrew! >> lo chiamai la prima volta, ma lui non si girò.
Riprovai a chiamarlo un'altra volta.

<< Andrew? >> ma mi ignorò nuovamente.
Un po' arrabbiato cominciai a camminargli appresso, sperando mi notasse.

<< Andrew, dai! >> ma ancora nulla. Lui accellerò il passo; ora ero sicuro che non volesse parlare con me, quindi mi fermai deluso.

<< Antipatico... >> bisbigliai, camminando in modo lento e con lo sguardo abbassato verso quella stessa direzione.
Se prima non avevo la certezza che fosse arrabbiato per quella storia, ora ce l'avevo. Tuttavia non avrei mollato lì, per togliermi questo peso di dosso dovevo farmi perdonare, e conoscendomi sapeva che avrei fatto di tutto pur di riconquistare la sua amicizia.

Ad un tratto sentii un gran vocio dietro di me, e vidi pian piano il pavimento riempirsi di ombre. Mi sentii toccare una spalla, e poi sentii quella voce fastidiosa e profonda che tanto conoscevo bene.

<< Hey guardate, c'è Crown! >> tutti quelli nel corridoio -e probabilmente anche Andrew- si girarono verso di me.
Di istinto mi girai, e rimasi stupito quando vidi quegli occhi color carbone sorridenti; era Joshua, seguito dal suo gruppo di pecore e oche. Fantastico, ora doveva pure arrivare lui a rendere quella giornata orribile.

<< Che vuoi? >> gli chiesi aspramente, portandolo a sorridere con quella faccia da schiaffi.

<< Eddai.. volevo solo parlare! >> disse con un tono esageratamente triste, per poi avvicinarsi a me.

<< Non vedo di cosa potremmo parlare. >> feci per girarmi e camminare via, ma lui mi prese per il braccio.

<< Seriamente... >> provai ad insistere, ma fu inutile; d'altronde ogni cosa che voleva la otteneva sempre.

<< Ti dispiacerebbe venire un attimo con me...? Sì che non ti dispiace, giusto? Sì! >> senza nemmeno farmi rispondere mi raggiunse non prima di aver ordinato ai suoi "cagnolini" di stare fermi, e mi avvolse il braccio attorno alle spalle forzandomi a camminare in modo veloce.

Mi trascinò così fino al cortile che, visto la giornata finita, era completamente vuoto. Una volta fermati si staccò da me, per poi abbassare lo sguardo; lì non lo riconobbi più, non si sarebbe mai permesso di mostrare un atteggiamento così debole, specialmente con uno come me.

<< Allora, cosa vuoi? >> chiesi io svogliato, non avevo minimamente intenzione di parlargli, eppure eccomi lì.

<< Riguarda quello che è successo l'altra volta nei bagni... >> esordì lui, sperando di poter discutere civilmente con me. Era in evidente imbarazzo, forse era la priva volta che si comportava così.

<< Oh, intendi una delle mille volte in cui mi hai fatto l'occhio nero? >> lo stuzzicai io; la sua faccia divenne parecchio irritata, e alzò il pugno destro.

<< Crown, vuoi un pugno?! Sai benissimo di cosa sto parlando! >> mi urlò contro. Io assunsi un'espressione soddisfatta, era stato così appagante che mi ripromisi di rifarlo in futuro.

<< Scusa, scusa... continua, dai. >>
Incredibilmente lo feci calmare, e dopo un respiro profondo riprese il discorso.

<< Ti volevo chiedere solo... >> si fermò un attimo.

<< Non parlarne in giro, okay? >> mi chiese, con quel tono quasi supplichevole; a tratti mi ricordava il "ti prego" di Andrew, che avevo completamente ignorato come uno stupido.

Cominciai a pensare a lui, e al modo in cui mi aveva ignorato poco prima. Il mio viso si incupí, e abbassai la testa.

<< Va bene... >> dissi con un lieve sibilio fra le labbra.
Immediatamente lui notò questo mio cambiamento, la sua fronte si corrucciò e senza esitare si avvicino di più a me.

<< Crown, stai bene? >> disse un po' preoccupato, afferrandomi dai capelli e tirandomi la testa all'insù. Certo, in fondo era sempre lui, non potevo pretendere dei modi raffinati.

<< S-sì, non ti preoccupare... >> risposi un po' scioccato, non l'avevo mai visto così apprensivo nei miei confronti.
Lui fece un cenno di negazione con la testa e continuò a fissarmi determinato.

<< Ci deve essere qualcosa! Giuro che non ti lascio andare finche non me lo dici. >> disse, tirandomi i capelli ancora più forte di prima. Decisi di sputare il rospo, anche perchè faceva malissimo.

<< Il ragazzo nuovo, quello che prima era in corridoio... >> soddisfatto mi lasciò il ciuffo, e continuò a parlare.

<< Oh, quello nuovo? Da quando è arrivato tutti non fanno altro che parlare di lui... perfetto, ho l'occasione per picchiarlo un po'. Che ne dici? >> mi propose felice, con quel sorriso; io sbuffai, non volevo essere complice di una delle sue bravate.

<< No! >> urlai infastidito.

<< Perchè? Risolverei velocemente la faccenda! >> spiegò lui, cercando di convincermi in qualche modo.

<< Sono capace di farcela da solo. >> risposi, passandogli accanto.

<< Però se proprio vuoi fare qualcosa... >> mi fermai davanti a lui, e non so con quale coraggio gli stampai un bacio sulla guancia.

<< ... non usare la violenza, va bene? >> gli mostrai un sorriso; aveva una faccia totalmente confusa e rossa, non sapeva più cosa dire.

Con un sorrisetto ancora sulla faccia, gli diedi le spalle e mi apprestai ad uscire dal cortile, come se non fosse successo nulla.

<< Ci vediamo. >> esclamai, andandomene via.

Teddy BearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora