Capitolo 14: Prendere Per il Naso

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Passarono un bel po' di giorni da quell'incontro con Joshua. Fortunatamente mio fratello non aveva scoperto l'ematoma, anche grazie al grosso lavoro che aveva fatto Zoe; già il giorno seguente il livido era diventato violaceo, ma grazie al cerotto riuscivo a nasconderlo in modo perfetto.
Però dal punto di vista emotivo ero distrutto. Quel piccolo nano di Max era riuscito a guadagnarsi un posto fisso nel mio cervello; non passava giorno senza che non pensassi a lui: durante la ricreazione, all'ingresso e al suono della campana lo agganciavo col mio sguardo, e non lo lasciavo stare finchè non venivo richiamato da qualcuno. Aveva anche preso l'abitudine di farsi passeggiate in quel parco dove ci eravamo incontrati mesi prima, e ogni giorno puntualmente mi facevo trovare lì andando nella direzione opposta, in modo da vedere anche per qualche secondo il suo bellissimo viso che mi faveva impazzire ogni volta; ero proprio cotto, di nuovo. Talmente tanto da infuriarmi non appena lo vedevo vicino a Joshua.
E allora perché non parlargli? Semplice, perché non volevo ignorare i consigli di Nathan. Già avevo provocato il bullo che mi aveva detto di non provocare e mi ero fatto amica la ragazza che dovevo tenere alla larga, quindi decisi di non sfidare le sue parole, e di continuare a ignorare Max finché potevo.

Esatto, finchè potevo, perchè da un paio di giorni aveva deciso di seguirmi di tanto in tanto; non che mi dispiacesse, ma mi spezzava il cuore doverlo trattare male ogni volta che insisteva. Cavolo, perché non voleva arrendersi? Sarebbe stato più facile sia per me sia per lui.

Ed eccolo che arrivava per l'ennesima volta, con quel faccino ingenuo. Io mi girai e iniziai a camminare a passo veloce, sperando che se ne andasse via; quale cattiveria potevo usare eventualmente? La più plausibile era incolparlo per il pugno di Joshua.

<< Hey, ascolta... >> mi chiamò. Iniziai a sudare copiosamente e il cuore iniziò a battermi sempre più veloce, non volevo farlo, ma perché allora insistevo nel tenermi alla larga da lui?
Preso dal panico mi girai subito verso di lui, incrociando i suoi occhi e mostrandogli involontariamente il cerotto. All'istante scostai lo sguardo alla sua destra, tentando come un idiota di nasconderlo; ormai l'aveva visto, però.

<< Eh...? Che ti sei fatto...? >> chiese lui in evidente disagio.
Okay, mi bastava solo liquidarlo con una bugia qualsiasi. Magari potevo dirgli che ero caduto, o magari potevo anche andarmene via senza dare spiegazioni.
Potevo. Oppure, potevo toglierlo completamente di mezzo una volta per tutte prendendolo in giro.

<< Come se non lo sapessi già... >> sussurrai appena, quel poco che bastasse per farmi sentire da lui.
Aveva un espressione confusa, non aveva capito bene cosa avevo detto.

<< ... come? >> chiese con una voce parecchio bassa; era evidente che non ne sapesse niente, ma continuai a comportarmi in quel modo.

<< Ho detto... come se non lo sapessi già. >> dissi stavolta a voce alta e con un po' più di sicurezza, dopo essermi schiarito la voce mettendo un pugno davanti alla bocca. Lui, con un'espressione ancora più confusa, aggrottò le sopracciglia in cerca di una spiegazione, ma restando in silenzio.

<< Dai, non fare il finto tonto... ti conosco benissimo. >> continuai a bluffare, nell'intento di scoprire se era stato lui a mandare quel bulletto da quattro soldi. Lui scuoté la testa, e con una risata isterica controbatté.

<< No, mi sa che ti stai sbagliando... non ho idea di come ti sia fatto qualsiasi cosa ci stia lì sotto. Altrimenti non te l'avrei chiesto, non pensi? >> mi rispose con quel suo tono pungente, e con quel faccino che da un momento all'altro era passato dall'imbarazzato all'infastidito.

Continuai a pizzicarlo con le mie insinuazioni, forse era la volta buona che riuscivo a farlo offendere.

<< E dimmi... se ti nominassi Joshua? Ti direbbe qualcosa? Perché questo bel livido me lo ha fatto per te. >> dissi con un ghigno sarcastico, vedendo la sua faccia corrucciarsi sempre di più.

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