Capitolo 13: La Villa di Zoe

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<< Quindi... come mai ti sei offerta di aiutarmi? >> le chiesi, mentre tenevo il suo bizzarro ombrello per coprirci entrambi dalle gocce d'acqua.

<< Perchè hai un bel faccino, ed è un peccato lasciare che si rovini, no? >> mi rispose sorridendo, ma purtroppo non era poi una così grande attrice.

<< No dai, seriamente. >> insistei io; fortunatamente non era difficile da convincere, e quindi sputò il rospo subito.

<< E va bene... odio fare la sdolcinata, ma mi dispiace vederti cosi... più che altro perchè non hai mai fatto nulla di male. >>
La guardai con un'espressione confusa, non avevo ben capito.

<< Scusa, ma per caso ci conosciamo? >> azzardai io, ma lei mostrò una faccia offesa.

<< Scemo, sì che ci conosciamo! Sono Zoe Price, non mi riconosci? >> sbuffò lei, girando la testa dall'altra parte.

<< Oh? Oh... aspetta, cosa?! >> esclamai io incredulo, stropicciando gli occhi.
Con tutto quel trucco e parrucco non l'avevo proprio riconosciuta, era completamente diversa.

<< Sì sì, lo so... sembro un'altra persona ora, non è vero? >> mi sorrise , e io non potei fare altro che ricambiarlo.

<< Che strano... da quando me ne sono andato sono cambiate un bel po' di cose. >> commentai io, cercando un po' di alimentare la conversazione.

<< Lo so, ma alla fine è meglio così. >>
Cercò di rimanere il più vaga possibile, quindi decisi di rispettare il suo volere.
Ci ritrovammo di nuovo in una situazione dove nessuno dei due voleva parlare; mi sentivo altamente a disagio, quindi provai a dire qualche altra cosa.

<< In ogni caso, cosa vuoi fare alla mia faccia? >> dissi curioso, indicando nuovamente l'eritema.

<< Non lo so... un po' di trucco? >> buttò la risposta lì, ma ovviamente prima o poi questo sarebbe sparito; mi serviva una scusa permanente, e poi non avevo voglia di impiastricciarmi la faccia.

<< Meh... hai qualcos'altro? >> le domandai, e questa si mise subito a pensare a una possibile soluzione.

<< Mmh... un semplice cerotto grande? Puoi dire di esserti tagliato a scuola e l'infermiera te l'ha dovuto mettere per non lasciare infettare la ferita. Sempre meglio di dire che hai ricevuto un pugno in faccia, no? >> rise lei, con una mano che le copriva la bocca. Nei modi era molto sofisticata, si distingueva molto dalle altre ragazze.

<< E se poi vogliono vedere la ferita? >> domandai io, volevo prevenire ogni evenienza.

<< In quel caso useremo un po' di trucco! Sicuramente lo vorrà vedere appena torni a casa, quindi basta mostrarglielo, poi ti strucchi in bagno e ti rimetti il cerotto. Nessuno sospetterà nulla, giusto? >>
Annuii con fare incerto. Perchè voleva per forza rifilarmi del trucco? Le piaceva così tanto usarlo? Nonostante tutto decisi di non controbattere, d'altronde se la cosa sarebbe servita a salvarmi la pelle non avevo di che lamentarmi.

Continuammo a parlare per altri cinque minuti, finchè non arrivammo davanti ad una grande villa alta due piani, situata in una delle zone più rinomate della città. L'edificio dall'esterno si mostrava bianco e immacolato, senza la minima traccia di polvere o sporcizia, i vari decori come finestre erano di colore grigio; il primo piano si presentava introdotto da due scalinate marmoree, che permettevano di raggiungere la porta d'ingresso; questa era fatta in legno, mentre tutto attorno era pieno di finestrelle dalle quali si poteva intravedere una luce giallastra, che erano atternate fra luci calde attaccate alla pareti; attorno alla porta si trovava un'arcuata grigia. Il piano di sopra era limitato da un balcone anche esso grigio, dalla quale facciata si potevano vedere tre porte finestre, anche esse contornate da delle arcuate grigie, che venivano alternate fra colonne dello stesso colore che raggiungevano il tetto, le quali rifiniture erano dorate. Tutto intorno era contornato da varie siepi, piante e alberi, tutto curato alla perfezione.

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