Drunk
Mats afferrò la fredda bottiglia di birra - già parzialmente bevuta, se la portò alle labbra e bevve tutto il resto del suo contenuto. Era solamente - si fa per dire - la sua quarta birra della serata. Ne ordinò un'altra e la bevve. Mats non era tipo da alcool - e soprattutto non sapeva reggerlo bene.
Allungò una banconota al barista, si alzò dallo sgabello e si fece strada fra la folla che occupava il locale, per poi uscire fuori.
Scroccò una sigaretta ad una ragazza fuori al locale e si appoggiò al muro, fumandola lentamente. Fece l'ultimo tiro e lasciò cadere il mozzicone a terra, calpestandolo.
Camminò - o almeno ci provò - sul marciapiede grigio, pieno di crepe. Poi si fermò, e rise - ovviamente non era sobrio. Rise senza motivo; rise dei suoi problemi, poi d'un tratto smise, e iniziò a percorrere una strada che conosceva a memoria e che era solito fare, fino a un mese fa.
Arrivò fino al cancello chiuso e scrutò la casa, con le luci - ovviamente - spente. Prese dei sassolini da terra e iniziò a lanciarli, nel vano tentativo di colpire la finestra della camera da letto del suo ex ragazzo. Ma riuscì a centrare a malapena la porta d'ingresso.
Allora, preso da una strana euforia, iniziò a cantare - be', più che cantare, era un dire delle parole ad alta voce - la loro canzone, "thinking out loud".
"And darling I will be loving you 'til we're 70, and baby my heart could still fall as hard at 23, and I'm thinking 'bout how-".
Il casino che stava provocando Mats, fece svegliare inevitabilmente Erik, che corse fuori. "Mats?" disse stupito e si tenne a distanza. Mats intanto, aveva smesso di cantare la canzone ed era rimasto a guardare la figura Erik - quanto gli mancava.
"Erik, io ho bisogno di parlarti," disse Mats, appoggiandosi al cancello, per sorreggersi.
"Sei ubriaco, Mats," iniziò con tono dolce Erik, "va' a casa, ne riparliamo un'altra volta, okay?".
"Io... devo parlarti" alzò la voce il moro, zittendo Erik. "Ascoltami ti prego, e dopo, se vuoi, mandami a casa. Ma prima ascoltami" disse Mats, per poi ricevere un consenso da parte del ragazzo ancora un po' assonnato.
Mats iniziò a torturarsi le mani, come faceva ogni volta che era nervoso, "Allora, avrei da dirti così tante cose, Erik..." iniziò, puntando i suoi occhi in quelli del ragazzo all'altro lato del cancello. "Ma non sono sobrio, e sicuramente verrà fuori un discorso senza senso e molto confuso" disse, gesticolando.
"Da quando ci siamo lasciati, sento sempre male, un male proprio qui" portò la mano all'altezza del suo cuore, "non sai quante volte ho pianto, non sai quanto è brutto svegliarsi e non trovarti con la testa sul mio petto" fece una pausa, e si asciugò una lacrima sfuggita dal suo occhio.
"Quando stavamo insieme mi sentivo bene, molto bene. Ti sono grato per essere come sei e per avermi fatto sentire amato" rivolse al piccolo tedesco un sorriso, "ricordi quando la notte parlavamo? Quando ci sfogavamo? Quando ci sentivamo sbagliati e cercavamo di tenerci insieme l'un l'altro? Te le ricordi quelle notti?".
Erik annuì, stringendosi maggiormente nella sua felpa nera.
"Ma noi non siamo mai stati sbagliati e ci siamo... o almeno abbiamo provato a tenerci tutti interi, a non crollare. Non crollare di fronte ai giudizi della gente, di fronte alle ingiustizie della vita e davanti alle difficoltà", Erik notò che la voce del più grande aveva avuto un incrinamento.
"Ci abbiamo provato. Ci siamo amati. E io ti ho amato e ti amo ancora e ne sono sicuro. In questo stato potrei aver dimenticato il nome dei miei genitori, ma non il tuo. Il tuo è impresso nel mio cuore e non ci possiamo fare niente".
Fece una pausa, ora le lacrime scendevano copiose sul suo viso. Fredde lacrime scendevano dagli occhi e gli bagnavano le guance. Erik aveva gli occhi lucidi.
"Ero e sono fottutamente innamorato di te, Erik Durm. Sono innamorato dei tuoi pregi e dei tuoi difetti, dei tuoi alti e bassi e non ti cambierei mai e poi mai. Anche se mi fai innervosire quando fai il precisino" disse, facendo ridacchiare Erik.
"Ma stanotte sono qui, perché la tua mancanza era soffocante e ho deciso di annegarla nell'alcool, ma non è servito. Sono venuto da te un po' sbronzo, perché da sobrio non so se sarei riuscito a fare questo discorso, e se mi rifiuterai, poi mi apparirà il tutto come uno strano incubo confuso" cercò di ignorare la morsa allo stomaco e concluse il suo discorso, con le guance ancora bagnate di lacrime. "Sono qui perché tu sei la persona con cui vorrei passare il resto della mia vita, Erik, sei la persona che voglio con me. Voglio dormire abbracciati, fare mille cazzate, risvegliarmi e trovarti al mio fianco, così da vedere l'ottava meraviglia del mondo, voglio che sia tu a dovermi calmare quando sono nervoso o a farmi tornare il sorriso quando sono triste. Voglio che sia tu la persona con cui vedere un film sdraiati sul divano o con cui preparare la pizza. Sei la persona con cui passerei volentieri tutti i giorni della mia vita, Erik".
Erik, emozionato e con gli occhi lucidi, si avvicinò al cancello, e lo aprì. "Vorrei spendere anch'io la mia vita con te, Mats" disse, per poi far unire le loro labbra, in un bacio disperato, ma dolce.
"Entriamo in casa ora, ti fai una doccia - così magari ti passa un po' la sbronza, e magari smetti di puzzare - e poi andiamo a dormire" gli cinse con il braccio la vita, aiutandolo a camminare verso l'ingresso.
"Ma io non puzzo!" protestò Mats, provocando la risata cristallina di Erik.
"La convinzione fotte la gente!" filosofeggiò, e scoppiarono a ridere entrambi.
"O magari io fotto te" disse Mats, con un sorriso malizioso. Erik arrossì e lo spinse, facendogli perdere quasi l'equilibrio.
"Sei uno stupido e, forse, anche pazzo".
"Questo stupido e, forse, anche pazzo ti ama".
"Ti amo anch'io, Mats".
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who knew
Fanfiction𝙊𝙉𝙀 𝙎𝙃𝙊𝙏𝙎!☀️ ho il sole in faccia se ridi sei bella pure se gridi, posso darti molto di più di ciò che sottolinei nei libri ©itsPaulosgoal; 2017