; verratti x insigne

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Cigarettes

Marco uscì in giardino, stringendosi nella sua felpa. Aveva un grandissimo bisogno di fumare. Si appoggiò al muro, estraendo dalla tasca il solito pacchetto di sigarette e l'accredino blu notte.
Pescò una sigaretta e la tenne in bilico fra le sottili labbra. Avvicinò l'accendino e usò una mano per riparare la fiamma dal fresco venticello di quella serata di fine Marzo.

Aspirò e sentì la nicotina entrargli nei polmoni, cosa che lo rilassò immediatamente. Era un calciatore, perciò quello di fumare era un lusso che poteva concedersi poche volte, doveva pur sempre correre novanta minuti, e non sembrava il caso di avere due polmoni troppo da schifo.

Cacciò fuori il fumo, vedendolo scomparire nell'aria. Poi riportò il veleno alla bocca e prese un altro tiro.

«Ancora non smetti?», Marco sapeva di doverlo fare e sapeva anche a chi apparteneva quella voce dal forte accento napoletano.

«Questo pacchetto mi è durato due mesi ed è ancora mezzo pieno», tentò di giustificarsi.

Lorenzo lo affiancò e si mise a guarare il cielo limpido, a eccezione di alcune nuvole.

«Dovresti comunque smettere», lo rimproverò. Dopo questo cadde il silenzio, interrotto solo dal rumore delle auto che passavano sulla strada a ridosso della villa. Non era un silenzio imbarazzante, di quelli che vuoi scappare e cerchi disperatamente un argomento di cui parlare, ma uno di quelli che non hanno bisogno di essere colmati, di quelli che hai con una persona con cui stai bene anhe senza parlare.

Il napoletano decise che fosse meglio avere un contatto visivo, così si sposto di fronte all'abruzzese.

Lorenzo fissava il centrocampista, assorto nei suoi pensieri. Alla luce proveniente dalla casa, dove si erano riuniti per una festa, e da quella posizione si vedeva solo la sagoma, tranne quando fumava e la brace della sigaretta, che a Lorenzo ricordava una ciliegia matura, gli inondava il viso di un lampo rossastro. E anche nella semi-oscurità del giardino, Lorenzo riusciva a scorgere i suoi meravigliosi occhi color ghiaccio.

Marco fece finta di non accorgersi dello sguardo insistente del napoletano. «Vuoi fare un tiro?», ipotizzò fosse quello il motivo dell'attenzione da parte del moro.

«Ehm, sì», Lorenzo si sorprese delle parole che avevano appena lasciato la sua bocca. Per dirla alla sua maniera: ev mic sciut scem?

Marco sorrise, compiaciuto. Aveva proprio una bella idea.

Fece segno a Lorenzo di avvicinarsi, cosa che il napoletano eseguì senza fare tante storie. Si posizionò dove era prima, ma Marco gli disse di avvicinarsi ancora di più, così si ritrovò con la spalla contro il braccio dell'altro.

«Girati», fu l'unica cosa che disse Marco, prendendo poi u l'ultimo tiro della sua sigaretta.

L'attaccante girò la testa nella direzione dell'amico, sentendo dopo pochi secondi le labbra di Marco sulle sue. Ci volle un attimo a capire cosa stesse succedendo.

La lingua del pescarese pichiettava sul labbro inferiore di Lorenzo, chiedendogli di aprire la bocca. Non se lo fece ripetere due volte, e schiuse le labbra. Il fumo che prima era nella bocca di Marco, passò il quella del napoletano.

Il centrocampista si staccò soddisfatto. Lorenzo trattennè un paio di secondi il fumo dentro la sua bocca, per poi rilasciarlo lentamente in aria.

Al giocatore del Paris Saint-Germain, il tutto apparve molto seducente.

«Piaciuto?», chiese Marco, con una punta di malizia. «Sì, ma dovresti smettere lo stesso».

I due scoppiarono in una risata.

n.a
götzeus o leweus?🚀

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