Adiòs
Bussai alla porta in mogano. Tre rapidi colpi. Dall'interno provenne un rumore di un tonfo e poi dei passi veloci venire verso l'ingresso.
Mi aprì un Robert Lewandowski con gli occhi rossi e delle occhiaie enormi. Indossava ancora il pigiama, nonostante fosse quasi mezzogiorno.
«Marco, sei torn-», iniziò.
Lo interruppi, riservandogli una fredda occhiataccia. «Sono venuto solo a riprendermi le mie cose», gli dissi. Vidi il suo sorriso crollare, come il mio quel giorno.Lo sorpassai, camminando sicuro verso la nostra camera. Aprì l'armadio e misi nello zaino le poche magliette, i boxer e i pantaloni che avevo lasciato a casa sua.
Sentivo il suo sguardo sulla mia schiena, e sapevo benissimo che fosse appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto e la sua miglior faccia da ti-prego-perdonami.
«Scusami», pronunciò infatti il polacco.
«Perdonami, ti prego, Marco», continuò a dire, mentre prendevo un capellino abbandonato sulla scrivania, accanto a una nostra polaroid.
Stavo cercando di non piangere di nuovo. «S-Scusa», un singhiozzo lasciò le sue labbra. «Mi... d-dispiac-ce», cercò di trattenersi.
«Sai quante volte ho sentito questa frase lasciare le tue labbra? Milioni di volte, Robert, milioni. "Perdonami ma mi hanno trattenuto a lavoro". "Perdonami se ti ho fatto aspettare, ma c'era traffico". "Perdonami, non è come sembra". E tutte le volte che lo dice io sapevo che c'era sempre lei dietro», sbottai. Io avevo motivo di piangere, non lui.
«N-Non c'è stata s-sempre lei», cercò di trattenermi per una spalla. Mi fermai ad ascoltarlo. «I-Io ti amo, Marco, ti a-amo davvero. Con lei è s-stato solo un errore, un fottuto errore!», pianse.
«Vorrei poterti credere, Robert...», abbassai la testa.
Il suo telefono squillò. Lo vidi prenderlo e, per mia sfortuna, vidi anche il nome di chi lo stava chiamando. Lei, Coleen.
«Vaffanculo», sibilai. Attraversai velocemente il corridoio, passai per la zona pranzo, Robert che mi inseguiva, pregandomi di restare. Mi scostai dalla dua presa, lo guardai negli occhi e pronunciai con quanta più freddezza avessi, «È davvero finita».
Rimase immobile al centro del soggiorno, così ne approfittai e uscii da quell'appartamento, che sapeva troppo di noi.
Niente dura per sempre, nemmeno le più belle storie d'amore degne dei più sdolcinati libri rosa. L'avevo imparato a mie spese.
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who knew
Fanfiction𝙊𝙉𝙀 𝙎𝙃𝙊𝙏𝙎!☀️ ho il sole in faccia se ridi sei bella pure se gridi, posso darti molto di più di ciò che sottolinei nei libri ©itsPaulosgoal; 2017