Andrea
La serata è andata bene, suo padre mi ha dato piena fiducia e non voglio tradirla, voglio occuparmi di Greta al meglio che posso, e questo l'ho detto anche a lui mentre lei era a parlare con sua madre, la guardo mentre si toglie i vestiti per mettere il pigiama, è bella da far rimanere senza fiato.
- Ti sono finite? -
- Quasi.... -
Sbuffo dondolando la testa e la sento ridere.
-Domani non mi scappi però - Mi si butta addosso ridendo e io accuso il colpo, la stringo a me combattendo con il mio istinto che mi dice di toglierle i vestiti di dosso, avvicino il naso al suo collo per sentire il profumo della sua pelle, trema ad ogni mio respiro.
- Andrea non puoi fare così però -
- Così come - Sussurro avvicinandomi al suo orecchio.
- Mi vengono i brividi -
- Allora vai al tuo posto e mettiti buona -
Mi guarda come se avesse visto un fantasma prima di spostarsi dalla sua parte, entra sotto le coperte e mi da le spalle rannicchiandosi in un angolo, appoggio una mano sulla sua spalla.
- Che hai Greta? -
- Perché ti sei arrabbiato? -
- Non sono arrabbiato! Dai, scherzavo, vieni vicino a me -
Si volta e mi abbraccia.
- E allora che hai? -
- Ho voglia di fare l'amore, sto diventando pazzo! -
Sorride e mi stringe a se, il suo corpo è caldo, bacio le sue labbra invitanti accarezzando i suoi seni sodi, sento il suo respiro interrompersi per un attimo.
- Facciamo l'amore Greta - Dico con un filo di voce.
- Domani.... non manca molto... -
- Che strazio -
Si addormenta addosso a me, ho caldo ma non mi muovo per paura di svegliarla, è bello averla accanto a me, sentire il suo respiro regolare sul mio petto.
La mattina dopo accompagno Greta, vado in officina e mi metto subito a lavoro, la radio mi tiene compagnia fino all'arrivo di Claudio.
- Hey! - Mi dice, sembra in forma, il taglio sul sopracciglio si sta risarcendo, si siede sullo sgabello. - Andiamo a prenderci un caffè? -
- Ieri sono andato a cena dai genitori di Greta - Dico senza ascoltarlo.
- Wow! Allora gli hai detto tutto? -
- Che alternative avevo? Voglio Greta nella mia vita -
- Beh adesso c'è.... -
- Si... adesso si -
- Gli... hai detto anche dell'altra cosa? -
Sospiro, non gli ho detto che prima di conoscerla facevo uso smisurato di cocaina, non ci pensavo neanche ma il mio amico mi ricorda che è successo e che forse lei dovrebbe saperlo.
- No Claudio -
- Ok... come vuoi -
- Domenica la porto a pranzo dai miei -
Mi guarda come se fossi un alieno.
- Io a Valentina ho detto tutto - Mi risponde come se non avesse ascoltato il mio intento di cambiare discorso.
- Cazzo Claudio! Non voglio parlarne! Sono fuori da anni! Non voglio che Greta soffra sapendo questa storia -
- Fa parte della tua vita Andrea! E il fatto che continui a fumare erba non fa di te un ragazzo provetto -
Gli punto un dito contro e la mia testa inizia a pulsare.
- Non sa neanche questo! Ok? Ti è chiaro? -
- E quando lo verrà a sapere? Perché prima o poi lo saprà! -
- Non sono cazzi che ti riguardano Claudio -
- Come vuoi.... vado, passo da Valentina. Ci sentiamo -
Lo guardo uscire, la rabbia si impossessa del mio corpo e con una pedata rovescio il carrello degli attrezzi in terra provocando un rumore assordante, avrei voglia di mettermi a urlare, vado in bagno e mi sciacquo il viso con l'acqua fredda per cercare di riprendere il controllo.
Torno di la e mi metto a raccogliere il disastro che ho combinato, mi cambio, infilo il casco, chiudo l'officina e me ne vado con la mia moto.
Giro per Firenze per delle ore, il cellulare vibra nella tasca dei miei jeans, non rispondo, non mi preoccupo neanche di guardare se è Greta, devo lasciarla andare, non ho niente da offrirgli, soffrirà per qualche giorno, forse qualche settimana, ma poi andrà avanti e troverà qualcuno migliore di me, adesso che le cose si erano sistemate il mio migliore amico ha deciso di riportarmi alla realtà; prima o poi dovevo farci i conti.
Mi ritrovo nella periferia di Firenze, quel posto tanto familiare dove tutto è iniziato, dove la mia vita si è trasformata in un inferno, parcheggio davanti al bar, mi tolgo il casco ed entro, l'odore di fumo intasa le mie narici.
- Guarda guarda chi si rivede - Alice si avvicina, una sigaretta tra le labbra; lei mi ha fatto provare, lei mi tirò dentro quel tunnel che sembrava non avere fine, lei quando smisi mi disse " un giorno tornerai a cercarmi ", ed eccomi qui ad avverare la sua previsione; da sempre innamorata di me, mai pagata la cocaina che mi faceva usare in cambio chiedeva soltanto sesso, dal modo in cui mi guarda deduco che le cose non sono cambiate.
- Andiamo a casa tua? -
Annuisco, rimetto il casco e mi segue con il suo motorino.
Appena entrati in casa prende dalla borsa la bustina con la coca e l'appoggia sul tavolino di fronte al divano, si toglie la maglietta e si avvicina a me, si alza in punta di piedi e inizia a baciarmi accarezzandomi il petto.
- Mi sei mancato -
- Vestiti, questa volta pago in contanti -
- Non sei tu quello che decide -
- Allora puoi toglierti dalle palle Alice, non farò sesso con te per un po' di coca -
Prendo la sua maglietta e gliela passo, lei mi guarda stupita con le pupille dilatate.
- Vattene - Gli dico.
Vado in cucina, sento la porta di casa chiudersi, apro il frigo e prendo una birra, mi mancava poco e avrei rovinato tutto quello appena costruito con Greta, prendo il cellulare dalla tasca dei jeans e trovo sette chiamate perse, tutte della mia piccolina, mi sento in colpa nonostante non abbia fatto niente.