Seconda parte _capitolo 10_

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La scuola ricominciò.

Lorenzo aveva finito di scrivere la biografia di Jen e si preparava ad appenderla sui muri in tutta la scuola.

Jen intanto era ancora in Liguria.

A scuola tutti si fermarono a leggere il racconto di Lorenzo. Tutti non poterono fare a meno di pentirsi per aver preso in giro Jen. Alcune ragazze si commossero. Anche le professoresse cacciarono via la loro espressione dura per sostituirla con una morbida ed era come se si sciogliessero.

Jen chiamò Elena, aveva bisogno di un consiglio:cambiare scuola a metà anno avrebbe richieduto procedure troppo lunghe e avrebbe dovuto spostarsi in una scuola molto lontana da casa perché poche strutture offrivano il percorso delle scienze applicate perciò doveva valutare bene.

-Elena? -

-Ciao Jen! -

-Mica ti disturbo? -

-Assolutamente no! Come stai? - Elena aveva una voce squillante ma sapeva farla diventare seria quando ce n' era la necessità. La psicologa era molto affezionata a Jen, dato che quest' ultima andava molto spesso a farsi una chiacchierata con lei e a chiederle consiglio.

-Non so se cambiare scuola oppure no-.

-Ti prendono ancora in giro? -

-Si, tutte le volte che entro a scuola devo farlo a testa bassa, mi fanno i dispetti, commentano ogni cosa che faccio, non posso prendere fiato che tutti iniziano a commentare e ad urlarmi dietro insulti...- la voce di Jen si faceva via via più acuta.

-Oh no Jen non piangere! -

-Ma come faccio a non farlo! L' altro giorno mi hanno fatto uno sgambetto in corridoio e mi sono caduti i libri e quando mi sono inginocchiata per raccoglierli mi hanno lanciato le cartacce dicendomi che non c' era bisogno di inchinarsi a loro, ma ti rendi conto che cattiveria che hanno? - ora Jen piangeva -Non posso vivere in pace, l'unica amica che ho è in un'altra classe e non la vedo molto spesso, quel coso mi ha tradito, ha detto tutto e adesso sono sola, non ho amici. -

-Oh povera Jen... Quel coso...? –

-Lorenzo-

-Io non penso che lui abbia tradito la tua amicizia, sai? Comunque io non prenderei decisioni troppo affrettate, Jen. So come tu ti senta a pezzi e so come può essere difficile vivere in questo modo, ma tanto siamo già a Gennaio, sono appena finite le vacanze di Natale: le persone avranno tanto da raccontarsi, vedrai che andrà un po' meglio. Poi se la cosa diventa ingestibile cambia scola, piuttosto. Va bene? -

-Okay, ci provo. Grazie mille Elena-.

E così Jen rientrò a scuola.

Sicuramente sarebbe stato difficile andare avanti ma Jen sperava sempre e quella volta ebbe fortuna.

Al suo ritorno rimase sconvolta: alcuni facevano battute del tipo "Ehi Spalato, ora ti fai difendere da quello sfigato del tuo fidanzatino?" molte altre persone, però, quando la vedevano la abbracciavano e le domandavano come stava chiedendole scusa. Jen non capiva cosa stava succedendo. Cercò Marica.

-Marica? -

-Jen! - l'amica le corse in contro e la abbracciò.

-Cosa succede? Perché tutti si comportano così con me? -

-Perché non mi hai detto nulla ti quello che ti stava succedendo? Avrei potuto aiutarti! E pensare che ero anche rimasta delusa dal tuo comportamento! Scusami -

-Marica cosa succede? -

-Tu non sai cosa ha fatto Lorenzo... È tutto merito suo. Vieni a vedere-

Marica la portò nell'aula di informatica dove alcuni studenti avevano fotocopiato la storia di Jen e ne avevano lasciate alcune copie per chi ne volesse una.

Jen la prese tra le mani e iniziò a leggere.

Le parole che aveva scritto Lorenzo ti toccavano il cuore, ti facevano sentire come se fosse successo tutto a te. Lorenzo aveva raccontato tutto quanto, tutto era stato detto, ora tutti sapevano tutto. E Jen se ne vergognava ancora di più: si vergognava del fatto che era stata presa in giro e sfruttata.

Effettivamente l'azione di Lorenzo era stato un gesto bellissimo: con le sue parole era riuscito a far cambiare idea a tutti su Jen, tranne che ad una piccola parte di ragazzi con testa piena di segatura in decomposizione, ma lei non voleva vederlo. Se prima le persone conoscevano solo frammenti della storia ora la conoscevano per intero e nei più piccoli dettagli. Tutti la trattavano come se fosse un cagnolino abbandonato, nessuno scherzava o faceva battute con lei perché pensavano di ferirla e non volevano farla stare male.

E nei corridoi non si parlava d' altro.

Decise che si sentiva umiliata, si impose di essere arrabbiata, iniziò a convincersi che ora era davvero tutto perduto, ora nessuno avrebbe più voluto parlare con lei.

A fine giornata tornò a casa e trovò davanti alla porta un pacchetto con una lettera incastrata tra i nastri.

Prese il pacchetto ed entrò in casa.

Chiuse la porta della sua camera ed iniziò a leggere.

Cara Jen,

ti prego non strappare la lettera prima ancora di finirla di leggere.

"Okay, questo è Lorenzo"

Sono Lorenzo...

"Appunto"

...Scusami. Scusami se ho detto tutto ma l'ho fatto per te. Non sopportavo di vederti soffrire, di vederti scivolare tra le grinfie di quelli là. L'ho fatto per il tuo bene, tu soffrivi, stavi per dare il tuo corpo contro la tua volontà e non potevo lasciartelo fare.

La lettera continuava ma la richiuse. Non sarebbe stata a leggere le sue giustificazioni. Ora provava solo rabbia verso Lorenzo. Scartò il pacchetto. Sotto la carta c'era un libro. Era il libro di Pirandello: Uno, Nessuno, Centomila.

"AH, come se non sapesse che ce l'ho già questo libro."

E così dicendo prese in libro e vi infilò la lettera e poi lo mise nella libreria accanto a tutti i libri di letteratura.

CB\

Piangere, Vivere, SorridereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora