San Valentino, che tormento. Tutti i ragazzi e le ragazze della scuola erano in fermenti, Qualcuno per i cioccolatini trovati nello zaino, per un fiorellino posato sul banco, altri erano semplicemente preoccupati per la caccia al primino. Alexandra aveva trovato una rosellina di cioccolato nella scatola del pranzo ed era super eccitata e intenta a scoprire chi gliel' avesse regalata. A Jen, invece, non importava nulla di tutte quelle cavolate o così credeva. E poi chi avrebbe dovuto donarle qualcosa? Qualche ragazzo ancora la prendeva in giro, altri erano diffidenti e quelli che invece erano diventati o tornati suoi amici non avevano alcun interesse nei suoi confronti.
A pranzo Jen si sedette in un tavolino in disparte per mangiare qualcosa ma ovviamente non aveva nulla perciò cercò il portafogli. Non lo trovò. Non c' era nella tasca dello zaino, non era imboscato in mezzo ai libri e neanche nell'astuccio eppure era sicura di averlo messo in borsa quella mattina. Si avviò verso la classe, per controllare di non averlo lasciato lì.
Nel corridoio non c' era nessuno, neanche le bidelle, c'era solo un ragazzo che stava uscendo dall' aula di Jen e veniva verso di lei. Quel ragazzo era Lorenzo
-Ciao-
Jen fissò il pavimento, non rispose e passò oltre.
Entrò in classe e chiuse la porta. Dei petali componevano una stradina che portava al suo banco ricoperto anch' esso di petali di rose: sopra c'erano il suo portafogli, un panino e dei cioccolatini.
Quel nome apparve subito nella sua testa: Lorenzo
-No, non è stato lui-.
C' era solo lui nel corridoio...
-Non è stato lui-.
Allora chi altro ...
-Ci sono un sacco di ragazzi nella scuola-
Lo sai che è stato lui...
-Non è stato lui punto e basta, stupida vocina che ho in testa!-
Jen osservò quella composizione colorata:
tic, tac , tic, tac.
Marzo arrivò presto.
Si iniziò a parlare della gita di fine anno: la prima E sarebbe andata quattro giorni in montagna a fine Maggio.Anche Jen e Lorenzo avrebbero partecipato.
La primavera fece il suo ingresso profumato e colorato. Sul banco di Jen ogni tanto apparivano dei fiori: margherite e viole.
Tic, tac.
Jen si sorprendeva a guardare Lorenzo. Iniziava a guardare con più attenzione quei suoi occhi azzurri o verdi a seconda della luce. E i suoi capelli marroni.
Tic, tac.
Cosa stava succedendo?
Aprile si portò via il nonno di Lorenzo e gli occhi del ragazzo si spensero e anche lui si chiuse in se stesso. Si isolava, scappava via. Usciva di casa e andava al parco. Non sopportava stare a casa in mezzo a gente che piangeva e cercava di confortarlo: lo facevano sentire ancora più solo e triste. Tutte le settimane andava a trovare la tomba del nonno e parlava alla sua foto. Stava al cimitero mezza giornata e non si preoccupava più di tanto della scuola.
Sia per lui che per Jen non c' era più nulla da fare: sarebbero stati bocciati sicuramente.
Jen si sentiva ancora prendere in giro da alcuni ragazzi che si credevano più furbi degli altri e si sentiva continuamente in imbarazzo e tutte le volte che poteva farlo, con una qualsiasi scusa, non andava a scuola.
Gli ultimi mesi passarono in fretta. Le verifiche iniziarono a spuntare come funghi a destra e a manca e spesso erano su tutto il programma dell'anno e Jen e Lorenzo non sapevano nulla.
Era ormai metà Maggio e la gita era alle porte: in quei tre giorni sarebbe scoppiata una scintilla.
STAI LEGGENDO
Piangere, Vivere, Sorridere
RandomCosa può succedere se tutti ti tormentassero? Ti uccideresti o continueresti a vivere? Abbasseresti la testa o avresti il coraggio di affrontare i bulli?