Jen uscì di casa alle tre e mezza. Aveva detto ai suoi che sarebbe andata a casa di Lorenzo anche se fu difficile convincerli dopo il calcio che aveva ricevuto.
Si incamminò verso il parco.
Si chiese per l' ennesima volta per quale motivo i poliziotti avevano prelevato Cristian da scuola. Jen non lo aveva denunciato.
Pensò a Lorenzo.
Era possibile che fosse stato lui? No. Lorenzo non le avrebbe mai fatto una cosa simile.
Il telefono vibrò. Era Dan che le chiedeva le foto. Cristian era ad un passo dall' umiliarla per sempre.
Jen non si aspettava che Lory la fermasse perché quest'ultimo aveva sempre rispettato le sue scelte, ma quella volta non era così.
Lorenzo era appena uscito da nuoto e aveva ancora i capelli bagnati. Citofonò a Jen. Non rispose nessuno. Citofonò ancora. Di nuovo nessuno. Dove poteva essere Jen?
-Al parco-. Disse ad alta voce ed iniziò a correre.
Lorenzo conosceva molto bene Jen e sapeva dove poteva essere. Il parco era attraversato da un fiume e c'era una rientranza con una spiaggia nascosta dagli alberi e dai cespugli. Sicuramente l'avrebbe trovata in quel posto.
Lorenzo sapeva che Dan chiedeva le foto a Jen tutti i giorni. In quel momento voleva fermare Jen. Sapeva che avrebbe ceduto e prima le diceva la verità e la fermava e meglio era.
Mancavano ancora cinquanta metri. Jen era in piedi sul sentiero di terra battuta.
Si guardò intorno: vide la sua adolescenza e la sua dignità sfuggirle di mano, volare via. Osservò i bambini ridere mentre si rincorrevano: loro si divertivano mentre lei stava per rovinarsi completamente l'esistenza. A parte quei due bimbi con la loro mamma non c'era nessuno.
Si fece forza. Una lacrima le scese lungo la guancia. Scosto un le foglie dei rampicanti ma Lorenzo arrivò di corsa. La strinse forte, sollevandola da terra.
-Lasciami, Lory , lasciami! Non voglio essere umiliata ancora!-
-Non succederà! Calmati, ascoltami!- Jen si agitava e scalpitava ma nell' ultimo mese la muscolatura di Lorenzo si era rafforzata e non riusciva a liberarsi.
-Lasciami! Aiuto! Aiut ...-
-Shh, cal ... ma ...ti-
Jen si tranquillizzò ma non smise di piangere.
-Ho trovato una soluzione a tutto questo. Andiamo. Te la racconto a casa-.
-Va bene-.
I due tornarono indietro. Lorenzo le teneva un braccio intorno alle spalle mentre pensava a come dirle che se Cristian era stato portato via era merito suo.
Arrivati sotto il portone del palazzo di Jen, Lorenzo si decise a parlare:
-Io sono andato in commissariato e ho detto tutto tranne del fatto che tu dovevi mandare le foto a Dan e se i poliziotti ora hanno messo dentro Cristian è merito mio. Penso che tra un po' gli faranno un processo e sarà tutto finito. FIDATI DI ME-
-Ma tu sei pazzo! Ti avevo detto di non dire nulla! Perfetto adesso anche i migliori amici ti rovinano la vita! – e così dicendo, tra i singhiozzi, tirò una sberla a Lorenzo e gli chiuse il portone in faccia.
E Lorenzo rimase lì, con il segno delle cinque dita di Jen sulla faccia. Pensò a quanto era ingiusto tutto quello: lui voleva solo aiutarla e invece la sua azione non aveva fatto altro che farla infuriare.
Tirò un pugno alla porta e tornò a casa sua.
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Piangere, Vivere, Sorridere
AcakCosa può succedere se tutti ti tormentassero? Ti uccideresti o continueresti a vivere? Abbasseresti la testa o avresti il coraggio di affrontare i bulli?