_capitolo 13_

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Quel week end Jennifer e alcuni suoi amici andarono in montagna. I genitori camminavano più indietro mentre i ragazzi allungavano il passo tenendosi a distanza. Jen ogni tanto avvertiva che i suoi genitori stavano raccontando agli altri come era uscita dal casino con Cristian e allora faceva finta di vedere qualcosa tra gli alberi e incominciava a camminare più veloce di prima per allontanarsi. Gli amici di Jen, Mattia e Claudia, erano più grandi di lei. Mattia aveva un fratellino più piccolo e si chiamava Adriano.

I tre più grandi si conoscevano da molto tempo perché erano vicini di casa e si divertivano molto insieme. Si vedevano almeno una volta al mese per andare a mangiare in un pub oppure per vedere le gare di nuoto o le partite di calcio in pizzeria. A volte andavano in montagna, come quel giorno. Mattia e Claudia erano diversi dagli altri perché la trattavano allo stesso modo di come si comportavano prima che Jen fosse presa di mira dai bulli: le persone infatti la trattavano come se fosse di porcellana, come se qualsiasi parola che dicevano avesse potuto ferire Jen.

E questo la faceva stare molto male. I tre facevano cose spericolate, si arrampicavano sugli alberi, attraversavano torrenti a balzi, osservavano scoiattoli e uccellini, catturavano bisce, seguivano le tracce di lupi e volpi.

Una volta avevano anche immobilizzato una vipera e quando lo avevano raccontato ai genitori loro li avevano messi in punizione per una settimana intera.

Quando la compagnia arrivò al rifugio i piccoli e i genitori rimasero davanti alla struttura mentre Jen, Mattia e Claudia andarono ad esplorare l'area circostante.

La valle dove si trovavano non era molto grande. Si vedevano da un lato le montagne dall' altro le colline e la pianura sottostante.

La giornata passò in fretta e a quell' altitudine faceva anche più caldo che a valle. Al pomeriggio i ragazzi si erano arrampicati su un albero anche parecchio alto. Jen ovviamente era sempre in testa al gruppo e si avventurava per prima dato che era sempre la più agile mentre Mattia e Claudia stavano dietro di lei. Jen non era mai stata una fifona, non aveva paura di spingersi al limite o in posti sconosciuti mentre gli altri era più paurosi e forse anche più prudenti.

-Jen, non credi di essere salita abbastanza in alto? – chiese una voce da in fondo al gruppetto

-No Mattia, secondo me si può salire ancora-

-Ma i rami si stanno facendo sempre meno spessi! – fece Claudia che si trovava dietro a Jen.

-Facciamo così: ognuno si fermi dove vuole, va bene? –

-Va bene- risposero gli altri due che si fermarono subito. Jen ovviamente continuò a salire; era già ad una bella altezza pari circa a quella del secondo piano di un normale palazzo. Jen arrivò in cima all' albero e si aggrappò ad un ramo centrale più spesso.

-Guarda un po' chi abbiamo trovato! – Alla destra di Jen c'era un nido con delle uova.

-Cos'hai trovato? -

-Un nido-

-Di cosa? –

-Non lo so, non le ho mai trovate queste uova ed ora non mi viene in mente, faccio foto e ve le mando.

-Oh shit-

-Le parole...-

-Solo tre parole: oh cavolo-

-Son solo due parole-

-Mattia non posso contare le parole-

-Allora perché dici che sono tre parole-

-Perché mi è venuto in mente che fossero solo tre parole-

-Non sprecare parole per difenderti se non sai usare le parole-

Le so usare le parole, sei tu che usi parole inutili per offendere le mie parole-

-sei tu con le parole delle parole delle-

-BASTA! Traduci le tue pa...la tua esclamazione-

-Oh cavolo stava per tra adesso si mangia-

-Ah, andate, io non ho fame-

-Sicura? –

-Sì-

-Okay...-

E mentre i due si allontanavano Jen osservò il paesaggio, ci sarebbe rimasta in eterno su quell' albero.

Si accoccolò su dei rami spessi e fitti che sembrava avessero formato una poltrona apposta per lei e rimase lì, semplicemente a guardare, svuotando la mente mentre i pensieri salivano sempre più su con un sottile fruscio.


Piangere, Vivere, SorridereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora