quella serata, in ogni caso, era finita con io che urlavo a yoongi i peggiori insulti e lui che mi ripeteva la fine che avevano fatto i miei meravigliosi e costosi vestiti.
dentro di me avevo progettato già la vendita del suo corpo per comprare almeno la metà degli abiti.il mio piano era semplice e innocente: lo rapivo, legandolo ad una sedia nello sgabuzzino, gli tiravo qualche schiaffo per soddisfazione personale, lo tenevo muto con la prima cosa che avevo a disposizione e dicevo agli altri che era stato mangiato da un maiale, visto che era stato scambiato per il cibo.
dovevo solo decidere come avrei portato entrambi via da lì e senza morire di puzza con quel coso accanto.
era decisamente un piano geniale e mai progettato, proprio a causa dell'astuzia con cui i dettagli erano stati decisi.fiero di me, mi svegliai il mattino dopo e per un attimo dimenticai di avere addosso una delle magliette del ragazzo che mi aveva rovinato la giornata.
i fatti erano stati più o meno questi: dopo che la proprietaria era venuta a sapere di ciò che avevano combinato, aveva obbligato la mente dell'operazione (yoongi) a darmi qualcosa da indossare.
avrei voluto dire che no, mai avrei messo qualcosa di suo, ma avevo sul serio bisogno di coprirmi.
i loro occhi lussuriosi iniziavano ad infastidirmi.mi alzai dal materasso, che cigolò appena sotto al mio peso, e iniziai a camminare in silenzio per raggiungere la porta e uscire dalla stanza senza svegliare i coglioni che ancora erano nel mondo dei sogni, quando ebbi la necessità di vendicarmi.
mi avvicinai al letto del biondino e pensai bene a cosa fare, visto che tutto ciò a cui riuscivo ad aspirare erano movimenti con conseguente favore sessuale, che volevo evitare.
nel frattempo mi sedetti e iniziai a fissare il muro, sperando che questo mi desse qualche consiglio.
fu allora che il più grande me la fece ancora. poggiò le mani sui miei fianchi, facendo in modo che io agissi di conseguenza e che gli saltassi tra le braccia, spaventato.ero un cagasotto. tutto quello che posso dire in mia discolpa.
mi allontanai quasi immediatamente, sentendo la puzza che emanava e che non avevo proprio potuto evitare di notare: era davvero forte.
«ma ti lavi, almeno?» domandai, senza volerlo, e mi sentì un tale maleducato...
lui mi guardò, per un attimo scosso, poi sorrise (in un modo che mi spaventò particolarmente) e mi si avvicinò ancora.
era peggio di una cozza e questo poteva benissimo spiegare il suo disgustoso odore.
«no. ma potrei accettare di fare una doccia, se tu vieni con me e mi fai compagnia. ovviamente nel modo in cui preferisco io» disse, il ghigno era ancora impresso su quella sua faccia da pesce lesso.«puoi tranquillamente continuare a puzzare.»