«porca puttana»
urlai, frustrato e quasi non tirai un pugno a taemin, troppo occupato a insultare yoongi nella mia testa per rendermi conto di star spaventando il gruppo di ragazzi che avevo davanti.
«quando torno in campagna gli spacco quella fottuta faccia da mascalzone, giuro su dio. non gliela faccio passare liscia. e se irene viene a scoprire qualcosa sarò nella merda più totale»
continuai, agitandomi e iniziando a camminare avanti e indietro per la strada, come a cercare una soluzione.
in realtà non ci stavo pensando affatto, piuttosto stavo progettando di tornare a casa e spiegare la situazione (con magari qualche bugia di qua e di là) a mia madre, in modo da restare lì definitivamente e ricominciare la mia vita da ragazzo viziato.«vuoi che ti accompagni io con la macchina?»
mi domandò ad un tratto minho e annuì ripetutamente, felice del fatto che qualcuno si fosse deciso a offrire il proprio aiuto.
«sì, grazie. ma puoi portarmi direttamente a casa, non ho le chiavi per tornare in quel riformatorio del cazzo che, per dirla tutta, è solo uno spreco di soldi»
mormorai e il ragazzo eseguì alla lettera le mie parole, portandomi davanti alla villa che era casa mia.lo ringraziai e una volta che fu andato via, suonai al campanello, nella speranza di trovare qualcuno sveglio.
erano, infatti, soltanto le sei e dubitavo fortemente che fosse così.
innanzitutto mio padre era fuori per lavoro, il che voleva dire che vi era soltanto mia madre e quest'ultima solitamente decideva di alzarsi dal letto solo verso le undici.
non che la biasimassi, ma in quel momento avevo bisogno che lei fosse abbastanza sveglia da aprirmi e comprendere le mie argomentazioni sul perché fossi lì.fortunatamente ad aprirmi la porta fu un uomo che io conoscevo bene: mio zio, nonché il fratello adorato di mia madre.
e beh, io lo amavo tanto quanto lei per un semplice motivo: il modo in cui mi trattava a letto.
ci ero andato un paio di volte per puro divertimento e mentirei se dicessi che non mi era piaciuto abbastanza da urlare tutta la notte (cosa di cui mi vergognai leggermente dopo, ma semplicemente per il legame di parentela che ci legava. scoprì successivamente che i miei familiari avevano programmato tutto, perché beh, era una specie di tradizione. strano a dirsi, ma vero).«zio, grazie a dio mi hai aperto»
esclamai, abbracciandolo e entrando in casa sotto il suo sguardo indagatore.
che in me ci fosse qualcosa che non andava?
poi capì: probabilmente sapeva della mia permanenza al 'riformatorio'.«come mai sei qui, jiminie?»
mi domandò, seguendomi e accomodandosi sul divano accanto a me.
«e che roba è quella che stai indossando?»
disse, guardandomi disgustato.«i ragazzi di lì hanno rovinato tutti i miei vestiti, fino a renderli impossibili da usare e mi è toccato indossare qualcosa di loro. e sono qui perché sono stanco di vivere lì: mi trattano male e un ragazzo fa l'idiota con me. mi piace davvero tanto, zio, ma lui vuole fare solo sesso»
spiegai, mordendomi il labbro, pronto a ricevere una critica o una sgridata da lui, ma lo sentì soltanto ridere, il che fu nettamente peggiore.
mi sarei aspettato di tutto, ma non questo.«jimin, sei davvero tenero. non stai lasciando che questo ragazzo ti scopi, perché tu vuoi più che semplice sesso? tesoro, tutti sanno che le migliori storie d'amore iniziano così: una scopata e si finisce per non poter più fare a meno di volere l'altro, e non più solo sessualmente. dovresti lasciare che ti usi e capirà quanto cazzo è bello fott- avere la possibilità di starti accanto ogni giorno»
mi spiegò e io ebbi come un'illuminazione.
dio aveva iniziato a sussurrarmi all'orecchio i motivi per il quale quel piano era totalmente sconsigliato e io ero sempre più sicuro di ciò che stavo per fare.«sai cosa? hai ragione, ma prima mi divertirò un po' anche io.»