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quando gli fui davanti era troppo tardi: i cavi erano stati tagliati e lui si era tranquillamente seduto sul muretto un po' più in là, al confine tra strada e la campagna.
mi chiesi se avesse pensato o meno a quali problemi quel suo comportamento avrebbe potuto portare, ma accantonai tutti i pensieri negativi da un lato, fingendo io stesso che quella situazione fosse normale.

ero indeciso se avvicinarmi o meno, ma alla fine lo feci comunque, fissando prima il posto accanto a lui e poi le cosce del ragazzo.
avrei voluto sedermi lì, onestamente, ma evitai.

«credi che così mi fermerai? che non tornerò comunque a casa?»
borbottai, vedendo come il suo sguardo fosse concentrato sulla luna dietro di me.
stanco di non ricevere nessuna delle sue attenzioni e voglioso di averne a tutti i costi, afferrai il suo viso con la mani e lo spinsi con forza a fissarmi.

«non voglio tu vada via, è una richiesta così impossibile da realizzare? ti voglio qua con me, jimin»
mi rispose a sua volta e ricordo bene come il mio cuore iniziò a battere forte contro il petto e le mie guance si colorarono di rosso.
lui posò le sue dita su di esse, accarezzandole, e io chiusi gli occhi come se mi fosse stato imposto.

«mi chiedi tanto, hyung. mi stai domandando di lasciarmi uccidere. mi-mi stai facendo male, yoongi hyung»
ammisi, sorprendendomi della mia stessa serenità e sincerità.
eppure avevo sempre avuto problemi a dire le cose come stavano, avevo appena perso la mia dignità.

«mi spiace, jiminie. n-non mi piaci in quel modo. hai sentito: con te voglio solo fare sesso»
mi disse nuovamente e quasi non scoppiai a piangere, sentendo il petto stringersi e far male.

«portami via, ti prego. accompagnami in città»
gli domandai e lui aprì la bocca, forse per ribadire, per poi annuire e afferrarmi per mano.
derubò irene delle chiavi della macchina, tanto che quasi me ne pentì al solo pensiero di cacciarci entrambi nei guai, ma la voglia di rivedere l'unico ragazzo che mi aveva fatto stare bene era troppo forte.
gli avrei chiesto di portarmi a casa di taemin, senza specificare chi fosse o fosse stato per me.

taemin era il mio ex ragazzo, l'unico che avevo avuto, l'unico che mi aveva saputo trattar bene. quando ci lasciammo, decidemmo di rimanere amici, certo, con alcuni benifici.
alcune volte mi toccava, altre mi baciava e a me stava bene solo se non sorpassava un certo limite.
non stavamo più insieme, quindi alcune cose non poteva pretendersele, e non per rancore, perché non ne provavo assolutamente.

«chi è?»
mi domandò quanto fummo davanti casa sua e vide dei ragazzi seduti sul marciapiede, intenti a scherzare e giocare tra loro.
indicai il biondo e sorrisi nel vedere minho con lui.
«okay, scendiamo.»

e così feci. aprì la portiera e la chiusi dietro di me.
gli corsi incontro, buttandomi tra le sue braccia, ad un tratto nuovamente felice.
«jimin, che ci fai qui? cazzo, mi sei mancato»
lo sentì pronunciare e io gli accarezzai i capelli, guardandolo negli occhi.
«yoongi hyung mi ha portato qui. avevo bisogno di te. mi fa male qui»
dissi con il tono innocente che tanto gli piaceva, portando una sua mano all'altezza del cuore.

«daddy ti farà sentire di nuovo bene con un bacio, mh?»
mormorò sulle mie labbra e io mugulai voglioso.
ci volle poco affinché accadesse e la cosa che catturò particolarmente la mia attenzione fu lo sbuffo seccato, quasi incazzato, di yoongi dietro di noi.
e fu proprio quello il motivo per il quale, dopo tempo che non gli era permesso, approfondì il bacio.

a farmi staccare fu il rumore del motore e quando mi girai, yoongi era andato via.
quel coglione mi aveva lasciato lì.

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