MADHOUSE - JESSE

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DUE ANIME IMPURE

Sentivo l'odore del caffè provenire dalla cucina.
Mase e il suo vizio per l'espresso.
Le voce di David Bowie rimbombava forte nella camera. Era come se fosse la, vicino a me, un concerto privato per il sottoscritto.
Era lui l' unico compagno di giornate da più di cinque mesi, ormai.
Nell'ultimo periodo non facevo altro che starmene chiuso in casa, ignorando i rimproveri di Mase e le chiamate di Daphne  e altri "amici."
Avevo anche smesso di spacciare.
Non ne avevo più voglia. Non avevo voglia di uscire, di parlare, non avevo voglia di fare niente.
Sapevo che avrei dovuto ricominciare a spacciare, perché i soldi messi da parte stavano finendo e non potevo più fregare i soldi allo zio, lui se ne era accorto.
Il vero problema di rimanere da solo per tutto quel tempo,  era che non potevo smettere di pensare. Volevo spegnere la mia testa.
Credevo che la voce di Bowie avrebbe superato anche il rumore dei miei pensieri, ma non era così.
Nemmeno la bamba riusciva a farmi dimenticare tutto.
Stavo diventando un vegetale, ma non potevo evitarlo.
Tutto mi ricordava lei. Quella maledetta città mi ricordava lei. Avrei dovuto andarmene lontano, ma lei ci sarebbe sempre stata.
La odiavo. Odiavo il fatto che mi avesse preso in giro per tre lunghi mesi. Odiavo il fatto che fosse una cazzo di tipa problematica e depressa, perché cazzo non poteva essere normale? Perché non poteva andare tutto bene?
Odiavo il suo modo di essere così,  bella e ingenua, assolutamente irresistibile.
Odiavo il fatto di essermi innamorato di lei.
La mia vita era una merda. Ero destinato a soffrire perennemente.
E mi facevo schifo, per aver pensato quelle cose di lei.
Non riuscivo  a farla uscire dalla mia mente.
Ogni volta che ripensavo a quello che aveva fatto mi venivano i brividi.
Come aveva potuto la mia Kira, la mia piccola e dolce Kira, a fare una cosa del genere?
Avrei dovuto capirlo. Avrei dovuto capire che nella sua testa c'era qualcosa che non andava, ma ero così accecato dall'amore, egoista come ero.
Pensarla la, così lontano da me, in un istituto mentale, senza la mia protezione...Avrei tanto voluto vederla, ma non ci riuscivo. 
Non sono riuscito nemmeno ad andare al processo.
Non potevo nemmeno vedere la TV.  Non si parlava altro che di lei.
Daphne aveva provato a convincermi ad andare a New York,  ma non ci sono riuscito.
Non sapevo cosa pensare. La odiavo e la amavo. Forse Dio ha voluto che ci incontrassimo perché siamo entrambi due anime sporche e cattive, per punirci, illudendoci di poterci amare. Facendoci avvicinare e poi allontanatare .
Afferrai una delle foto che ero riuscito a prendere dopo il suo arresto. Era un'istantanea che aveva scattato lei con la sua polaroid.
Eravamo in giardino, il sole accecante illuminava la nostra pelle.
Acarezzai la sua immagine, immaginandomi di accarezzare lei.
Kira sorrideva felice alla telecamera, mentre io fingevo di morderle una guancia.
Era così bella, così perfettamente giusta. Non riuscivo però ad accettare e a perdonare quello che aveva fatto, e mi chiesi se lo avrei mai fatto.
Alla televisione avevano detto che il processo di suo padre sarebbe avvenuto fra due giorni.
Pregavo con tutto il cuore che lo incriminassero.
Improvvisamente sentii la necessità di uscire. Avevo bisogno di prendere aria.
Mi vestii velocemente ed uscii di casa, ignorando le domande di Mase.
Camminai spedito con le mani in tasca verso nessuna direzione, beandomi dell'aria fresca sul mio viso.
Strinsi sul fondo della tasca della giacca la fialetta di coca quasi vuota.
Ero nervoso, come ogni volta che non avevo soldi per comprarmi la roba.
Camminavo spedito, senza pensare a nulla, e sentii delle goccioline di pioggia appoggiarsi sulla fronte.
Non seppi per quale motivo e come ci fossi arrivato, ero vicino alla provinciale di Westerfield.
Mi fermai, notando che alla mia destra c'era il servizio funebre Maxwell.
Il padre di Kira era il titolare. Mi sentivo attratto in qualche modo da quel posto, ma soprattutto volevo vedere la sua faccia. Volevo vedere il rimorso nella sua faccia, solo questo.
Presi la Fialetta e tirai quello che rimaneva della bianca.
Entrai deciso all'interno del servizio funebre.
Non ci ero mai entrato in vita mia, e di certo non era idea entrarci a vent'anni.
Era un piccolo ufficio dai colori caldi e accoglienti. C'era una scrivania nera e un computer di ultima generazione.
Vicino alla tastiera c'era una cornice.
C'era la foto di lui e la sua famiglia, Morgana compresa.
Zach sorrideva all'obiettivo tenendo stretta la moglie, con un sorriso falso stampato in faccia.
Austin reggeva un pallone e sembrava annoiato,  al suo fianco c'era Morgana con ciuccio in bocca e poi, Kira.
Erano stati fotografati nel giardino della loro casa.
Kira non sorrideva. Avrà avuto otto anni. La frangetta scura le copriva gli occhi tristi.
Mi sentii pervadere da una rabbia improvvisa per quei genitori malati, e scagliai la foto contro il muro.
Il vetro si ruppe in piccoli pezzi.
Zach Maxwell comparve immediatamente da una porta che non avevo notato.
Era spaventato, e fu sorpreso di vedermi.
Corrugó la fronte quando vide la cornice rotta a terra.
-Che ci fai tu qua?- Mi chiese sprezzante.
Strinsi forte i pugni cercando di calmarmi, ma non ci riuscii.
-Devo organizzare un funerale.-

-Ah si? E di chi?--Il tuo

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-Ah si? E di chi?-
-Il tuo.-
Il mio pugno impaziente si scagliò sul suo viso con tutta la potenza possibile, stupendo anche me.
L'uomo inizió a sanguinare dal labbro, guardandomi sconcertato.
-Esci subito da qui!-
Lo afferrai per il colletto della camicia e lo spinsi contro la scrivania.
-Non prima di una risposta. Perché non ci sei anche tu, in un cazzo di manicomio? Perché sei qua, libero di fare quel cazzo che ti pare dopo quello che hai fatto? Questo sarebbe il luogo adatto a te, ma non qui, dentro una di quelle bare che affitti. Non credi anche tu? -
Afferrai il suo collo con le mani, e strinsi, strinsi con tutta la forza che avevo in corpo.
-Lo sai cosa fanno ai pedofili in prigione?-
-Non mi interessa saperlo, tanto non ci andrò. -
Strinsi ancora più forte, facendolo tossire sempre più forte.
Boccheggiava in cerca di aria. Volevo ucciderlo.
-Posso mostrartelo io, allora. Una piccola anteprima. Devi soffrire come hai fatto soffrire tua figlia, lurido bastardo! -
Gli assestai un pugno sull'occhio destro, godendo delle sue urla di dolore.
-Kira non ha sofferto.-
-Come puoi dire questo!-
Gli diedi una ginocchiata sullo stomaco, facendolo acasciare a terra.
Provai ancora a soffocarlo, e lo vidi cambiare colore, i suoi occhi vacui spaventati sembravano voler uscire dalle orbite.
-K-Kira...- provó a dire qualcosa, così allentai leggermente la presa.
-Lo sai...- Fece un sorriso maliziosa, ricoperto di sangue. - A lei piaceva. Era innamorata. Le piaceva quando le facevo quelle cose.-
Non ci vidi più.
Lo colpii in faccia varie volte,  sempre più forte e velocemente.
-È colpa tua! L'hai manipolata, l'hai rovinata!-
Continuai a colpirlo finché non sentii più la mia mano, finché le dita iniziarono a formicolare.
Mi alzai, e colpii il viso ormai deturpato con il piede.
Non ne avevo abbastanza. Volevo vederlo morto.
Feci cadere a terra tutto quello che c'era sopra la scrivania.
L'uomo aveva perso i sensi.
Feci dei lunghi respiri, cercando di calmarmi.
Avevo voglia di continuare, dargli le peggiori torture immaginabili.
Se avessi avuto altra roba in corpo probabilmente lo avrei fatto, ma alla fine decisi di andarmene.
L'effetto della coca era finito, e con essa anche la voglia di condividere la stessa stanza con un mostro.
Uscii da quel posto, incamminandomi velocemente verso casa di Bryce, dove avrei trovato sicuramente qualcosa per alleviare momentaneamente l'improvvisa depressione.

BEHIND THE HOUSE - "The House Saga " Spin offDove le storie prendono vita. Scoprilo ora