DOLLHOUSE - DAPHNE

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ERA SEMPRE LEI


l palazzo in cui viveva Bryce, il fornitore di Jesse, si trovava appena fuori da Westerfield, nella zona poco conosciuta e popolata da case popolari.
A Jesse non piaceva portarmi con se da Bryce, ma quel giorno avevamo deciso di passare un po' di tempo insieme, e non avrei permesso che ad annullare il nostro piano fosse uno spacciatore irlandese.
Jesse accostò l'auto proprio sotto al suo appartamento.
Era vecchio e grigio, la maggior parte delle finestre erano rotte o con le persiane distrutte.
Da qualche finestra erano appesi dei vestiti.
Era un palazzo enorme e incuteva un leggero timore proprio per l'aspetto antico e malandato.
Uscimmo dall'auto d'epoca di Jesse e ci avvicinammo alla porta d'ingresso dell'condominio, costantemente aperta.
-Stammi vicino.-
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi, seguendolo lunghe le scale infinite.
Al primo piano, per poco non mi scontrai contro una bambina che saliva di fretta le scale.
Tra le mani aveva due buste pesanti della spesa.
Non ci guardò nemmeno e Sì fiondó all'interno di un piccolo appartamento.
Quasi tutte le porte dei piano erano aperte.
In qui palazzoni vivevano solo tossici e banditi, e vedere quella bambina girare come se nulla fosse mi aveva reso improvviso più triste.
Finalmente arrivammo all'ultimo piano.
La porta di Bryce era chiusa, e fummo costretti a bussare più volte prima che ci aprisse.
Bryce era un bel ragazzo. Aveva la mia stessa età, e prima di venir espulso, frequentava la nostra stessa scuola.
A quei tempi, faceva parte della squadra di football. Ci provava spudoratamente con me, ma nonostante fosse attraente, non c'era stato nemmeno un bacio.
Lentamente era caduto in fondo, iniziando a frequentare brutte compagnia.
I suoi occhi azzurri che adoravo tanto erano ora spenti e vuoti, semplici.
Era dimagrito molto, e i muscoli a cui teneva tanto erano solo un ricordo lontano.
Era un ragazzo popolare, vestiva sempre alla moda ed aveva ottimi voti.
Ora invece era irriconoscibile, ma aveva sempre un certo fascino.
I suoi occhi senza luce vagarono a lungo sulle mie forme, per soffermarsi successivamente sulla figura possente di un Jesse improvvisamente alterato.
-Ma chi si vede...Hai portato anche la mascotte. -
Mi guardò, facendomi l'occhiolino.
Disgustoso.
-Sta zitto, Bryce. - rispose Jesse.
-Oh, ma che hai capito. Io parlavo di te.-
E venne da ridere anche a me, ma mi Trattenni.
-Dai, entrate.-
L'appartamento era grande e spazioso, ma ridotto malissimo.
La vecchia moquette era sporca in vari punti di macchie non identificate, e c'era un caos inimmaginabile.
La puzza era soffocante, arrivava fino in fondo alla gola, e mi chiese come facesse Bryce a sopportarla.
In salotto, seduti sul divano lercio di finta pelle, c'erano altri due ragazzi.
Uno di loro sembrava molto giovane, ma era già ridotto malissimo.
Avevo lo sguardo perso e nemmeno ci notò quando entrammo.
I capelli unti e lunghi gli coprivano gli occhi strafatti,e mi venne quasi da piangere a vedere un giovane quindicenne già ridotto in quello stato, in quel tunnel infinito in cui si era inoltrato.
L'altro tipo era un socio di Bryce, più grande di tutti noi.
Aveva la testa rasata ed era tatuato fin sopra la nuca lucida.
Ci guardò con sospetto, senza rivolgerci la parola.
-Dio , che puzza c'è qui dentro.- Dissi storcendo il naso.
Volevo uscire presto da lì, e mi pentii per non aver ascoltato Jesse.
Sul tavolino di legno in centro c'erano gli arnesi utilizzati dai due tossici, ed il pelato si sporse per preparare una dose.
-È l'odore della droga, principessa. -
A parlare fu il ragazzino, disteso sul divano, con un rivolo di saliva sull'angolo della bocca.
Jesse guardò il pelato mentre si stringeva l'elastico intorno al braccio con un misto di disgusto e curiosità.
Bryce era quello che procurava la roba a Jesse, che la rivendeva per le strade della Westerfield di classe, come la chiamava lui.
Tagliava la coca e l'ero nella sua piccola cucina disordinata, da cui proveniva l'odore forte di ammoniaca e quello di cibo avariato.
-Dai sedetevi, raccontatemi come vanno le cose da quelle Parti.-
-No, dammi la roba che ce ne andiamo.- Rispose lui nervoso.

Bryce scosse la testa divertito, ed annuí.
-Vado a prenderla.-
Scomparve in cucina, ed io mi sedetti su una poltrona dallo schienale rotto.
Jesse si sedette al mio fianco, agitato più del solito.
Non dicemmo nulla, aspettando paziente che Bryce si desse una mossa.
Guardai incantata l'uomo mentre si iniettava l'ero sul braccio, la vena quasi invisibile, i vari buchi infettati sparsi sulla pelle macchiata d'inchiostro nero.
-Ne vuoi?- la sua voce era roca e leggermente nasale, decisamente adatta alla sua faccia nervosa.
-No, che non la vuole.- rispose brusco Jesse, fulminandolo con gli occhi.
Bryce rientrò nella stanza, e diede a Jesse la busta trasparente con la bamba.
-Ecco a te, amico.-
-Cazzo Bryce, così poca?-
-Meglio evitare imprevisti. Il capo preferisce così, sai non vuole casini. Niente di personale. -
Jesse sbuffó e la infilò nella tasca interna della giacca.
Si alzó, aspettandosi che lo seguissi.
-Daphne, andiamo.- odiavo quando usava quel tono così autoritario.
Cazzo, aveva due anni in meno di me e si comportava come se fosse il mio capo.
-Me la cucini tu?-
Il pelato fece un sorriso sghembo e annuí, gli occhi che si chiudevano spontaneamente.
-Daphne, che cazzo stai facendo?!-
Mi prese il braccio e mi strattonó, guardandomi negli occhi.
-Mollami il braccio, Jesse. È solo un buco.-
-Un buco un cazzo! L'ero non la tocchiamo, Daphne. -
-Smettila.-
-Dai Jesse, cosa vuoi che sia!- Sì intromise Bryce, divertito dalla situazione.
-Daphne, alza quel culo e andiamo.-
L'uomo mi porse l'elastico, e lo strinsi intorno al mio braccio magro come meglio potevo.
-Faccio quello che mi pare. -
-Smettila di comportarti da bambina Daphne! Non bucarti con quella merda.-
-Perché ora ti preoccupi per me? Non mi sembra che ultimamente tu lo faccia molto. Perché non te ne vai a fare in culo dalla tua nuova amica depressa?-
-Che cazzo hai detto?-
-Hai capito. Hai capito benissimo. -
Jesse annuii pensieroso, guardando affranto la mano tatuata dell'uomo scorrere sul mio braccio e cercare la vena .
-Va bene. Fanculo.-
Jesse si voltò, uscendo spedito dalla porta .
Pensai, sperai fino all'ultimo che tornasse indietro, che rientrasse e impedisse che il veleno si impossessasse del mio corpo.
Ma non si voltò indietro.
Andava da lei.
Era sempre lei.

BEHIND THE HOUSE - "The House Saga " Spin offDove le storie prendono vita. Scoprilo ora