Mattia's POV
Il Campanone, o campanù, alle 22:00 scocca cento colpi, gli stessi che in passato annunciavano la chiusura notturna dei portoni delle mura venete. Io li sento proprio tutti e come un bambino inizio a contarli nell'attesa di addormentarmi dato che domani mattina ripartiremo presto. È stata una lunga giornata, ho fatto un instore qui a Bergamo e ora sono in una camera d'Hotel vicino Piazza Vecchia.Ventitré, ventiquattro, venticinque...
"Mattia, mi manchi."Ripenso al messaggio di Micole di circa una settimana fa. Ci siamo sentiti veramente poco durante questo mese e, quando è successo, l'imbarazzo è stato molto forte: una volta, addirittura, l'argomento della nostra conversazione è stato unicamente la morte del criceto Goku di Davide.
Solo a pensacce me viene da ride'!
Ma quel giorno invece, mettendo un attimo da parte l'orgoglio, non ho potuto fare a meno di esprimerle anche io quello che provavo.
"Me manchi pure tu a me, Mì"
Poi il vuoto, non abbiamo parlato più. È stato come se si fosse creato uno spazio tale tra di noi da farci sentire distanti più che mai.Sessantasei, sessantasette, sessantotto...
Una cosa però l'ho capita: l'amo più della mia stessa vita.Sono stati giorni duri per me, misti di dispiacere e senso di colpa per come ho trattato Micole l'ultima volta che ci siamo visti, lasciandola sola con le sue lacrime. Me ne sono reso conto troppo tardi di aver esagerato, quando ormai a separarci c'erano centinaia di chilometri e l'unico mezzo per parlarle era un cellulare.
Non abbiamo più ripreso il discorso sul motivo della nostra lite, non era il caso di farlo senza guardarci negli occhi.
Ad aggravare la situazione ci si mette mia sorella Rebecca che, da quando sono via, non fa altro che ripetermi di essermi comportato da coglione e da insensibile.
Lei ha ragione, ma anche io sono stato male. Non è facile stare sempre lontani e poi sentirselo anche rinfacciare.
Però, come sempre, lo stronzo, il prepotente e l'arrogante sono io....Novantotto, novantanove, cento.
Micole's POV
Da quasi un mese a questa parte, ogni notte mi addormento con una felpa di Mattia addosso, presa quella sera quando, uscita dall'ospedale, ero andata a dormire a casa sua con la mamma e la sorella. La stringo forte e annuso il profumo delle maniche così profondamente da credere di averlo qui con me, ma lui, invece, non c'è.
Sono entrata nel terzo mese di gravidanza, precisamente sono alla nona settimana e anche se la pancia non si vede ancora bene, alcuni pantaloni iniziano a starmi un po' stretti. Ho spesso dei capogiri e il senso di nausea: non posso assolutamente sentire l'odore forte del caffè oppure quello dell'aceto di mele.
Per quanto riguarda le "voglie" invece, pensavo fossero una leggenda, ma mi sono dovuta ricredere: sia benedetto il cioccolato bianco, lo adoro!
Queste giornate senza di lui sono infinite, non credevo fosse possibile non sentirlo quasi mai; invece purtroppo è proprio così: ha preso la sua posizione, l'orgoglio lo sta mangiando e non si degna neppure di chiedermi come sto.
Sono stata io, circa una settimana fa, a dirgli che mi manca; non ce la facevo più. Era una giornata grigia, la pioggia continuava a sbattere sui vetri delle finestre e i tuoni laceravano il mio silenzio.
"Me manchi pure tu a me, Mì"
La sua risposta però, mi ha fatto capire che fondamentalmente non possiamo stare l'uno senza l'altro; vogliamo non parlarci, vogliamo non sentirci, vogliamo far finta di essere degli sconosciuti, va bene! Ma non è così, conosciamo a memoria le nostre incertezze, i nostri respiri, i nostri sorrisi, l'angolo del letto dove ci piace dormire, sappiamo quante volte al giorno ci laviamo i denti, quale canzone ci piace ascoltare mentre stiamo in macchina e quale mentre ci facciamo la doccia. So di per certo che Mattia in questo momento è steso sul materasso con le braccia incrociate dietro la testa, so che i piedi gli escono fuori dal letto perché è troppo alto e so anche che questa cosa lo sta facendo innervosire. So di per certo che non mi ha voluto scrivere perché sarebbe troppo da "debole" ammettere per lui che questa situazione è solo un grosso equivoco; che piuttosto di dirmi semplicemente che l'ho ferito quando gli ho rinfacciato quelle cose, se ne starebbe un altro mese ancora senza vedermi.
Ma io no, non sono come lui. A me questo fa male e gliel'ho detto, a me manca e gliel'ho detto, io senza Mattia non ci so stare e gliel'ho detto. Io lo voglio qui con me e glielo dirò.
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L'ECO DELLA LIBERTÀ | BRIGA
Fanfic«Sono Mattia e sono Briga, sono l'insicurezza e l'arroganza, la fragilità e la forza, la paura e la poesia, il giorno e la notte, i pugni al muro e le carezze. Ho due cuori, tutti i duri ne hanno due.» « E allora ti prego dammene uno, perchè il mio...