"RICCARDO."

435 30 41
                                    

Mattia's POV
14 Giugno 2017

Cammino avanti e indietro per il corridoio dell'ospedale mentre i miei pensieri rimbalzano da una parete all'altra proiettando sul pavimento milioni di pensieri e paure che si incrociano e combattono come macchine all'autoscontro.

Sto sudando freddo da circa sei ore, da quando a Micole si sono rotte improvvisamente le acque: era a fare colazione ad un bar con la sua amica Rebecca, quando ad un tratto ho ricevuto un messaggio da parte di quest'ultima che mi avvisava che stavano correndo in ospedale perché la mia donna aveva iniziato il travaglio.
Riccardo non ha voluto neppure aspettare lo scadere dei giorni, si sta già dimostrando frettoloso come la mamma.
Subito sono salito in macchina e ho raggiunto l'ospedale in men che non si dica, cercando di avvisare nel contempo mia mamma, alla quale ho raccomandato di diffondere la notizia anche agli altri della famiglia.
Arrivato da Micole, l'ho trovata seduta sul lettino a fare i controlli che si usano fare in questo momento della gravidanza: "tracciato, dilatazione, battito" sono solo poche delle parole che sento ripetere da qualche ora a questa parte.

Ora però sono dovuto uscire dalla stanza perché non resistevo più a vedere la sofferenza di Micole durante le contrazioni, che da un po' di tempo a questa parte si stanno facendo molto più frequenti, rispettando sempre una cadenza regolare.
"Ragazzo, te conviene prendere una boccata d'aria", mi sono sentito dire dall'infermiera; in quell'attimo sarei voluto sprofondare, occhi gonfi e faccia paralizzata. La mia ragazza che continuava a degrignare i denti emettendo dei versi soffocati e io che stavo lì impotente nell'aiutarla.

«Ah Mattì!» Vedo arrivare Davide che, avvicinandosi, mi tira una pacca sulla spalla e poi mi abbraccia senza vergogna. Coglie subito la mia ansia e prova a calmarmi porgendomi un po' d'acqua.
«Davide, Micole è là dentro e io sto qui come un coglione senza sape' cosa fa'.» Mi sfogo finalmente con qualcuno che non sia mia mamma, mia sorella, Tata Maya o Rebecca e che, soprattutto, non sia una donna.
«Famme capì, cosa vorresti fa'?» Inizia a sorride.
«Che ne so... aiutarla.»
«Allora vai lì da lei e stalle accanto, tienile la mano. È questa l'unica cosa che puoi fa' ora come ora.»
«È così naturale, ma nello stesso tempo difficile Dà. Nun riesco a capi' che me sta a succede'. Nun posso pensa' ar fatto che tra poche ore nascerà mio figlio e che per farlo veni' al mondo debba soffrire così tanto Micole. Sono più di sei ore che sta così!»
«E che te pensavi che era 'na passeggiata de salute?»
«No...assolutamente. Però, porca puttana, c'ho l'ansia!»
«Eh, amico mio! Questo è solo l'inizio.» Inizia a ridere proiettandomi poi il mio futuro da questo momento in poi. «Pensa che tra poche ore la tua vita cambierà totalmente. C'avrai un marmocchio tra i piedi giorno e notte, sarai sommerso da pannolini puzzolenti e scalderai biberon a non finire. Se inizi così co sta faccia che te ritrovi, inizi proprio male! Daje Mattì, facce vede l'uomo forte che dici di esse'. Possibile che un pupo te faccia tutta sta paura?» Mi beffeggia, sfidandomi.
«Ne riparliamo quando in questa situazione ce starai tu, bastardo!» Gli tiro un pugno affettuoso sul braccio scrollandomi un po' di dosso le mie ansie.
«A parte gli scherzi Mattì, Micole ha bisogno di te in questo momento, ne sono sicuro. Sì, ora dentro con lei ci sono altre persone, donne che la possono capire, ma se posso dire la mia, lei secondo me vorrebbe solo te al suo fianco.»
«Hai ragione, e lo penso anche io! Ma me paralizzo... nun so...»

«Mattia!» Un urlo di mia mamma interrompe le mie parole. «Se nun te mòvi ad entrà dentro quella stanza, nun lo so che te combino.» Mi raggiunge portando la sua mano vicino la mia faccia, come a volermi tirare una sberla. «Micole chiede de te, ormai è un'ora che sei qui fòri, te vòi da 'na svegliata? L'hanno portata in sala parto.»

"Costretto" da mia madre, mi faccio coraggio e raggiungo la mia ragazza, ormai tutta sudata e sfinita.
«Finalmente!» Sghignazza l'ostetrica appena mi vede entrare. «Non fa altro che ripetere il tuo nome questa povera ragazza! Dai tesoro, ora lo facciamo nascere questo bimbo?» Si rivolge poi a Micole che nel frattempo mi inizia a stringere la mano e mi guarda negli occhi come mai fatto prima.

L'ECO DELLA LIBERTÀ | BRIGADove le storie prendono vita. Scoprilo ora