14.2 Legami

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Le possenti colonne di marmo latteo sostenevano archi a sesto acuto, incrociati per ottenere ragnatele con i loro costoloni scolpiti in due colori: bianco lunare e rosa pallido

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Le possenti colonne di marmo latteo sostenevano archi a sesto acuto, incrociati per ottenere ragnatele con i loro costoloni scolpiti in due colori: bianco lunare e rosa pallido. Aggraziate e timide rose fiorivano dalla roccia, alternandosi a cidonie e foglie di felce che si allungavano fino a toccare l'echino delle colonne, il quale riacquistava quieta grandezza e nobile semplicità, come il resto della sala. Soltanto i decori neri del mosaico che fungeva da pavimento riconquistavano uno slancio di perduta sobrietà, componendo geometrie sconosciute e linee pulite, simbolo di un grande lavoro di progettazione dietro di esse. La Sala del Trono di Thora Koshra era il gioiello prezioso nascosto tra la pietra calcarea del castello, un edificio rustico e privo di inutili ammennicoli che si mostrava a scaglioni nella sua bellezza.
Maitreya calpestò i tasselli dell'arte musiva che si estendeva sotto i suoi piedi, lottando con se stesso per tenere alto lo sguardo verso il piccolo gruppo di persone che lo attendeva oltre il rialzo dello scranno. Regor aveva ragione: tra i capelli mossi di Mothalthin e le chiome nere di Cassivellanus e Veer, brillava una coda alta, incolore come le nuvole, ed una tunica dai bordi rossastri. Soltanto uno stupido non avrebbe ammesso che quella figura, anche da lontano, aveva tutti i requisiti per incarnare un Grande Sapiente. Forse l'unico rimasto ancora in vita.
Maitreya sentì il cuore accelerargli nel petto mentre si avvicinava con ostentata pacatezza al suo alleato; non sarebbe stato sufficiente fingere con il proprio fratello ritrovato, avrebbe anche dovuto trattenere l'istintiva repulsione per l'aspetto di Cassivellanus e trattare con un uomo superiore a lui in ogni ambito. Se non avesse avuto altra scelta, quella sarebbe stata una situazione che volentieri avrebbe evitato. O che, perlomeno, avrebbe affrontato per parti.
Fu a pochi passi di distanza dal raggiungere gli ospiti, quando Veer si staccò da loro e lo raggiunse, prendendolo sottobraccio e costringendolo a dare le spalle ai presenti.
« Ti pregherei di trattenere eventuali moti di disgusto, a parole od espressioni. Cassivellanus è migliore del suo aspetto, credimi. Ed è l'unica nostra speranza. Ma questo non deve saperlo. » l'amico bisbigliò talmente piano da rendere difficoltosa la comprensione anche per Maitreya, che nel frattempo si era divincolato dalla sua presa, sorpreso dalla facilità con cui si era lasciato condurre.
« Perché c'è anche lui qui? » il sovrano non dovette guardare neppure di sfuggita il Grande Sapiente per far capire a Veer di chi stesse parlando. Era curioso di conoscere il motivo per cui una persona così importante si trovasse proprio con le Manticore ed il perché avesse seguito Cassivellanus fino a Menastir.
« È il precettore, credo » Veer indugiò un attimo di troppo prima di proseguire « in realtà non so la giustificazione per cui sia voluto venire. Ho ragione di ritenere sia per aiutare Cassivellanus in quanto non sa niente Maitreya. Niente. Manca che qualcuno gli debba ricordare come si respira: la sua ingenuità può realmente metterti in difficoltà, Almashan lo salva dal passare per inetto. » sentenziò, sfregandosi gli accenni di lanugine indesiderata che cominciavano a scurirgli la pelle chiara delle guance e, in qualche modo, a renderlo più autorevole.
« Credo sia meglio che li raggiunga. » il sovrano dei Fenrir annuì e si scostò da Veer, intenzionato a non indugiare oltre nell'affrontare quell'ostacolo che non poteva aggirare in nessun altro modo se non lo scontro diretto. Ma Dhoveerdhan lo trattenne ancora per un attimo, improvvisamente il suo volto era stato conquistato dalle ombre che, quella mattina, parevano non esistere nella Renarwha; i raggi solari sembravano inondare di purezza ed innocenza ogni superficie tranne che il viso del Rekkar Rinnegato.
« So che per te è difficile accettare Mothalthin, ma evita comportamenti sconvenienti davanti a loro. Cassivellanus si fa tante domande, forse troppe. Non dargli motivo di farsene su voi due. » Veer lo ammonì, irrigidendo la mascella fintanto da farla dolere. Non poteva permettere a Maitreya di rovinare tutto ciò che avessero fatto lui e Mothalthin, tutto ciò che avessero sopportato per portare Cassivellanus dalla loro parte. Affrontare Ferni ed averlo avuto così vicino senza poter fare nulla, gli aveva lacerato i nervi e messo a dura prova la sua pazienza, ma aveva resistito per un bene superiore. Adesso toccava a Maitreya fare lo stesso.
« Dov'è Arian? » domandò come ultima richiesta, conscio che il tempo stava scorrendo e loro due non accennavano a riavvicinarsi; ancora poco e avrebbero dovuto dar conto della loro lontananza. Maitreya a quella domanda sbarrò gli occhi, colto alla sprovvista. Tutto ad un tratto gli avvenimenti della sera precedente gli si riversarono addosso: il Lhuryll, le guance rosse di Arian, la caduta dalla panca, Kaitos, le allucinazioni, il bacio e l'intimità avuta con Vissia. Si sentì improvvisamente stordito, barcollò leggermente indietro ed infine raccolse tutte le sue forze per mettere da parte il pensiero di Vissia, per concentrarsi sul dare una risposta sensata ad un padre che gli stava domandando dove fosse il figlio che gli aveva affidato.
« Sta ancora dormendo. Abbiamo faticato tutti a dormire, ieri sera. » abbozzò la frase, seminando parti di verità e nascondendone altre che potevano essere tralasciate per una miglior sopravvivenza della loro già stropicciata amicizia. Poi Maitreya si sottrasse allo sguardo severo di Veer e agli interrogativi che certamente la sua reazione aveva scatenato in lui. Raggiunse in poche falcate i tre astanti che avevano assistito muti al loro dialogo troppo prolungato e mostrò un'espressione tra le più false della sua vita.
« Spero che quest'attesa indesiderata non abbia infastidito nessuno » sorrise dunque, ipocrita, prima a Cassivellanus e poi ad Almashan, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli grigi del Grande Sapiente il medesimo si richiuse su se stesso. Era come se quell'uomo sapesse quanto, in verità, l'atteggiamento del sovrano fosse ostentatamente fasullo. E Maitreya non sentì la voglia né il coraggio di perpetrare un comportamento ignobile e garbato solo di facciata « credo sia meglio sorvolare sulle formalità e discutere del vero motivo per cui siete qui. Sapete chi sono, so voi chi siete e sappiamo entrambi cosa vogliamo. »
« Penso » Almashan prese la parola, posando una mano sulla spalla del protetto ed incurvando sinceramente le labbra « che possiamo rimandare gli affari a più tardi. Abbiamo tempo per discuterne, mentre non ve n'è mai abbastanza per conoscersi. Siamo stanchi, tutti noi. Se non è di vostro dispiacere, altezza, vorremmo riposarci. E sono certo farà bene anche a voi, un po' di riposo, per sistemare le idee che vi turbinano nelle pupille. » e così concludendo quel misero spettacolo nemmeno iniziato, il Grande Sapiente chiuse il discorso e si mosse prima di tutti, quasi sapesse meglio di loro dove stesse andando. 

 

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Le Cronache di Meknara - Sangue di DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora