11.1 Accordi

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Una treccia scura ed un poco spettinata gli tirava indietro i capelli dal volto, mostrandolo nella sua interezza

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Una treccia scura ed un poco spettinata gli tirava indietro i capelli dal volto, mostrandolo nella sua interezza. Almashan l'aveva obbligato a presentarsi al mondo, impedendogli di nascondere ulteriormente le proprie macchie e rimproverandolo ogni qualvolta avesse notato la vergogna dipinta sul suo volto a causa degli sguardi di sbieco lanciati dai passanti. Diceva che un sovrano non poteva sentirsi a disagio con se stesso, non un buon sovrano perlomeno. E così l'aveva costretto a legarsi la chioma ribelle, togliere definitivamente i guanti e più di una volta persino ad allenarsi a torso nudo, con il freddo a dilaniare ogni barlume di calore gli fosse rimasto in corpo. Gli occhi grigi del Grande Sapiente non distoglievano mai del tutto l'attenzione da Cassivellanus, il ragazzo si sentiva costantemente sotto stretto controllo e messo alla prova ogni qualvolta gli fosse fatta una domanda o una richiesta. Eppure una sensazione di libertà lo avvolgeva come mai gli era capitato prima, Almashan non rivestiva la parte del carceriere, era il custode della sua fragilità insieme a Matar, la Manticora che in quel momento si aggirava sopra le loro teste, volando in tondo per osservare ciò che stessero facendo.
« Non ci riesco. » Cass abbassò l'arco, mandando in fumo la precisione con cui il suo precettore gli aveva fatto incoccare la freccia. Le spalle dritte ed il petto in fuori si incassarono su se stessi ed il giovane perse qualche centimetro d'altezza. Rivolse un fugace sguardo al bersaglio che si trovava dalla parte opposta del campo di pietra e trattenne a stento un sospiro sconsolato.
« Non ci stai nemmeno provando » l'occhiata torva che Almashan gli rivolse lo fece tornare nella posizione di tiro, tendendo la corda dell'arco finchè le piume dello strale gli sfiorarono la guancia pallida « ti serve imparare la fine arte dell'arciere, con la precisione e la pazienza che essa comporta, prima di impugnare una qualunque spada. Sei ancora un re debole ed incapace, dovresti sentirti piuttosto sotto pressione con i tempi che verranno. » gli diede un colpetto al gomito affinchè lo raddrizzasse e lo invitò con un gesto della mano a scoccare il colpo perfetto.
« Non sono ancora il re » obiettò, chiudendo un occhio ed arricciando le labbra per mirare meglio.
« Dopo la cerimonia di questa mattina lo diventerai. Cyphrine non potrà fare nulla per impedirti di diventarlo davanti ai più illustri rappresentanti delle Dinastie, venuti appositamente per assistere alla tua incoronazione. Ed ora concentrati e rilascia questa povera freccia. »
« Non lo centrerò mai. » concluse, dopo aver vaneggiato, fingendo di prendere le misure come se sapesse realmente cosa dovesse fare. Fu tentato di rilassare nuovamente la posizione ma Almashan lo fermò in tempo.
« Forse non al primo colpo, ma al centesimo ci andrai più vicino ed al millesimo non avrà scampo. Se nemmeno ci provi, però, la tua inesperienza rimarrà eterna. » lo redarguì con un tono più duro del solito, forse perchè era dalle prime luci dell'alba che si stavano allenando, e con il sole già quasi del tutto sorto, Cass aveva eseguito solamente quattro tiri. Cassivellanus inspirò, trattenne il fiato e si decise a rilasciare: la freccia mancò di pochissimo il centro colorato di rosso del bersaglio, ma in cambio si conficcò nei pressi della bordatura nera che lo circondava. Almashan gli rivolse un cenno di approvazione.
« Non ho idea di come ci sono riuscito. » ammise, imbarazzato per aver insistito tanto a non volerci provare. Era stato convinto che la punta avrebbe cozzato contro il muro o che comunque non sarebbe arrivata neppure nei pressi dell'obiettivo, come tutte le precedenti, eppure qualcosa aveva fatto in modo che la traiettoria si sistemasse sulla strada migliore. Non confidava affatto che fosse stato lui, pensava piuttosto che il Sapiente ne avesse avuto abbastanza di vederlo miseramente fallire e con un tocco di magia gli avesse concesso una fallace soddisfazione. Almashan era in grado di controllare moltissimi avvenimenti, anche assai più importanti della sua proverbiale incapacità, probabilmente non gli era costato niente accontentarlo.
« Vorrei ricordarti che fai parte delle Manticore » incrociò le mani dietro la schiena, sistemandosi la lunga veste scura da cui ancora spuntava, come Cass aveva visto la prima volta, la lunga e curva punta delle poulaine marroni « e che le Manticore sono affini ai poteri... »
« Dell'aria. Lo so » lo interruppe il ragazzo, puntando lo sguardo a terra, in preda al disagio per l'elogio che gli era stato appena rivolto. Non si era mai sentito parte integrante della sua Dinastia, e nessuno aveva mai tanto insistito per ricordarglielo « ti assicuro però che non ho mai manifestato alcun controllo di essa, devi credermi. Il vento mi ha sempre e solo preso a schiaffi come tutti gli altri. »
« Hai dirottato il tuo pessimo tiro fino a renderlo accettabile. Questo dovrebbe essere sufficiente per dimostrarti che non sei un giovane scelto a caso per compiere un grande destino. E se non sai ancora padroneggiare le tue potenzialità, è solo causato dalla mancanza di esercizio. Perchè tu, come tutti i signorini attuali delle prime quattro Dinastie nate, il grande e famoso Maitreya incluso, avete un brutto vizio: quello di non mettere alla prova ciò che pensate di saper fare » sorrise sarcastico e si rigirò il ciondolo della Fenice che aveva al collo tra due dita « sono insiti nel vostro sangue i poteri che avete, ma non utilizzarli mai ve li fa dimenticare. Troppo sicuri di voi stessi, siete. »
« Qual è la quarta Dinastia? Non ricordo. » Cass spostò il peso da un piede all'altro ed affondò le mani nella treccia dietro la nuca, tenendosi impegnato in attesa della risposta.
« Fuoco ai Draghi, Terra ai Fenrir, Aria alle Manticore ed Acqua agli Zaraton. Ci sono disguidi su quest'ultima, però l'assenza di poteri nei Cani Neri dovrebbe parlar chiaro. »
« Gli Zaraton non esistono, sono una leggenda. Me l'ha insegnato Thella, ed anche lui fa parte dei Grandi Sapienti. » parlò, non mollando la presa sui capelli che ormai erano costretti a sopportare di essere stropicciati da mani ansiose e sudaticce.
« Della parte sbagliata dei Grandi Sapienti. Come me ne esiste soltanto un altro e nemmeno io so dove si trovi. Tutti gli altri fanno parte del Nuovo Culto, hanno rinnegato le divinità madri e generato Celesti senza un ventre da cui farli nascere. Venerano i Celesti sbagliati e non sanno controllare la Shàkbara, penso basti sapere questo per diffidare dai loro precetti. » Almashan sciorinò d'un fiato l'indignazione repressa che provava verso il nuovo culto, il quale aveva allontanato i credenti dalla via retta e sincera degli dei che per secoli, i veri e soli Grandi Sapienti, avevano tentato di coltivare. Con un cipiglio leggero in volto poi, s'incamminò per andare a recuperare le frecce e quando fu in procinto di reinserirle nella faretra, Cass lo sorprese con una domanda che non si aspettava.
« Mio padre quali Celesti venerava? » gli occhi gialli del ragazzo si illuminarono e quelli grigi del precettore si spalancarono per l'improvvisa familiarità con cui il figlio si era rivolto ad Ermosed. Per i primi giorni dalla sua morte non aveva nemmeno avuto il coraggio di nominarlo, poi Cassivellanus si era progressivamente aperto, giungendo assai velocemente al culmine dell'affetto in quel preciso istante. Almashan era certo che conoscere meglio la personalità del genitore lo avrebbe aiutato ad accettare quello che gli era stato fatto subire, ma rimase sbigottito in ogni caso nel vedere con quale facilità l'animo buono di una persona pura può perdonare.
« Tuo padre aveva me, al suo fianco. Non gli avrei mai permesso di inginocchiarsi a dei che sono copie illividite degli Originari. Per questo sarò io a celebrare il rito funebre, attraverso la Via Antica, la sacra via per l'Ethrost. Ermosed vivrà al fianco di Godhýr ed Oghdasýr, giacerà con Astravar e Blenhavar e solo con loro troverà l'eterna gloria. Ogni altro Celeste è un'insulsa replica, hai adorato fantasmi fino a questo momento, Cass. Fantasmi con grandi poteri, è vero, ma che non derivano direttamente da loro. Sono figli ancora in fasce degli Originari che si credono adulti esperti, proprio come accade a voi uomini. » concluse la spiegazione spingendo il suo interlocutore per le spalle, in direzione dell'interno di Ohlma Koshra.
« Sei anche tu un uomo però, Almashan. Non è vero? » Cassivellanus si lasciò trascinare come sabbia dal vento fino all'entrata che si affacciava nel piazzale in cui si trovavano, poi puntò i piedi e girò la testa per guardare in faccia colui a cui aveva posto la domanda.
« Qualcosa del genere. Adesso muoviti che devi vestirti, è ancora presto ma è meglio essere in anticipo. » lo liquidò vagamente, aggirando in un certo senso la questione e sorpassandolo per precederlo nella cammino. Aveva segreti che nemmeno a lui poteva rivelare. Non ancora perlomeno.

 Non ancora perlomeno

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Le Cronache di Meknara - Sangue di DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora