capitolo 9

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Stiles si buttò sul letto con tutto il suo peso, sospirando forte e cercando un modo di far passare quella stretta al petto che lo tormentava. Aveva risalito le scale come se avesse avuto il diavolo alle calcagna e si era chiuso la porta alle spalle con un tonfo. Aveva vagamente sentito Derek che lo chiamava con tono interrogativo, come insicuro che fosse davvero lì e gli pareva anche di aver percepito la risata di Peter, ma restava tutto sullo sfondo, sfocato. Le parole di Derek gli risuonavano nella testa. Non doveva prendersela tanto, lo sapeva. Il fatto che Derek fosse stato gentile con lui, che lo avesse accarezzato e stretto a sè durante quelle due notti non significava che avrebbe esitato a farlo fuori. Non era un tipo che esitava no? Certo, lo aveva detto lui. Era Stiles che era un illuso, come al solito. Come quando aveva pensato che magari Alexander Foster, il capitano della squadra di lacrosse, volesse davvero diventare suo amico e non limitarsi a copiare i suoi test di biologia. Okay, non era esattamente la stessa cosa, ma la sensazione era la medesima. Moltiplicata per mille.

Derek fissò le scale con lo sguardo un po' perso, mentre lo zio sembrava discretamente divertito dalla faccenda.
-Ha sentito.-commentò Peter. Derek rimase in silenzio per qualche secondo.-È meglio così.-disse alla fine, cercando di convincere più sè stesso che lo zio.-Non si farà illusioni inutili.-
-Sei tu che lo hai illuso, nipotino.-gli fece notare Peter, alzando subito le mani in segno di resa quando avvertì il ringhio per nulla rassicurante di Derek.
-Esco.-sbottò Derek, terminando bruscamente la conversazione.
-E mi lasci con il moccioso?-si accigliò lo zio.
-Non perderlo di vista.-ordinò l'alpha in un ringhio, sbattendosi la porta di casa alle spalle. Nell'aria aleggiava leggero l'odore di delusione e tristezza del ragazzino e lui non aveva alcuna intenzione di rimanere lì un minuto di più, non quando il suo lupo interiore scalpitava per salire di corsa le scale e andare ad abbracciare quel cucciolo umano, rassicurandolo che nessuno gli avrebbe mai fatto del male.
Con un ringhio di frustrazione Derek si tramutò in lupo, iniziando a correre, sperando che con le energie defluisse dal suo corpo anche quella sensazione destabilizzante.

Stiles si fece una doccia, ben deciso a togliersi di dosso l'odore di Derek. Sfregò con forza la pelle, lasciando che l'acqua lavasse via ciò che rimaneva della notte appena trascorsa. Ma nemmeno tutta l'acqua e il sapone del mondo potevano cancellare la sensazione delle braccia forti del lupo che lo stringevano quasi possessivamente e lo facevano sentire protetto. Già, protetto. Non potè fare a meno di notare l'ironia di tutta la faccenda, considerando che la maggiore minaccia alla sua vita, subito dopo un darach fuori controllo, era proprio l'uomo che lo aveva fatto sentire tanto al sicuro.
Si asciugò velocemente, indossando una felpa del padre di Lydia e dei pantaloni di tuta grigi che gli calavano sui fianchi e a cui dovette fare diverse pieghe alle caviglie.
Ancora a piedi scalzi, scese le scale con circospezione, ben attento a non incrociare Derek. In salotto non c'era nessuno e Stiles si ritrovò a fissare l'ingresso, sentendo all'improvviso le pareti della casa divenire troppo strette. Si diresse alla porta, aprendola con uno strattone e chiudendosela alle spalle, inspirando forte nel tentativo di togliersi di dosso quella sensazione.
-Stiles!-sentì una voce fin troppo familiare che lo chiamava. Si voltò di scatto verso il limitare del giardino, fissando gli alberi ed aguzzando la vista. Non poteva essere.
-Stiles, dove sei?!-
-Papà!-gridò il ragazzino, iniziando a correre.
-Stiles!-la voce dello sceriffo si fece più vicina, colma di sollievo dopo aver sentito il figlio rispondere al suo richiamo.
-Papà sono qui!-gridò Stiles, con le lacrime agli occhi. Si precipitò verso il limitare del bosco, facendo per oltrepassare le barriere create da Deaton ma venendo improvvisamente tirato indietro da una braccio frappostosi tra lui e il padre.
Si girò di scatto, sgranando gli occhi quando vide Derek, i lineamenti distorti dalla trasformazione e le zanne denudate. Emise uno squittio spaventato, cercando di divincolarsi e ottenendo dal lupo un ringhio sordo.
-Papà!-urlò, e la voce del padre gli fece eco, angosciata.-Papà aiutami!-
-Stai zitto, moccioso.-lo strattonò Derek, la voce distorta dalla trasformazione.
-Lasciami andare, Derek.-singhiozzò il più piccolo, divincolandosi quando venne attirato al petto dell'alpha e stretto in una potente morsa.-Lasciami, mio padre è qui!-strepitò, nonostante la paura. Forse, pensò confusamente, ora Derek lo avrebbe ucciso sul serio.
-Non è tuo padre, stupido moccioso.-ringhiò Derek, cadendo seduto e trascinandosi dietro l'altro, recalcitrante.-È una proiezione del darach per attirarti fuori da qui.-tentò di spiegargli, ma Stiles non lo ascoltava, gli occhi annebbiati dalle lacrime e la mente piena degli echi della voce del padre. Fino a quel momento non si era davvero reso conto di quanto gli fosse mancato. Non fino a quando aveva capito che, ancora una volta, era l'unico a tenere a lui. L'unico a cui importava. L'unico che lo avrebbe chiamato con voce angosciata e avrebbe pianto la sua scomparsa. Lì, invece, Stiles era completamente solo.
-Adesso calmati.-ringhiò Derek, afferrando il ragazzino per il busto e trascinandolo fino alla porta di ingresso. Peter, che nel frattempo era uscito dalla sala in cui si stava allenando, guardava la scena con costernazione mista a divertimento.
-Ti avevo detto di non perderlo di vista.-ruggì Derek, al che lo zio alzò le mani in segno di resa e si fece da parte, lasciando che il nipote scaraventasse Stiles in mezzo al corridoio, con forse un po' troppa forza dato che il più piccolo andò a sbattere contro le scale con violenza e si accasciò a terra. Per un istante regnò il silenzio assoluto. La faccia di Peter era distorta in un moto di confusione e stupore, quella di Derek una maschera di terrore per aver ferito il suo umano. Era arrabbiato con Peter per non averlo controllato, con Stiles per essere uscito ed essersi lasciato ingannare, ma soprattutto con sè stesso per non essere stato in grado di gestire una situazione del genere ed essere fuggito come un codardo. E ora, a pagarne le conseguenze era Stiles, quel piccolo cucciolo umano ora riverso sul pavimento freddo, privo di sensi, con ancora le lacrime a freddarsi sulle guance morbide e i capelli scompigliati.
La stasi durò solo un secondo, poi Derek si precipitò alla base delle scale, raccogliendo il corpo incosciente di Stiles e tirandolo verso di sè, cercando di quantificare i danni. Sembrava solo svenuto e, lento, il suo cuore batteva ancora nel petto. Sulla testa, nel punto in cui aveva sbattuto contro le scale, si apriva una ferita non troppo grave, ma da cui usciva una discreta quantità di sangue, il cui odore riempiva il salotto e nauseava i due lupi.
-Se volevi ucciderlo potevi dirlo subito.-borbottò Peter, avvicinandosi con cautela al nipote, che stringeva il ragazzino tra le braccia. Derek emise un ringhio così forte da farlo indietreggiare.
-Chiama Deaton.-
-Ma è un veterinario!-protestò lo zio.
-Chiama Deaton!-l'urlo di Derek riverberò per tutta la casa, lasciando Peter quasi stordito. Non potè far altro che obbedire e correre a cercare il cellulare.
Lo sguardo del nipote era strano, quasi allucinato, il suo volto cereo e le mani bianche per la forza che imprimeva nello stringersi addosso l'umano. Doveva capire da subito che qualcosa era cambiato in Derek da quando quel ragazzino era entrato in quella casa. Avrebbe dovuto sospettarlo già dal primo giorno, quando Stiles era svenuto e lo stavano trasportando alla villa e lui aveva voluto stare dietro e tenere la sua testa sulle gambe, ringhiando a chiunque provasse a lanciargli occhiate stranite, o quando erano arrivati alla casa di Lydia e lo aveva portato in casa sollevandolo con delicatezza e adagiandolo sul divano, soffermandosi un attimo di troppo a guardare il suo viso. Avrebbe dovuto capirlo dal fatto che avevano dormito insieme per tutte e due le notti che Stiles aveva passato lì, o dal fatto che Derek sembrasse nervoso quando non lo vedeva in giro per più di due minuti. O dal fatto che avesse quasi ringhiato a Scott quando questo si era azzardato a dare una pacca affettuosa sulla spalla dell'umano. Ma il segnale più chiaro era l'odore. Per quanto sia Derek che Stiles avessero fatto la doccia, sotto il bagnoschiuma l'odore dell'altro permaneva. E, ormai, Peter pensava che sarebbe rimasto.

Kidnapping ~ SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora