capitolo 19

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Derek girò a lungo intorno all'ospedale, e più precisamente sotto la finestra di Stiles, che a sua volta sembrava piuttosto irrequieto. Il lupo lo aveva sentito agitarsi e cambiare continuamente posizione nel letto e, quando finalmente il suo respiro era divenuto regolare e i suoi battiti frenetici si erano calmati, Derek lo aveva sentito mugolare nel sonno. A quel punto si era convinto che entrare dalla finestra sarebbe stata una buona idea. Non avrebbe fatto nulla, si sarebbe solo assicurato che Stiles stesse bene.

Il fatto che poi avesse passato la notte lì, tenendo la mano al ragazzino addormentato, non contava affatto.

                            *****

Stiles si svegliò con una piacevole sensazione di tepore nel petto, e quando si tirò su restò deluso nel constatare che nella stanza non c'era nessuno.

O meglio, non c'era una persona in particolare.

-Ti senti meglio?-chiese Melissa, l'infermiera del suo reparto, entrando con la solita cartellina medica in mano.

Stiles mugolò un assenso, guardandosi intorno.

-Hai riposato bene?-gli domandò ancora la donna, scrutandolo come volendo frugare nella sua anima.

-Sì.-rispose Stiles, fissando la finestra da cui la sera prima Derek era entrato.-Molto bene.-

-Bene.-sorrise Melissa, seguendo il suo sguardo e aggrottando le sopracciglia.-Cerchi qualcosa?-

-Sì.-rispose di getto il ragazzino. Poi si schiarì la voce e scosse piano la testa.-Volevo dire, è passato qualcuno?-

-Se intendi tuo padre, è passato questa mattina presto, ma stavi ancora dormendo. Adesso è in centrale.-

Stiles annuì.-Nessun altro?-chiese, cercando di non incontrare lo sguardo di Melissa.

La donna si prese qualche secondo per rispondere, come a voler soppesare le parole.-Hai ricordato qualcosa?-si azzardò infine a chiedere.

Stiles si irrigidì per un momento, poi tornò a rilassarsi e fissò gli occhi color ambra in quelli della donna.-Nulla.-rispose sicuro.

-Capisco.-annuì Melissa.-Non sforzarti troppo. Vedrai che ti rimetterai in fretta.-

-Grazie.-sorrise debolmente Stiles.

Melissa gli sorrise di rimando ed uscì.
Appena si fu richiusa la porta alle spalle, Stiles sospirò.

-Sono proprio stupido.-borbottò tra sè, adagiandosi nuovamente tra i cuscini.-Uno stupido innamorato.-

                             *****

-Come sta?-chiese Derek quella sera, presentandosi a casa McCall con il solito cipiglio imbronciato.

-Dovresti saperlo meglio di me, considerando che sei rimasto lì tutta la notte.-sorrise Melissa, facendogli cenno di entrare.

-Se ne è accorto?-si preoccupò immediatamente il lupo.

-No. Però al risveglio sembrava cercare qualcosa. O qualcuno.-

-Vuoi dire che si è ricordato tutto?-chiese speranzoso Scott, sbucando in quel momento dalla cucina.

-Purtroppo no.-sospirò Melissa.-Però oggi era...strano.-

-Strano come?-chiese Derek, aggrottando le sopracciglia.

-Non lo so. Sembrava...distratto.-

Derek sbuffò.-Non mi sembra un progresso.-

-Chissà.-sorrise Melissa.

                              *****

Stiles venne dimesso un paio di giorni dopo.
I punti sulla ferita gli tiravano un po' e ogni tanto, se si sforzava particolarmente, sentiva delle fitte di dolore.
Ma era del tutto trascurabile se paragonato al dolore che sentiva dentro.

Derek non si era mai presentato.

Lui aveva finto un'amnesia per proteggere lui e il suo branco e quel lupo scorbutico non aveva avuto nemmeno la decenza di venire a controllare come stesse.
Non che non se lo aspettasse, ma faceva male lo stesso. Aveva davvero pensato, per un attimo che gli era sembrato infinito, di contare veramente qualcosa per l'alpha. Aveva addirittura pensato che potesse essersi innamorato di lui, del ragazzino pelle e ossa pieno di nei, con il sarcasmo come unica difesa.

Beh, era evidente che aveva pensato male.

Era stato un errore di valutazione, tutto qui. Un errore che gli era costato un amore non ricambiato. Anzi, non aveva nemmeno avuto il tempo di essere respinto, dato che Derek non si era mai presentato e lui non aveva idea di dove trovare lui e il suo branco.

E non sapeva nemmeno se voleva trovarli. Non sapeva se avrebbe sopportato di andare lì e di sentirsi dire che era un illuso, di sentirsi dire che non era mai stato parte di quel branco, nonostante avesse vissuto con loro, studiato un piano con loro, mentito a suo padre, alla polizia, ai medici e alle infermiere per loro.

Stiles sospirò e si stese sul letto, chiudendo gli occhi e cercando, almeno per un istante, di sgomberare la mente da tutti quei pensieri.

Forse sarebbe stato meglio dimenticare davvero, si disse. Dimenticare ogni cosa, ogni sentimento.
Dimenticare quegli occhi, quei baci.

Okay, il suo metodo per non pensare stava funzionando in modo penoso.

Suo padre era uscito quella mattina presto, raccomandandogli di mangiare e di non sforzarsi, come ogni giorno da quasi una settimana.

Una settimana.

Una fottuta settimana da quando era stato dimesso e non era venuto nessuno.

Lui non era venuto.

Ripensò ai giorni passati con il branco, alle notti stretto a Derek. Ogni volta che appoggiava la testa sul cuscino, la sera, ripensava a quelle braccia che lo stringevano. E aveva paura, Stiles. Aveva paura dei suoi sentimenti, che invece di affievolirsi non avevano fatto altro che rafforzarsi.

Decise di alzarsi, stanco dei suoi stessi pensieri, e si diresse svogliatamente in cucina. Suo padre gli aveva lasciato una pizza surgelata e aveva tutta l'intenzione di riempire il vuoto emotivo con il cibo.

Non che avesse molto altro da fare al momento.

Certo non moriva dalla voglia di tornare a scuola, ma anche stare da solo in casa lo deprimeva molto. Forse fin troppo. Del resto, era abituato ad essere solo.

Eppure, dopo aver trascorso quel tempo con il branco, sentiva un vuoto dentro che non aveva mai avvertito.
Probabilmente, perchè non si può sentire la mancanza di qualcosa che non si è mai avuto.

E ora che aveva provato la gioia di avere degli amici, di avere qualcuno che lo amasse e desiderasse proteggerlo, doverci rinunciare era semplicemente troppo doloroso.

Il timer del forno scattò e Stiles tirò fuori la teglia distrattamente, dimenticando di utilizzare la presina ed urlando di dolore appena si scottò.
Lasciò cadere la teglia e quella si schiantò a terra con un tonfo, che coprì in parte il tonfo della porta che veniva buttata giù con una spallata.

Stiles si voltò di scatto verso l'ingresso, sgranando gli occhi quando vide Derek, con gli occhi altrettanto sgranati e lo sguardo che vagava per il soggiorno alla ricerca di un possibile pericolo.

-Cosa è successo?! Ti sei fatto male?-gli chiese, avvicinandosi in maniera innaturalmente veloce e prendendogli il viso tra le mani.

Stiles lo guardò sbigottito, indeciso se iniziare a contarsi le dita per verificare di non star sognando.

-Adesso lo spieghi tu quel disastro a mio padre.-si limitò a dire alla fine, indicando la porta.

Derek si girò verso la porta di ingresso e aggrottò le sopracciglia.

E Dio, a Stiles erano mancate anche le sue sopracciglia parlanti.

Kidnapping ~ SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora