Non Sono Finita II (R)

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Guardò il piatto di pasta, poi l'ammasso informe di patate, il panino al vapore e infine la fetta di torta. Non aveva idea da dove iniziare, anzi, non aveva voglia di iniziare da nessuna parte. Detestava che la padrona le avesse lasciato quel vassoio in mano, ordinandole di finire quanto vi avesse messo sopra.

«Mangia», le disse Peter, dopo aver bevuto un sorso di té.

«Non hai altro da fare?», gli chiese.

«Al momento no»

Sbuffò e scosse la testa, afferrando le bacchette. Optò per la pasta, ma infine la mescolò, sentendo il suo stomaco ancora chiuso.

Peter prese il piatto con il panino e lo spinse verso di lei, indicandoglielo.

«Inizia con quello e passa alle patate dolci. Il resto puoi mangiarlo dopo aver aiutato Aiva»

Lo guardò, a lungo, ma poi decise di accettare il suo consiglio. Le era difficile ammettere che Peter avesse detto la cosa giusta, ma doveva mettere del cibo dentro lo stomaco.

Afferrò il panino e lo addentò, masticandolo e cercando di deglutirlo. Bevve poi un sorso d'acqua e tornò a fissare il cibo, preparandosi al prossimo morso.

«Dobbiamo fare un discorsetto noi due», le disse Peter.

Addentò ancora quel pane molle e per miracolo arrivò oltre la metà. Attese, nel mentre, masticando.

«Per quanto la priorità sia trovare il tuo Sogno, dobbiamo prima cercare di ridurre il tuo Parassita»

«No, non erano questi i patti», rispose, dopo aver deglutito.

«Non fraintendere. Non voglio abbandonare la ricerca, ti sto chiedendo di venirci incontro mentre ti aiutiamo.»

«E come posso fidarmi? Chi mi dice che, ridotto il Parassita, poi non potete manipolarmi a piacimento?», domandò, prima di ingurgitare l'ultimo pezzo del panino.

«Non credo tu abbia chiaro cos'è un Parassita»

«No e non accetterò alcuna tua spiegazione, a meno che non me la provi», concluse, dura, prendendo la prima patata dolce.

Peter non rispose. Si appoggiò allo schienale della panca e incrociò le braccia, guardandola.

Lei finì di masticare, ma il boccone scese a fatica, togliendole la voglia di proseguire.

«Magari se...»

«Le fai vedere la sua Anima? Oh, quella sarebbe un'ottima idea»

Si voltò: affianco al tavolo era apparso in tutta la sua grossa stazza l'Oracolo.

Tra tutti, lui era quello che voleva vedere di meno. Il suo potere la infastidiva, ancor di più se le si presentava con quel sorriso sornione sul volto, il sorriso di chi era pronto a ingannare chiunque pur di giungere ai suoi obiettivi.

«È una pessima idea, Miro», gli rispose Peter, mentre l'Oracolo cercava di farsi spazio al suo fianco.

«È perché? Tanto è apatica, sarà un miracolo se avrà una reazione», commentò, per poi indicare la fetta di torta, «Posso?»

Prese il piattino e lo allontanò, incitandolo a levarsi dai piedi con lo sguardo.

L'Oracolo alzò le mani e rise, scuotendo la testa.

Lei sbatté le mani sul tavolo e si allontanò, decisa a uscire da quella stanza.

«Aspetta»

Non seppe come trovò la volontà di ascoltare Peter, ma alla fine si fermò e si voltò, incrociando le braccia.

Cacciatori di Sogni - VUOTO (I) (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora