Intrappolati nei Nostri Pensieri Pt.3

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Questo credo sia un buco nell'acqua ancora più grande degli altri. Pensò, per non esternare la sua opinione.

Davanti a loro c'erano i resti di una grossa abitazione, con il tetto quasi completamente sfondato ed evidenti segni di bruciatura. Dietro ad essa sorgeva una piccola collinetta con dei rigogliosi alberi sempreverdi. Data la grandezza totale dell'atollo, oltre alla cima che riusciva a scorgere c'era uno strapiombo, un pericolo per i poco cauti che non conoscessero bene la conformazione di Thermos.

« Che diamine! » esclamò Ferven, perdendo la sua compostezza.

Era stato anche fin troppo docile e paziente: avevano girato per ben tre atolli senza alcun risultato, in uno persino ricevendo delle occhiate fredde e taglienti dagli abitanti dello stesso.

Ora erano giunti lì, presso quello che sembrava essere un residuo della guerra e lei iniziava a sentirsi stanca. Non perché l'uomo non avesse la più pallida idea di dove dovessero andare, ma a causa dei continui spostamenti in motoretta. Nonostante stesse seduta, sentiva che le energie pian piano tendevano a cedere, facendole sognare sempre più un comodo letto.

« Nemmeno il segno di una farfalla, dico una! » urlò Freven alzando i suoi binocoli.

Si strinse una mano sul braccio, cercando di scaricare la tensione. Non voleva che incolpasse loro per la pessima situazione, non era colpa loro. Non avrebbe saputo nemmeno difendersi, le parole le sarebbero morte in gola non appena avrebbe iniziato ad accusarla, mantenendo negli occhi quel velato disprezzo per il suo sangue misto.

Lanciò uno sguardo a Trivecta e notò che la giovane era rimasta impassibile, come ogni volta. Dopo il commento sulla motoretta, quando erano state dirette verso la prima meta, non aveva aggiunto altro. Forse non aveva davvero nulla da dire e quel unico pensiero racchiudeva tutte le sue opinioni riguardo la missione. Ora, però, sperava che si sbloccasse se Ferven avesse perso davvero le staffe.

« Se non avessero lasciato morire questo posto ce ne sarebbero state. Anzi, magari persino la mia è sparita! »

Tecnicamente era probabile, ma non osò dirglielo in faccia. Un Sogno di norma restava in un luogo tanto a lungo quanto i sentimenti che l'avevano creato fossero stati forti. Potevano avere fortuna e credere che la relazione di Ferven fosse profonda, ma non bisognava escludere che lui avesse potuto avere dei ricordi distorti che avevano idealizzato quella storia. Ed in quel caso sarebbe caduta totalmente nel panico: come spiegare ad un personaggio simile che si trovasse nel torto?

« Di norma gli Incantatori credono che se un posto è contaminato da energie negative allora lo abbandonano e vi fanno ritorno solo quando sono sparite... forse per quello non hanno ricostruito l'edificio. » spiegò quasi in un sussurro.

Non seppe perché avesse pronunciato quelle parole. Forse un remoto istinto gliele aveva fatte uscire di bocca, spingendola ad usarle come tattica per sviare il discorso. Qualsiasi cosa fosse stata, però, la maledì quando vide gli occhi furiosi di Ferven incrociare i suoi.

« Non m'importa niente delle vostre stupide credenze! Ho chiesto un aiuto e non basteranno delle stupide spiegazioni etnologiche a risolverlo! Se io non vedo quella farfalla voi non vedete un centesimo! »

Si rannicchiò su sé stessa e mormorò delle esili scuse, pentendosi ancora di più delle sue parole inopportune. Doveva tenere a freno la lingua, lo sapeva ma non imparava mai. Perché cercava sempre di risollevare il morale ad una persona se poi peggiorava solamente la situazione? Quando mai avrebbe capito la lezione?

« Piuttosto che insultarci, lei dovrebbe ringraziare che noi siamo qua. » esordì Trivecta, congelando l'atmosfera in un istante.

Ferven non osò ribatterle, come in precedenza. Il suo aspetto e la sua totale apatia dovevano avergli creato un profondo turbamento, uno scoglio che non riusciva a superare non capendo da che parte arrampicarsi.

Cacciatori di Sogni - VUOTO (I) (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora