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per perorare una causa (finisci nel dimenticatoio)    


Tu che mi custodisci: svegliati, per favore.

Io, surgelata mesi fa nel tuo sogno, sono ancora ferma qui — persa tra cervella incancrenite e ossa svigorite. Addormentata da traumi e silenzi, cerco verità ed emotività; ecco perché insisto: svegliati, per favore.



Sedotta — anche, se vuoi, stordita — dalle distrazioni e dalle frivolezze della modernità progressista, [dopo aver subito lavaggi del cervello e lavande gastriche (fatte a me che sono solamente carne e sensi)], ti dico che non riesco a fermare le danze catatoniche mosse dalla società (non posso proprio).



Crisi di monotonia, fiacchezza d'apatia: ho mani che cucinano per me — imposizione e controllo. Noncuranza che affligge (mondo distorto!), accettazione passiva che esaspera; perché non ti svegli?


 Qui si vive attraverso lenti, anche se ti garantisco che non sono tutti fortemente miopi come lo sono io: ti anestetizzano così che l'euforia non precipiti e si faccia in modo che non ti accorga di niente. Ma proprio di niente.


Tutti in trance, tu che non dai cenni di riscontro... [roba da pazzi, sono riusciti a fottere addirittura te, mio cervello!]


E, se è vero che è finita senza manco essere iniziata, allora non farmi continuare questo sermone su questa reale distopia. Ridammi lo spirito, per favore.

Svegliati e basta.










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nota: [conversazione tra anima e corpo: corpo parla, anima non sente resta in coma].












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