Emma
Mi risveglio tutta dolorante. Mezza acciaccata e sconvolta dopo essermi trovata in una stanza e non in mezzo al parco. Guardo intorno a me e continuo a non capire nulla: non è casa mia, sentirei le urla di Serena. Decido di alzarmi e vedendo che le coperte erano ben rimboccate capisco di non esserci arrivata da sola, in uno stato di sonnambulismo, ma qualcuno mi ci ha portato. Vado fuori e arrivo in una cucina, mi giro e sul divano mi ritrovo Marcello e salto dalla paura:" Ma che cazzo Marcè!" E salta pure lui, e ridiamo assieme.
"Buongiorno anche a te Emma!"
"Buongiorno un corno. Ora mi devi spiegare, che ci faccio qui, chi mi ha portato e soprattutto perché non sono al parco, dove mi sono addormentata ieri sera!!!!" Non rispondo di me stessa, già ho i miei motivi per stare nervosa, ci mancava solo questo e tra l'altro non so dove sia la lettera che avevo scritto.
"Emma...beh ecco..."si gratta la testa.
Sta pensando troppo e comprendo tutto:"non abiti qui da solo, vero?"
Nega, non riesce nemmeno a mentire.
"Non so come abbia fatto, ma mi ha portato lui qui stanotte, vero?"
Mi guarda come un cane bastonato:"non glielo dire ti prego."
Sono contenta. Non perché Marcello mi abbia confermato ciò che ho detto, ma perché sono felice del fatto che lui non mi odi, almeno non del tutto. Se mi avesse odiato, non mi avrebbe portato fino a casa sua, nel bel mezzo della notte. In piena autonomia, apro il frigo, che è il più vuoto al mondo e prendo una tazza di latte fresco.
Continuo a parlare con Marcello del più e del meno, e mi stupisco di come faccia a non toccare l'argomento Serena, e di questo ne sono contenta. Dopo essermi vestita, sto per uscire e fermo Marcello:"Marci, lui dov'è ora?"
"Non ho idea Emma, da ieri pomeriggio sta più fuori casa che dentro. L'ho rivisto solo stanotte quando ti ha portata qui."
Lo ringrazio e vado via, con la speranza di rincontrare il prima possibile Stefano, che sicuro ha letto la lettera da un bel po.
Stefano
Sono quasi arrivato a destinazione, dato che sono praticamente partito alle 6 e ho dormito solo 2 ore, ma questi sono dettagli. Ho letto la lettera da poco ed era indirizzata a me. Ho azzeccato insomma. Non mi ha fatto piangere, né mi ha cambiato. Anzi forse sono più incazzato di prima. Posso essere cretino, ma non mi sembra mi abbia spiegato come sono andate davvero le cose. E poi, mi ha incontrato mesi fa, eppure è rimasta in silenzio, diventando addirittura mia amica. È per questo che sono arrabbiata, ma sono abbastanza cosciente da capire che la piccola non c'entra nulla. Ormai sono arrivato ad Aradeo e non posso tirarmi indietro: devo capire e la risposta la posso trovare solo nel padre di Emma. Non so se quella lettera, che ho ripescato un po di giorni fa, scritta da lui c'entra con tutto questo, ma tra poco avrò la risposta. Busso e dopo poco davanti a me mi ritrovo il signor Rosario. È una persona gentile ed Emma ha preso tanto da lui. Non porta più rancore per ciò che ho fatto alla figlia, ma non parliamo da un bel po e non so come può reagire.
"Stefano? Che ci fai qui?"appena lo guardo, istintivamente scoppio in lacrime e lo abbraccio, frignando:"non è giusto!"
Non ho mai pianto così tanto come in queste 24 ore. Sono diventato sensibile improvvisamente e Rosario, come se fosse mio padre, mi fa sedere in casa e mi consola fino a quando non mi tranquillizzo. È sempre stato un secondo padre, quando litigavo con Emma, è stato sempre lui a riunirci in un modo o nell'altro. E ora credo abbia capito subito il motivo del mio arrivo e del mio pianto.
"Stefano io...non so che dire..."mi sembra ovvio anche lui sia senza parole.
"Lei non deve spiegarmi nulla. Ma mi dica la verità. In quella lettera che mi scrisse quattro anni fa, stava parlando della gravidanza di Emma, vero?"
"Si Stefano, ma ho scritto tutto di nascosto da Emma, non dovevo dirtelo io, doveva essere lei a farlo. Non ha voluto sentire ragione di venire da te, nonostante tutti insistessimo a farlo. Ma sai com'è, pian piano il tempo è passato, forse anche troppo velocemente. E io ho sperato solo in te e nel tuo arrivo durante quei 9 mesi, perché sapevo saresti stato l'unico capace di farle tornare un sorriso. Ma poi non sei arrivato e lei si è sempre più convinta di non dirti nulla.
Perdonala. Io, in quanto padre, ti posso chiedere solo questo."
"E a che fine? Lei mica mi ha detto a che scopo mi ha nascosto tutto questo? Sa, é questo ciò che mi fa rabbia: lei non ha nemmeno il coraggio di giustificarsi, di essere sincera. La verità non me l'ha detta lei. L'ho sentita mentre diceva a Francesca che ero il padre di Serena. Io vorrei solo questo, che mi dicesse davvero perché l'ha fatto. Per quanto riguarda la lettera io le giuro, che mi ero preoccupato a tal punto, da essere pronto a venire qui. Ma mentre ero all'aeroporto, Belen mi chiamò dicendomi di essere incinta di Santiago."
"Sai Stefano, io credo che non ci sia bisogno di Emma per capire il perché, penso che tu lo possa capire benissimo da solo. Emma deve dimostrarti altro; ma sei un ragazzo intelligente e queste cose le puoi comprendere da te. "
Lo guardo un po frastornato, forse anche per la stanchezza, ma più tranquillo, sapevo che le sue parole mi avrebbero rincuorato.
Dopo un po arriva a casa anche la signora Maria, che dopo aver inteso tutto, mi fa pranzare.
"Ora vieni con noi Stefano ti facciamo vedere una cosa."
Il signor Rosario fa segno a sua moglie e mi invitano ad andare in quella, che a quanto sembra e a quanto ricordo era la stanza di Emma. Me la fa aprire e mai avrei immaginato di trovarmi davanti ciò che vedo ora.
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