Camp Jaha

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«Non lo ringrazierai nemmeno, sbaglio?» il dottor Jackson si rivolse alla sua paziente, mentre le medicava la lesione sulla coscia. Lei imprecò, non appena lui le disinfettò completamente la ferita.       

«Fai male, Eric.» ringhiò, senza dar peso alla domanda che le aveva appena posto.

«Rispondi alla domanda Alex.» ripeté lui, senza sospendere la cura che le stava applicando.

Alexis rivolse uno sguardo di ghiaccio al medico, infastidita, ma decise comunque di soddisfare la sua curiosità. «Non gli ho chiesto io di farlo.» nel mentre che parlava i suoi muscoli erano tesi, poiché tentava di trattenere il dolore provocatole dalla ferita.

Eric sospirò, andando a cercare delle fasciature adatte alla lesione della ragazza. Non continuò quell'argomento, sapendo quanto fosse delicato da affrontare per lei. Se avesse insistito, avrebbe solo aggravato la situazione e avrebbe ottenuto una forte discussione tra di loro. La conosceva molto bene, e ci teneva a lei. Era sempre più preoccupato per la sua salute, mentale e non, ma non poteva fare altro se non aspettare che fosse lei a chiedergli un aiuto. Aveva provato in passato a darle una mano, e ne aveva pagato le conseguenze.

Fece quindi leggermente alzare la gamba ad Alexis, così da potergli permettere di fasciarla al meglio. «Ma come diavolo hai fatto a farti una ferita del genere?» nel mentre stringeva più che poteva le bende, così da non farle cadere.

«Mi hanno scagliato un coltello contro. Fortunatamente poi sono riuscita ad allontanarmi dalla navicella, altrimenti non sarei nemmeno qui a parlarti.» confessò, controllandosi la fasciatura.

«Devo ammetterlo, hai una forza sovrumana in certi casi. Non molti sarebbero stati in grado di correre per così tanto, dopo una ferita del genere e oltretutto sulla gamba.» dal suo tono era facile intuire il suo stupore, ma anche il suo orgoglio nei confronti di Alexis.

«Nah. Non sono così forte come credi.» con un piccolo salto, balzò giù dal lettino. Ma, ovviamente, non appena toccò terra una fitta le attraversò tutta la gamba e subito Eric la soccorse, aiutandola a reggersi in piedi.

«Devi riposare, Alex! Non sei ancora guarita del tut..» ma Eric non riuscì a terminare la frase, che lei si era già liberata dalla sua presa e se n'era andata.

«Sto alla grande!» gridò, ma il suo zoppicare affermava il contrario. Il medico rimase a guardarla allontanarsi, sapendo che ogni suo tentativo di fermarla sarebbe stato vano.

Era una testa dura, quella ragazza. Esattamente come lo era la madre. Quando si metteva in testa qualcosa era quello, e niente le avrebbe fatto cambiare idea. Non ne valeva la pena tentare di fermarla per poi finire con l'urlarsi contro e litigare. Bastava solo lasciarla stare, controllandola da lontano, per il momento.

***

«Alex!» Sinclair accorse subito dalla ragazza, vedendo la sua notevole difficoltà nel camminare, ma anche solo per rivolgerle un saluto affettuoso dopo tanto tempo che non la vedeva. «Tutto bene?» chiese poi.

«Benissimo!» urlò, senza degnarlo del minimo sguardo. Sinclair ammiccò ad una risata, ripensando alla bambina che tanti anni fa si vantava con lui dei libri che la madre le donava, ogni volta sempre più estasiata e contenta.

È tanto cambiata fuori, ma dentro è rimasta la stessa.

Alexis andò a sedersi in riva al lago che v'era lì vicino al loro accampamento, ovvero il campo Jaha. Chiamato così in onore del cancelliere Jaha che aveva dato la vita per mandarli sulla Terra.

Survivors || The 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora