Direi che se il buongiorno si vede dal mattino oggi sono proprio spacciata.
Sto correndo come una matta verso scuola. I piedi si muovono veloci sull'asfalto, i capelli mossi dal vento stanno andando in tutte le direzioni e lo zaino mi rimbalza addosso ad ogni passo. Non sento più il cuore battere e mi sembra di non respirare, ma non posso fermarmi. Entro a scuola a tutta velocità e corro per i corridoi fino al ripostiglio. Quando mi fermo sento il cuore uscirmi dal petto e le gambe cedergli,ma devo resistere.
Mi guardo intorno cercando Ella,ma non c'è nessuno. Che strano.
Mi ha scritto in preda alla disperazione implorandomi di vederla il prima possibile davanti al ripostiglio perché aveva bisogno di me.
Se le fosse successo qualcosa? Se fossi in ritardo? Se non potessi più aiutarla? Se... non riesco a finire il pensiero che una mano mi tappa la bocca e vengo spinta verso lo sgabuzzino. Cerco di liberarmi ma la presa dell'aggressore è troppo forte.
Afferra la maniglia e apre la porta buttandomi dentro come una spinta decisa. Non faccio in tempo ad urlare che la porta si richiude. Mi alzo e provo a spingere la maniglia,tirandola su e giù,ma niente, sono chiusa dentro.
Sento il cuore accelerare e il respiro diventare sempre più pesante mentre la verità mi investe. Sono chiusa dentro uno sgabuzzino nell'angolo più remoto della scuola. Sono sola e al buio. E non ho la minima idea di chi possa essere la mente di questo piano.
Invasa dall'agitazione comincio a battere i pugni chiusi sulla porta. Batto, batto e batto fregandomene del dolore, voglio solo uscire da qui. Lentamente mi fermo e lascio scivolare le mani lungo il corpo. Non mi sente nessuno. Non c'è nessuno. Nessuno mi salverà.
Mi siedo per terra con il telefono in mano ad aspettare.
Se uscirò da qui andrò dritta dalla preside a dirle che uno ha il diritto di poter telefonare anche dallo sgabuzzino.
Dopo 40 minuti passati a fissare il buio sento un rumore. Un rumore da dentro lo sgabuzzino. Un rumore vicino a me.
Mi alzo lentamente e illumino la stanza con il telefono. Il cuore è fermo nel petto. I miei occhi scorrono veloci sul pavimento fin quando noto un topo gigante. Un topo gigante vicino a me. Sento che sto per vomitare.
Urlo così forte che sento le corde vocali bruciare e ricomincio a picchiare la porta.
Urlo e batto fin quando la porta non si spalanca e io cado tra le braccia di un ragazzo. Non mi interessa se mi prenderà per matta o se sembro patetica. Sono solo tanto felice di essere libera. Sento le lacrime uscire dagli occhi e correre lungo le guance mentre mi stringo al corpo muscoloso dello sconosciuto. Ho bisogno di un abbraccio.
La cosa che mi sorprende e che lui non fa domande,si limita a stringermi a lui.
Dopo alcuni minuti riesco a staccarmi e lo guardo in faccia.
Capelli e occhi marroni con un sorriso timido. Luke.
Fa dei corsi con me,ma non ci siamo mai parlati. "Perché eri chiusa lì?" chiede con cautela.
Ha tutto il diritto di voler sapere,ma non riesco a parlare.Apro la bocca ma non esce niente.
" Facciamo così"esclama vedendomi in difficoltà " adesso andiamo in classe e poi ti offro un caffè così mi racconti,ok?" chiede sempre sorridendo. L'unica cosa che vorrei è tornare a casa e buttarmi tra le coperte del mio letto, ma mi sforzo di sorridere mentre accetto. Glielo devo.
"Andiamo" mi esorta dirigendosi verso la classe.
Siamo entrambi parecchio in ritardo ma entriamo comunque.
"Alla buon'ora" dice il prof guardandoci male.
"Questo sì che è un buon modo di cominciare l'anno "
Certo che potrebbe almeno stare zitto. Non sa il motivo per cui sono in ritardo, non sa niente. Eppure parla. Parla su supposizioni tutte sue. Faccio vagare il mio sguardo sulla classe finché non incontrò il sorrisetto del ragazzo misterioso tranquillamente seduto al mio posto.
Quando i nostri occhi si incontrano lui sorride ancora di più e agita delle chiavi. Capisco al volo.
È stato lui.
Mi ha chiusa lì per avere il banco.
Stringo le mani a pugno mentre sento la rabbia ribollire dentro di me.
Come diavolo gli è saltato in mente di chiudermi lì dentro per uno stupido banco?
Questa è la guerra di cui parlava ieri.
Mi giro e vado verso il banco in prima fila senza prestare attenzione a nessuno.
Devo escogitare un piano, voglio rispondere al fuoco.
Se pensa che io possa rendermi si sbaglia di grosso.
Tutto questo non fa che aumentare la mia voglia di vincere.
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Il mio sorriso sei tu
RomanceUn nuovo anno,nuove emozioni. Nat pensa che sia un anno come gli altri fatto da scuola e pomeriggi con Ella,la sua migliore amica,ma non sa che tutto sta per cambiare. Nella solita scuola,tra la massa dei soliti studenti incontra due occhi nuovi che...