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Il suono acuto della sveglia si fa spazio nel mio sogno riportandomi alla realtà.
Mi giro dall'alto lato sperando che smetta di suonare,ma il la sirena che avevo impostato continua a risuonare nella stanza.
Sbuffo e mi tiro su passandomi le mani sugli occhi.
Buongiorno.
Lancio un'occhiata alla finestra e poi sul mio armadio.
Solo dopo qualche secondo mi rendo davvero conto di quel che ho visto e riporto l'attenzione sulla finestra.
Fuori sembra esserci l'inferno.
Un fitto grumo di nuvole grigie colma il cielo oscurando il sole.
Un vento intenso si abbatte su case,alberi e macchine portando con se le goccioline giunte dalle nubi.
Mi alzo combattendo la voglia di rintanarmi sotto le coperte e aspettare che a Miami torni il sole.
Non succede spesso che ci sia un tempo del genere,ma quando capita è tremendo.
Mi metto rapidamente la felpa più pesante del mio armadio e dei jeans neri.
Raccolgo i lunghi capelli in una coda alta per evitare che si spettinino per il vento, affero un giubbotto e corro di sotto.
Se mia mamma esce mi tocca correre sotto la pioggia e non è proprio il mio tipo di inizio giornata ideale.
Infilo gli stivaletti neri con un piccolo tacco nel momento in cui la porta di casa sbatte.
Afferro lo zaino e corro fuori.
Appena metto piede sul vialetto il vento mi colpisce facendomi cadere addosso le goccioline che si porta dietro.
Mentre corro verso la macchina sento i capelli seguire il movimento del vento e i miei piedi insinuarsi in varie pozzanghere.
Appena apro la portiera e mi lascio scivolare sul sedile rilascio un sospiro di sollievo.
Come sempre il viaggio passa nel completo silenzio rotto solo dai nostri respiri.
La macchina si ferma davanti all'entrata dove vari studenti corrono per non bagnarsi.
Chiudo gli occhi e scendo buttandomi nella folla.
Corro tra gli studenti e per un momento mi sento serena.
Correre sotto la pioggia con tutti questi studenti che urlano e ridono mi fa sorride.
Quando arrivo in classe mi accorgo di non essermi bagnata più di tanto.
La campanella suona appena appoggio lo zaino sul banco e il prof entra seguito da Ella e Cameron.
Il prof è così asciutto che quasi stona nella classe visto che siamo tutti maditi d'acqua.
Ella mi passa davanti alzando una mano insegno di saluto che io non ricambio troppo presa da Cam che si avvicina con la solita camminata sicura.
I suoi capelli fradici sono incollati alla fronte e la maglia a maniche corte aderisce al suo corpo.
Mentre mi passa accanto mi fa l'occhiolino portandosi i capelli indietro.
A me sfugge un sorriso che provo a nascondere portando una mano sulle labbra,ma lui sembra averlo notato perché ricambia con uno dei sorrisi più veri che gli abbia mai visto fare.
Quando sparisce dalla mia visuale per sedersi dietro di me sono tentata di girarmi e per tutta l'ora ho questa voglia che mi distrae dalle parole del prof.
Quando la campanella dichiara la fine della lezione Cam mi si para davanti, ancora prima che io possa decidere se girarmi o meno.
"Hem hey" sussurro alzandomi.
Non so cosa aspettarmi da lui e voglio essere pronta nel caso voglia attaccarmi.
"Domani c'è una festa" butta lì evitando il mio sguardo.
C'è una festa....e quindi?
Ci sono molte feste durante la settimana.
Vedendo che non rispondo fa un respiro profondo.
"Ti andrebbe di venire?" Chiede.
Andare alla festa con lui?Vuole che vada con lui?
Apro bocca nonostante non sappia bene come rifiutare quando lui ricomincia a parlare.
"Ci saranno anche Luke e Ella" lascia vagare lo sguardo nella stanza prima di tornare su di me "potremmo andarci tutti insieme" dice sottolineando la parola tutti.
Da una parte mi sento sollevata a non dover uscire con lui,ma dall'altra mi dispiace perché magari,in fondo,mi sarei divertita.
"Certo,perché no" mi esce prima che ci possa riflettere bene.
"Perfetto" sussurra,ma io lo sento e alzo un sopracciglia trattenendo il sorriso che vorrebbe nascere sul mio volto.
"No,cioè ...intendevo che no..." prova a giustificarsi facendomi ridere.
"Ti apetto in macchina" dichiara sbuffando e io torno seria.
In macchina?
"Ti porto io,muoviti" ordina provando a fare il serio,ma io vedo il suo sorriso prima che riesca a girarsi.
Beccato.
Cammino velocemente fino al mio armadietto perché so che se ci metto troppo mi lascia a piedi.
Appena lo apro vengo investita da una secchiata di vernice che corre dai miei capelli fino a terra.
Gli studenti si radunano attorno a me,attorno allo "spettacolo" mentre io ancora non capisco come possa essere successo.
La risposta mi viene data appena Greace si fa largo tra la folla per raggiungermi.
Dio quanto vorrei tirarle il secchio in testa.
"Oh,sai vero che la vernice non fa bene alla pelle?" Domanda con un ghigno che aumenta la mia rabbia.
Spingo l'anta dell'armadietto che si chiude in un tonfo e mi avvicino a lei con passo deciso.
Per un attimo il luccichio nei suoi occhi lascio spazio alla paura,ma appunto è solo un attimo...o forse la mia immaginazione.
Appena sono a un passo da lei sposto il braccio indietro e lo lascio andare colpendola in pieno volto.
La mia mano sulla sua guancia provoca uno schiocco forte che riempie il silenzio.
Per un attimo il rimpianto mi colpisce facendomi vergognare del gesto.
Riporto la mano lungo il fianco sorpresa da me stessa.
Di solito riesco a gestire la rabbia,ma c'è un limite a tutto.
La folla impazzisce in urla e fischi oscurando le nostre voci.
"Come ti sei premessa?" Sibila Greace con gli occhi infuocati.
"Come ti sei permessa tu!Tu ci hai rovinato e continui a rovinarci!" Le rispondo alzando la voce.
Mantieni la calma.
"Lasciati il passato alle spalle" sussurro prima di correre via tra la folla.
Attraverso il parcheggio lasciandomi alle spalle impronte di vernice.
Ancora non ci credo,non ci credo.
In lontananza vedo Cam appoggiato alla sua auto rossa che mi guarda perplesso e io mi ritrovo a correre più velocemente verso di lui.
Voglio solo andare via.
"Cosa..." prova a dire ma lo blocco subito buttandomi tra le sue braccia.
Inizialmente si irrigidisce,come se non fosse abituato a certe dimostrazioni d'affetto, ma poi sento le sue spalle rilassarsi.
"Portami via" gli sussurro quando sento le sue mani cingermi in vita.
"Certo" sussurra a sua volta,ma senza muoversi.
E così restiamo abbracciarti in mezzo al parcheggio entrambi sporchi di vernice.
Ma mi sento bene.
Mi sento proprio bene.
Quasi felice....o forse troppo felice.

Il mio sorriso sei tu Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora