II

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Quando Chris era rientrato a casa, e aveva visto le sue valigie, sulla porta dell'appartamento che divideva con Etienne, aveva sentito un brivido freddo, lungo la schiena. Non che non capitassero i litigi tra di loro, Etienne era geloso anche dell'aria che il pattinatore respirava. Non parliamo poi di come aveva reagito, essendo suo manager, alla notizia che a Parigi ci sarebbe stato Viktor. Aveva iniziato ad inveire in francese, italiano e inglese, cosa rara per il pacato Etienne che non usava le parolacce, nemmeno quando sbatteva di notte, il mignolo contro il comodino. Eppure se si nominava Viktor, il suo uomo si trasformava in un drago sputa fuoco, pronto a distruggere il mondo. E Chris lo adorava, saperlo geloso era la dichiarazione più bella che gli potesse fare, ma quando la gelosia era legata a Viktor, temeva per il rapporto. Non avevano mai parlato del passato di entrambi, ma, anche se mai dichiarata, si sapeva benissimo che tra i due in passato ci fossero stati fuoco e fiamme, soprattutto a letto. In rete giravano foto, di Chris che entrava nella camera di Viktor e ne usciva la mattina, lavato e pulito ma con i vestiti stropicciati. O di Viktor, che sgattaiolava fuori ad orari improbabili con il solo accappatoio, per entrare in camera sua. Non che avessero mai fatto in modo che nessuno li vedesse, erano entrambi single a Chris, a differenza del russo, era innamorato, quindi sperava sempre che, vedendo le foto sui giornali scandalistici, Viktor facesse una dichiarazione, invece si limita a sorridere.
Del resto Chris ancora conservava la rosa che gli aveva lanciato Viktor, anche se, per evitare di offendere Etienne, e per la pace della coppia era stata relegata dentro l'anta della biblioteca. Ma il solo sapere che era li, scatenava nel manager, una insensata gelosia. Quante volte aveva pensato di farla cedere, di dare la colpa al gatto, di sperare in una autocombustione, avrebbe sacrificato volentieri parte della sua antica collezione di libri, se ciò avesse permesso di vedere quella rosa sparire, per sempre, dalle loro vite. Quante volte aveva dubitato che Christophe, fosse ancora, irrimediabilmente innamorato del russo. Poi le cose tra di loro erano andate sempre meglio, era stato presentato ufficialmente in famiglia, non che non lo conoscessero, era sempre al fianco di Chris nei galà, e la gelosia di Etienne, si era assopita, non così però per l'odio nei confronti del russo. Lo odiava quando lo vedeva troppo vicino a Chris, o quando lo sentiva parlottare troppo confidenzialmente con il suo compagno. Odiava quando Chris, ricordando il passato, rideva di gusto, arrossendo appena. Lui odiava Viktor Nikiforov, non gli aveva ancora tirato un pugno perché amava Chris e perché era certo che con il suo stipendio non si sarebbe potuto permettere la parcella di un avvocato per difendersi dalla denuncia di aggressione.


Ma Dio, due o tre anni di carcere sarebbero stati nulla, in confronto alla gioia di vedere quel faccino, imbrattato di sangue. Ma aveva sempre resistito alla tentazione, e Chris, non gli aveva mai dato adito di dubitare di lui, anzi. Era dolce e coccoloso, sia in casa che a letto, sempre premuroso di svegliarlo con un bacio e una tazza di caffè, con un goccio di panna, come piaceva a lui. Ma la gelosia è una brutta bestia, sta zitta, in silenzio, nell'angolo più nascosto della tua testa, si crea un suo posto e compare all'improvviso, accecandoti. Come quando aveva scoperto che a Parigi, Chris e Viktor avevano usato lo stesso open bar nella suite, i due idioti non si erano nemmeno nascosti, dando i lori nomi completi, come se fosse la cosa più normale e lui, lui era andato su tutte le furie. Aveva preso i vestiti del compagno, le sue cose, le aveva gettate nella valigia, senza premurarsi se si potessero rompere o meno e aveva chiuso la porta, pregando un fabbro di cambiare la serratura quanto prima. E non aveva voluto sentire alcuna spiegazione, nemmeno quando il compagno, anzi ex compagno, aveva quasi divelto la porta a calci. Urlando e chiedendo la possibilità di parlare, quando lui, gli aveva fatto passare sotto la porta la ricevuta dell'albergo. Lo aveva sentito trattenere il fiato, stupito o colpevole non lo capì, e nemmeno lo volle capire. Chris aveva continuato ad urlare che non fosse come sembrava, che lui lo amava e che non lo avrebbe mai tradito, che era tutto una incomprensione, che poteva spiegare, ma Etienne era rimasto in silenzio e quando quel silenzio, rotto dalle urla dello svizzero, era divenuto troppo rumoroso, aveva semplicemente alzato la musica al limite, incurante dei vicini, e si era lasciato andare ad un pianto a dirotto, di quelli che ti tolgono il fato, mentre distrattamente accarezzava il gatto bianco. Poi vinto dalla rabbia, aveva preso il telefonino e chiamato Yuuri, che non rispondeva la telefono, lo fece suonare diverse volte, senza mai ottenere risposta.

Fu solo quando, alcuni minuti dopo, suonò il telefono segnalando l'arrivo di un messaggio che il suo mondo crollò definitivamente. SI! c'era scritto solo quello, nessun saluto, nessuna spiegazione, ma Etienne sapeva, sapeva che cosa intendeva Yuuri con quelle due semplici lettere. In quelle due lettere c'era racchiuso lo stesso urlo di dolore che stava percorrendo ora il suo corpo, quel dolore sordo della sconfitta. Quando il mal di testa, divenne troppo da sopportare, si alzò per spegnere la musica, accogliendo il silenzio. Chris se ne era andato. Avrebbe preferito che si fosse accampato fuori, ma non l'aveva fatto. Ci aveva sperato, dentro di se, aveva sperato che Chris volesse chiarire, conoscendo i suoi scatti , ma non lo aveva fatto.

Tornò sul divano e si accese una sigaretta, aveva smesso di fumare, perché dava fastidio a Chris,ma in quel momento quella piccola boccata di fumo, gli bruciò la gola, sentì il calore tra le dita e, alzandosi, si diresse in camera, prese la valigia, ci gettò dentro un paio di vestiti, prese il gatto e si diresse a casa dei suoi.

Quella casa, la sua bellissima casa, era troppo stretta, anche per lui. 

Yuri On Ice : In quei GiorniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora