XIV

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-Non sei solo mio piccolo Katsudon- gli disse Viktor abbracciandolo. -Non sarai mai più solo-. 

-Viktor- disse solo il giapponese per poi piangere sulla spalla del compagno, tutte quelle lacrime che aveva trattenuto. 

-Sono qui,Yuuri- ripetè il russo, dolcemente. 

-Non è vero, non è vero- pianse ancora il giapponese, -Sei un sogno e mio mi sveglio sempre solo, nel letto freddo-. 

-Yuuri sono veramente qui- disse il russo allontanandosi appena. 

-Mi dispiace Viktor, ti ho detto cose orribili, e ora mi puniscono così'- ripetè Yuuri, senza smettere di piangere. 

-Come ti puniscono?-chiese il russo. 

-Mi fanno comparire te in sogno, e poi scompare tutto, e io mi sveglio solo, e non riesco a respirare-. 

-Yuuri, guardami io sono veramente qui!- disse dolcemente . 

-Non posso guardarti, non posso e se sparisci di nuovo?-. -Ha ragione Yurio- disse il giapponese chiamando l'amico con il suo soprannome. 

-Cosa ha detto Yuri?- chiese stupito il russo. 

-Ha detto che solo se ti perdono posso andare avanti-. 

-E tu cosa pensi?-. 

-IO ho puara Viktor, ho tanta paura-. 

-Di cosa?-. 

-Non posso dirtelo...- rispose l'altro tirando su con il naso. 

-Siamo in un sogno, No? Credo che tu possa dirmi tutti senza paura-. 

-Si, questo è vero- rispose Yuuri poco dopo. 

-Allora?- chiese Viktor dolcemente. 

-Ho paura che non mi abbia mai amato, che sono sempre stato un gioco, un rimpiazzo alla tua carriera- rispose poco dopo, sussurrando. 

-E' questo che pensi? Che non ti amo?- chiese Viktor. 

-Non iie mai venuto da quando sono in ospedale. Questo non significa che non ti interessa di me?-. 

-Mi hai mandato via Yuuri, in ospedale quando ti sei risvegliato- rispose l'altro con la voce carica di dolore. 

-Io, io... non me lo ricordo- disse l'altro. 

-Yuuri, non vivere nel passato, pensa a quello che ti ha detto Yurio- rispose dolcemente Viktor. 

-La verità è che ti amo, e che volevo solo che tu vivessi come meriti, e non perché sei considerato il mio giocattolo, quando ho sentito le cattiverie su di te, non mi sono arrabbiato, mi sono arrabbiato perché è quello che pensa la gente che mi da fastidio. Io ti amo, Yuuri, non ho mai smesso, sei tutta la mia vita, e se devo dimostrartelo, sono pronto a ritirarmi per sempre e saprire, vivrò nell'ombra, non sarò più il tuo coach, farò di tutto per evitare la pubblicità, un anno o due al massimo e nessuno si ricorderà di me, ma io ho bisogno di te, Yuuri- la voce del russo appena udibile. 

-Mi dispiace, mi dispiace- continuava a ripetere come un mantra, mentre con le mani stringeva con forza la maglia del russo. -Mi dispiace Viktor, mi dispiace- disse sempre più debolmente, fino a rimanere in silenzio, tanto che il russo pensò che il ragazzo si fosse addormentato. Quando fece per muoversi, data anche la posizione scomoda e i muscoli in procinto di urlare dal dolore, sentì Yuuri sussultare e la presa farsi, se possibile, ancora più forte. 

Yuri On Ice : In quei GiorniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora